Non So Dipingere

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23:18
Piedi scalzi sulle mattonelle ghiacciate della cucina, guardo fuori dalla finestra che dà sulla strada.
Osservo le luci natalizie, unica cosa, esclusi i lampioni, ad illuminare questa serata così... Statica.
Si, in queste quattro mura tutto è immobile, come pietrificato.
Ma poi, quando guardo fuori, sento come se tutto andasse avanti senza di me. Sulle mani la mia rabbia più profonda si manifesta, dandomi un senso di calore lacerante, come se stessi poggiando i palmi su una brace. Ritraggo la mano di scatto, rendendomi conto che il senso di calore era dato dal termosifone su cui sono appoggiato.
Allora sfioro la finestra con la mano, in modo da rinfrescarla.
Ed è qui che mi frego.
Esattamente, proprio in quest'istante.
La staticità di casa mia mi provoca un senso di ustione tale, da ricordarmi la sigaretta che un bastardo mi spense sul braccio.
Guardando fuori, invece, riesco a dissolvere tutto nell'aria gelida, osservando da lontano quello di cui non faccio parte.
Un gruppo di ragazzi viene illuminato dal lampione vicino alla farmacia.
Che si stiano divertendo o meno non m'interessa.
So solo che io sono qui.
Loro sono lì.
Loro sono fuori.
Io sono dentro, in tutti i sensi.
Osservo ancora la mia finestra, come fosse un quadro con tanto di cornice. E loro sono proprio là: immortalati in quel momento. Io li osservo e basta, non li invidio né tantomeno li disdegno.
Solo una cosa auguro a quei ragazzi: di potersi sentire parte di qualcosa di reale, anziché essere parte di un dipinto che uno strambo ragazzo si immagina, mentre preme le dita sul termosifone fino a farle diventare rosse.
Solo questo.
E a voi che leggete, vi prego:
Se non vi sentite parte di nessun quadro, abbiate il coraggio di dipingerne uno, anziché rimanere a guardare quello degli altri da lontano. È più sicuro, sì, stare solo ad osservare, ma non è reale.
O almeno, lo è. Ma non per noi fuori dal quadro.
Quella che osserviamo incorniciata è la realtà degli altri, ma noi con quella, sappiate che non c'entreremo mai nulla.

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