Capitolo 3

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Il vento mi accarezza dolcemente ed i raggi tiepidi del sole mi riscaldano lentamente la pelle nella penombra del grande albero di fronte casa.
Osservo la linea azzurra delle montagne disegnarsi sotto il cielo blu e l'orizzonte della collina racchiudere il verde del bosco. Sento una voce chiamarmi, poi un suono continuo, insistente, come una luce che non smette di lampeggiare.
Riapro gli occhi di scatto.
La maschera grigia ancora attaccata alla mia faccia.
Cado in ginocchio, sento il mio peso come moltiplicato mille volte.
Alzo lentamente lo sguardo, l'uomo dai capelli castani continua a fissarmi, la sua coda volteggia dietro di lui,-...chi...chi siete?...- gli chiedo quasi sussurrando,
-cosa? Sei proprio strano, ragazzo- risponde lui senza inpensierirsi troppo,
mi alzo a fatica sostenendomi al bordo di questa strana vasca ed esco cercando di coprirmi con le mani.
-Ecco a te- mi fa porgendomi una strana corazza simile a quella dell'uomo dal sorriso di ghiaccio,
-che cos'è? Dove dono i miei vestiti?...- gli chiedo ma senza avere una risposta,
-questi devono essere tuoi- mi dice poi mostrando sul palmo della sua grossa mano un orologio ed un vecchio pezzo di carta.
Li osservo per qualche istante per poi strapparglieli quasi con forza.
-Sei stato assegnato al gruppo nove dei guerrieri di infimo livello, spero tu sia fiero di te stesso, il vice della squadra ti verrà a prendere tra poco- mi fa poi mentre indosso quegli strani abiti,
-che cosa vuol dire?...-,
-mi sa tanto che vuol dire allenamento pesante per te, ragazzino- risponde con un sorrisetto.
Per un secondo mi sento strano, poi la paura mi assale di nuovo e mi metto a correre verso l'uscita,
-hey ragazzo, dove credi di...- cerca di fermarmi lui ma ormai sono già lontano nel corridoio.
Arranco sotto le luci accecanti mentre il senso di pesantezza non sembra abbandonarmi.
Salgo a fatica una lunga rampa di scale e mi trovo di fronte ad una porta. La apro.
Un vento gelido mi avvolge in spire ghiacciate, di nuovo quella visione. La città bianca infinita ed il cielo rosso fuoco.
Rosso sangue.
In un istante mi sento vuoto, lontano chissà quanto da quel grande albero sotto cui riposavo d'estate.
Cado in ginocchio mentre sento i miei occhi inumidirsi.
Dove sono?
Una mano mi afferra con forza per i capelli.
Un paio di pupille nere come la notte, un sorriso terrificante ed una grossa cicatrice sullo zigomo.
Cerco di divincolarmi ma lui mi stringe ancora più forte.
-Ma chi diavolo siete, che cosa volete da me?...-,
-ben tornato a casa, Saiyan-.

 Il figlio dei due mondiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora