Le cose brutte accadono. Anche alle brave persone. Mia madre era una brava persona, ed è morta. Mio padre una volta, forse, avrebbe potuto considerarsi una brava persona, e la sua vita è stata tutt'altro che felice. Io sinceramente non so cosa pensare di me stessa, molti mi definiscono buona, coraggiosa, giusta; ma quanto può essere giusta una persona che ha ucciso? Che anche se per poco, vale a dire metà dei miei schifosissimi vent'anni, ha considerato normali cose come la violenza, la morte, il dolore. Ma a questo punto che importanza può avere tutto ciò? Cosa può contare difronte ad un qualcosa di universale come la morte che genere di vita ho condotto? Tutti muoiono, in un modo o nell'altro e ho sempre saputo di non essere un'eccezione alla regola,solo..me l'aspettavo più gloriosa la mia morte, e invece me ne sto qui a guardare il cielo cercando di contare i fiocchi di neve che lentamente scendono e attecchiscono al suolo tingendosi del rosso del mio sangue.
Tutto è iniziato in un giorno qualunque, giovedì mi pare, stavo per tagliare i capelli a Jasper e avevo ancora le forbici in mano quando mi arrivò il messaggio di Lady Christine. Tre parole, tre parole che hanno dato inizio ad una catena di eventi allora inimmaginabili, scritte con tratto tremolante quasi a voler sottolineare l'agitazione dell'emittente. "Hanno preso Riccardo". Per qualche secondo il mondo sembrò trattenere il respiro in attesa di una mia reazione mentre dentro di me combattevo una guerra dove le mie emozioni sembravano sgretolarsi l'una con l'altra, prevalse infine la rabbia. Digrignai i denti e un leggero tremolio iniziò a diffondersi per tutto il mio corpo, stringevo ancora il biglietto quando mi girai verso mio fratello che, ancora in attesa di una spuntatina ai capelli, se ne stava seduto su un ceppo accanto al fuoco. Dalla mia espressione sembrò capire che qualcosa non andava:
- Che succede? - Mi chiese.
Gli passai in risposta il biglietto oramai ridotto ad una pallina. Restò impalato con gli occhi, o forse dovrei dire occhio, sgranati per qualche secondo dopo aver letto il mesaggio,per poi dirigersi, quasi correndo, verso le stalle. Lo seguii a ruota e in poco tempo, non avevamo neanche sellato i cavalli per quanto ricordo, ci ritrovammo a galoppare verso l'istituto.
Il freddo si insinuava sotto i vestiti troppo leggeri per una cavalcata e sembrava mordere le mie carni, quasi come a volerle staccare dalle ossa, ma poco importava. Continuavo a sperare che sia io che Jasper avessimo mal interpretato il messaggio o che fosse solo un falso allarme ma in caso contrario...non volevo neanche immaginarlo. Da mesi ormai alcuni nobili del Sud si erano stabiliti in un castello nei pressi del mio villaggio, il che era già di per se insolito. Cosa ci facevano dei nobili nel Nord? Insomma qui ci siamo noi, dei popolani qualunque, come spesso ci additavano loro. All'inizio credevo fossero qui per Robert, lui in fin dei conti era un cacciatore di taglie molto noto e più volte dei nobili gli avevano commissionato dei lavori, ma i giorni passavano e non chiesero di parlare con lui. Quindi venne naturale pensare che volessero parlare con Lady Christine, lei era di origini nobili o quasi, "una bastarda" o come preferiva definirsi nel caso gli venisse chiesto "figlia illegittima", ma niente, non chiesero neanche di lei. Arrivai a pensare fossero interessati a me o a mio fratello, ma non certo per manie di protagonismo. Mia madre era di origini nobili, faceva parte della famiglia reale, era la sorella del re che come uno stupido si è fatto ammazzare da un branco di schifosi fanatici ed è grazie a loro che ora sono qui. Robert e Judit hanno salvato me e mio fratello quando all'età di otto anni vagavo nel bosco ricoperta di sangue con mio fartello in spalla che si contorceva dal dolore con un chiodo conficcato nell'occhio. Ma della mia infanzia drammatica infanzia parlerò un'altra volta. Dall'arrivo dei nobili erano iniziate sparizioni e omicidi, venivano ritrovati cadaveri brutalmete deturpati da quelle che erano palesi torture. Strane storie giravano su quel castello ma nessuno faceva niente, tutti sanno che i nobili possono fare tutto quello che vogliono qui nel Nord, noi non valiamo nulla agli occhi del re ma se qualcuno avesse osato affrontare un nobile di sicuro sarebbe stato giustiziato.
