Il vento sferzava i miei lunghi capelli mentre precipitavo verso il basso. Tenni gli occhi aperti per vedere sempre più dettagli che caratterizzavano l'antico Eden. La felicità e l'entusiasmo di quella nuova esperienza mi spingevano a sorridere mentre il sole illuminava i miei lunghi capelli, colorandoli di riflessi rossicci.
Quando iniziai a scorgere un gruppo di ragazzi con diverse divise, distesi le mie bianche ali che fino ad allora avevo tenuto raccolte e planai verso di loro.
Atterrai sulla grande distesa di verde punteggiata da petali di colori diversi. Odori e rumori mai sentiti nei miei diciott'anni di vita mi affascinarono. Chiusi gli occhi concentrando la mia attenzione su di essi. Successivamente mi incamminai verso un cespuglio dove notai la lunga chioma bionda di Lelia.
《Sono una stupida. Stupida!》 mormorò fra sé.
《Sì, hai pienamente ragione.》 esclamai accostandola. Lei mi trucidò inutilmente con il suo dolce sguardo per poi riconcentrarsi sulla cravatta della divisa.
《Voleva salutarmi... E io che ho fatto?! Ho distolto i miei occhi dai suoi, non degnandolo di una parola. Esiste persona più stupida di me?》esclamò guardando esasperata il cielo.
《No.》affermai sorridendo mentre tolsi il candido abito per indossare la divisa di quella che sarebbe stata la mia nuova scuola, il mio tormento.
《Nonostante la tua "indifferenza", si è fatto sempre avanti.》affermai scherzandoci su.《Vero.》sorrise riabassando il viso ormai paonazzo.
Posai lo sguardo sugli altri angeli pronti ad affrontare il compito loro assegnato, mentre sistemai l'elegante e nera gonna. Divisa piuttosto macabra, non adatta ad un angelo. Guardandomi intorno notai sorpresa che nessun ragazzo o ragazza era vestito come me e Lelia.
Che strano! Sarà una coincidenza.
《Dai, non preoccuparti. Ti rifarai questa sera.》le sorrisi facendole un occhiolino e provocandole un vivace rossore sulle goti. 《Sarà meglio andare. Non vorrai fare ritardo il primo giorno di scuola.》 esclamai cominciando a camminare verso la soglia del bosco.
Pila di alti edifici decoravano lo spiazzo di terra. Sembrava che essi potessero toccare finanche il Paradiso. Veicoli sfrecciavano su quattro ruote, veloci seguendo le luci colorate trasmesse da alti pali. Uomini correvano fra le strade di corsa, in ritardo per il lavoro o per un appuntamento. Donne accompagnavano i figli a scuola, per poi prendere il mezzo e dirigersi nel loro ufficio, fissando sempre proccupate l'orologio. Rimasi sconcertata a guardare tutti quegli umani, correre da una parte all'altra, armeggiare con strane scatoline luminose. Che strana razza!
Lelia mi prese per mano guidandomi fra le strade.
《Muoviti, le persone stanno attraversando la strada.》esclamò ansiosa. Osservai la luce dell'alto palo dal verde passare al giallo e dal giallo subito al rosso. Percorremmo strisce bianche disegnate sulla strada. Mi chiesi a cosa servissero. Superammo una miriade di uomini e donne che stringevano la mano del loro bambino o della loro bambina.
Fra le persone notai cordiali e gentili angeli salutarci e darci il benvenuto in questa città. Esseri benevoli dalla pelle baciata dal sole, biondi capelli e un sorriso loquace e radioso.
Tutto il contrario rispetto al loro opposto. Dai capelli di tonalità diverse: alcune accese, altre scure e spente. Vestiti strappati e collane appese al collo per i maschi, minigonne e calze a rete per le donne. Sul loro viso solo superbia e arroganza erano dipinti con quel sorriso beffardo.
Ecco a cui tutti ci avevano raccomandato di stare attenti: demoni.
In origine, ancora prima che Dio decidesse di creare una razza simile agli angeli, si viveva in pace e armonia seguendo la retta via del Bene. Il Re Michele raccontava spesso ai giovani angeli, ancora inesperti, dei tempi che vigevano nel paradiso prima della creazione del Male.
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Figlia del Male
ParanormalUn passato nascosto, una parte di vita dimenticata. Evangeline, l'unico angelo dai capelli corvini, scoprirà una truce verità che le chiarirà il motivo del suo aspetto.