Da queste parti fa sempre freddo,anche d'estate,ma di notte di rischia davvero di congelare,per di più non indossavo neanche la pelliccia,ma solo un mantello di stoffa nera che,pur essendo sufficientemente spessa,non mi offriva particolare protezione dal vento gelido.
Avevamo deciso di dirigerci verso il castello a piedi,dato che i cavalli avrebbero potuto dare nell'occhio,di notte e in pochi. Eravamo in sei: io,Marshall,Thoma,Beck,Missa e Jasper.
Una volta arrivati sotto le mura del castello nessuno si stupì nel vedere solo due sentinelle, certo quei nobili non si aspettavano alcun tipo di attacco da parte di noi villici.
- Ci penso io.- disse Thoma tirando fuori una balestra dalla sacca che portava in spalla.
Thoma era un tiratore eccezionale:il tempo di caricarla (è questo il più grande difetto delle balestre,sono difficili da caricare) e aveva già colpito entrabe le sentinelle.
- Ne vedete altri?- Chiese Thoma.
- No,ma non abbassiamo la guardia- rispose Jasper.
Il portone,ovviamente,era chiuso ma non era un problema,eravamo tutti degli ottimi scalatori.
Scalammo quindi le mura ed entrammo nel castello e penso che nessuno fosse preparato per lo scenario che ci si parò davanti: ai muri dell'ingresso erano attaccate delle catene all'estremità delle quali pendevano dei corpi inermi. Ci avvicinammo titubanti e Jasper si sporse in avanti:
-sono tutti morti.- sibilò.
Mi avvicinai a uno dei corpi e solo allora mi resi conto che portava i segni di orribili torture,gli mancava la testa e forse anche qualcos'altro :
-una donna...?- chiese Jasper.
-Forse..- sussurrai in risposta.
Com'era possibile ridurre una persona in quello stato e per di più senza una buona ragione? Cosa avrebbero potuto fare certe persone,o forse sarebbe meglio dire mostri,ad un bambino come Riccardo?
Lui è sempre stato un ragazzino piuttosto ingenuo,ma non stupido,diciamo che tal volta riponeva sin troppa fiducia nelle persone;sin da quando lo avevo trovato,vale a dire più di sette anni fa,si era dimostrato gentile e fiducioso:quando gli ho detto che ero sua sorella mi ha creduto subito,io non lo avrei fatto per esempio,con una madre del genere poi. Sua madre era una prostituta,morta probabilmete a causa di una di quelle malattie veneree,con la quale mio padre ha trascorso una notte dopo la morte di mia madre. Quindi noi non siamo proprio fratelli,fratellasti ecco.Superato lo choc ci dividemmo in due gruppi. Uno scese nei sotterranei,nei quali eravamo abbastanza sicuri si trovassero le persone rapite, l'altro salì verso la grande scalinata, che al centro della stanza, portava al piano di sopra,dal quale provenivano delle voci.
Io capeggiavo il secondo gruppo,composto da me,Jasper e Marschall.
Le scale erano coperte da un lungo tappeto rosso che io macchiai senza pietà con le mie scarpe sporche di fango,i quadri,allora,sembrarono scrutarmi con sospetto e disappunto.
- Forse dovresti evitare di lasciare tracce,non credi?- chiese Jasper preoccupato.
- A che servirebbe? Quando scopriranno che qualcuno è entrato qui mettetanno a ferro e fuoco tutto il villaggio.-risposi.
- Cos'è? Hai paura soldatino? -Chiese Marshall.
Jasper si limitò a borbottare qualcosa come "per mio fratello,si".
Jasper non era una "testa calda". Se ne stava per le sue,da sempre,tuttavia era indubbiamente un bel ragazzo.
Era poco più alto di un metro e settanta e,grazie agli allenamenti costanti,aveva un fisico scultoreo e slanciato.
Aveva i capelli di un biondo cenere con delle striature nere,come me,e un occhio verde. Uno solo perché perse l'altro quando eravamo bambini.
È una storia complicata,lunga e dolorosa.
In breve:dopo la morte di mia madre Dianne mio padre Phillip iniziò ad odiare me e i miei fratelli,di un odio logorante e insensato,dovuto forse alla nostra somiglianza con la sua defunta amata,chissà.
Quando avevo sette anni io e i miei fratelli fummo venduti come schiavi ad un uomo del quale non conosco il nome.
Mike,il primogenito e mio fratello più grande che allora aveva dodici anni,fu venduto ad una donna che si presentò come Angela.
Io e i mio fratello invece,fummo venduti ad una specie di sacerdote.
Io ero una bambina molto carina e a lui piacevo molto,era gentile e io gli ero molto grata,ma lui voleva qualcosa che io non volevo dargli.
Jasper tentò di salvarmi,ma era un ragazzino.
Ricordo come,lentamente,quell'uomo spingeva un chiodo nel suo splendido occhio verde,eredità della mamma,ricordo il sangue e le grida disparate di Jasper,ricordo che afferrai il primo oggetto che vidi,un candeliere,e iniziai a colpirlo,sempre più forte,fino a ricoprirmi di sangue. Poi trascinai mio fratello fuori dal Tempio e dopo di che fu una costante corsa.Quei maledetti stavano mangiando,nulla di strano se non fosse per una cosa,una ragazza giaceva seminuda,legata e in lacrime su una sedia cosparsa di spilli. Eppure loro ridevano,mangiavano,chiacchieravano indisturbati.
Il piano era quello di prendere Riccardo e di spaventarli,per farli andar via,ma in quel momento spaventarli non sembrò sufficiente.
Spalancai la porta cogliendo tutti di sorpresa,il primo ad alzarsi fu un uomo del radi capelli neri e il viso squadrato,probabilmente il pardone du casa.
- Chi siete?-disse,quasi gridando.
- Qualcuno di cui devi preoccuparti,bastardo-disse Marshall,trattenendo a stento la rabbia.
- Sottospecie di plebei come osate introdurvi nella mia residenza!Chi credete di essere!-
- Chi credi di essere tu per venire nel mio villaggio a fare cose del genere!-gridai sfoderando la mia ascia e puntandogliela alla gola,mentre Jasper e Marshall aiutavano la povera ragazza seduta sulla sedia di spilli.
- Abbassa quest'arma! Feccia!- gridò
- Credi di essere nella posizione di darmi ordini?- dissi,quasi ridacchiando.
In quel momento entrò Beck che con un'espressione seria che non gli si addiceva per niente disse:
- Lo abbiamo trovato.-
- Arrivo. Ragazzi..?-
- Ci siamo-risposero in coro mentre Jasper prendeva tra le braccia la ragazza.
- Tu non vai da nessuna parte!- gridò l'uomo cercando di spostare l'ascia per avventarsi su di me. Fu un riflesso condizionato? Una reazione spontanea? Non lo so,ma avevo conficcato la mia ascia nel cranio di quell'uomo,uccidendolo all'istante,e non provai alcun senso di colpa,in quel momento.
Osservai il corpo dell'uomo ai miei piedi,il suo sangue poco più scuro del tappeto macchiare quest'ultimo,le faccie sbigottite dei presenti e ascoltai le grida dei nobili che,spaventati,si alzavano dalle sedie per tenersi lontani da me. Dopodiché chiesi a Beck,con il mio solito tono atono,tipico dei momenti nei quali cerco di trattenermi:
- Andiamo.-
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The Big War
FantasyNon c'è nulla di bello nella guerra. Non c'è disonore nell'avere paura. Non c'è onore nel farsi ammazzare. Credetemi,l'ho imparato a mie spese.