Arrivammo all'istituto che non era nient'altro che una grande casa dipinta di giallo a tre piani circondata da un grande giardino pieno di cespugli e siepi, che venivano potati da Victor,il primo figlio di lady Christine, un ragazzo oramai più vicino ai trenta che ai venti, alto e con i capelli neri. In giardino c'era anche un albero dal qual pendeva un'altalena che tempo fa Victor aveva costruito per me. Incredibile quanto riuscisse riuscisse a fare nonostante la sua cecità! L'istituto era una specie di scuola, l'unica che ci è stato concesso frequentare, la scuola è un qualcosa concesso solo ai nobili. È questo che pensano tutti tranne lady Christine, lei era,come dire, molto anticonformista. Grazie a lei e al sapere che ha trasmesso a tutti i coloni di queste parti, ha concesso loro di capire quanto tutto questo fosse ingiusto: le colonie,la divisione tra il Nord e il Sud, tra i nobili e i coloni,tutto era sbagliato da quando mio zio era morto. Anzi tutto era sbagliato da più di cinquant'anni,cioè da quando nessuna persona decente saliva al trono. Ma nessuno faceva nulla,nessuno reagiva perché la maggior parte delle persone si sente leggittimata a compiere un'azione solo quando qualcun'altro lo fa.
Una volta arrivati all'istituto Jane, la seconda e ultima figlia di lady Christine, una ragazza che allora aveva venticinque anni spaccati, con lunghi capelli neri, molto prosperosa e avvenente, ci venne incontro a passo veloce.
- La mamma è dentro insieme a Doll.-
Detto questo Jane ci guidò nel salotto dove lady Christine cercava di calmare Doll che,nervasamete, annodava e snodava una corda. Normalmente mi sarei avvicinata a lei, per cercare di calmarla, ma in quel momento sentivo che se avessi aperto la bocca ne sarebbero uscite le peggiori bestemmie.
- Cos'è successo?- Chiede Jasper con tono palesemente teso.
- Riccardo era andato in paese per fare alcune commissioni ma non è più tornato... Sulla strada per il ritorno abbiamo trovato la spesa...Non si sarebbe allontanato dal sentiero ne quanto meno avrebbe abbandonato la spesa senza una buona ragione. Lo abbiamo cercato ma...-
- Io non ero con lui..- disse Doll in un sussurro.
- Io non ero con lui...-ripeté
- Non è colpa tua,se fossi ci fossi stata anche tu avrebbero preso anche te..- disse Jasper.
- Chiamiamo gli altri. Questa sera entreremo in quel castello e libereremo tutti coloro che sono rinchiusi li.- dissi io atona.
- Tamara non siamo sicuri che..-Fulminai Jasper con lo sguardo, avevano già perso troppo tempo e se avessimo tergiversato ancora inutilmente le possibilità di riprenderci Riccardo sarebbero diventate pearicamente nulle.
- Anche se Riccardo non fosse li è ora di cacciare quei maledetti.- Detto questo andai a cercare Marshall.
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The Big War
FantasyNon c'è nulla di bello nella guerra. Non c'è disonore nell'avere paura. Non c'è onore nel farsi ammazzare. Credetemi,l'ho imparato a mie spese.