23:48, London.il mondo va avanti quando ti fermi tu.
puoi stare immobile per mesi, per anni, per una manciata di secondi, ed il mondo, va avanti lo stesso.
questo sta a dimostrare che nessuno è essenziale, e che il mondo, è l'unica cosa indipendente.
tutti noi abbiamo quella persona che quando si ferma, fa fermare il nostro mondo.
ma per ora, ci sono solo io.
è strano non dover dare spiegazioni a nessuno quando si esce in piena notte per passeggiare tranquillamente; fa freddo, ma non è un problema.
la pelle si abitua, si intorpidisce e si addormenta.
i muscoli si rilassano e tutto sembra più tranquillo.
così si finisce in ipotermia.
scuoto la testa, e prendo una sigaretta dal pacchetto nella mia tasca.
la accendo, guardo avanti.
mani, due grandi mani sul mio volto, un'ombra imminente dietro di me.
provo ad urlare, la mia voce è intrappolata.
resta ferma nella gola, sembra quasi che non voglia uscire.
tossisco, chiudo gli occhi; dove sono?
sento freddo, un grosso impatto doloroso con un ghiacciato muro mi riporta alla realtá.
ancora quelle mani, addosso, non si tolgono.
non mi riportano all'esatto istante nel quale mi accorgo che sto venendo stuprata.
le lacrime sono ingabbiate; e per quanto sono gonfie, si fermano sulle guance arrossate.
sento le sue mani sul seno, sulla mia parte più intima, ma ad un tratto tutto finisce, quando sento un colpo forte sulla testa.buio.
nero, totale che mi avvolge, quando mi rendo conto che sono le mie palpebre a rendere la mia vista oscura.
a quel punto, vedo bianco.
soffici coperte sul mio viso, si spostano all'improvviso.
sembra essere tutto così calmo che non realizzo di stare in una casa che non è la mia.
quando vidi qualcuno.
il mio aggressore? no.
ero vestita, ed intatta, lui non lo avrebbe mai fatto.
mi giro, e lui, era sul ciglio della porta.
« ce l'hai fatta ad alzarti, bella addormentata. »
ha una voce roca, è profonda, tremendamente sexy aggiungerei.
ma chi è, fondamentalmente, quest'uomo?
sospiro e mi copro.
non ho di certo paura, sono solo curiosa.
« chi sei. »
non esito a dire, concisa e fredda come mio solito.
lui accenna ad una risata e si poggia sul letto.
i suoi occhi sono così penetranti che temo di morirci dentro.
« chi sei tu, mia cara. »
tuttavia, la sua risposta mi sorprende.
quest'uomo mi ha portato in casa sua e non sa nemmeno chi sono.
« lizzy, mi chiamo lizzy. »
rispondo.
nome particolare, non è vero? quando ero bambina mi piaceva farmi chiamare lizzie, o liz.
crescendo, ho capito che era ridicolo dare soprannomi ad un soprannome.
« ti ho per caso chiesto il tuo fottuto soprannome, lizzy? »
cantilena come se fosse una presa per il culo, e mi fa irrigidire.
parla con ovvietà, come se avesse ragione.
« elizabeth, mi chiamo elizabeth. »
dico acidamente.
se lo merita, questo troglodita.
forse è un po' presto per definirlo tale, ma se l'è decisamente cercata.
lui si alza ridendo, e si dirige verso la porta.
« vestiti bambolina, ti porto a casa. »
prende delle cose, se le infila in tasca.
giurerei di aver visto più di due armi nelle sue mani.
sto quasi per ribattere quando:
« harry styles. »
mi congelo, mi alzo, e mi rassegno.
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haunted - harry styles.
Fanfiction- non completa. tutti i diritti riservati. quando la pazzia incontra il dolore; quando la follia diventa amore; quando lizzy incontra harry. "la testa bisogna perderla in due, altrimenti è un'esecuzione." grazie Ilaria, sei il mio cuore. facebook: F...