Spiaggia

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C'era stato un black-out e lei lo aveva portato in spiaggia. Lo teneva per mano, accudendolo come un figlio, e badava che i suoi pensieri non esplodessero nella radiosità delle strade. Lui la seguiva con frenesia, avvampando nell'ansia. Stava dietro di lei e il suo respiro si faceva affannoso; si poteva sentirne il fiato, come quello di un cane, sbattere sulla schiena della donna.

Poi erano finiti in spiaggia. Anni dopo lei, sulla poltrona di vimini, si sarebbe ricordata della serata, mentre riposava sulla veranda, ricordata di come nei minuti che ci misero a raggiungere il mare aveva immaginato che suo marito fosse quello di sempre e che la malattia non lo avesse corroso, che la memoria fosse intatta anche solo di una sinapsi, giusto per sapere il nome di sua moglie o sapere che la sua carne odorava ancora di glicine. Ci credette e arrivò al mare stretta nella sua mano, e anche quando si stese sulla sabbia e lo invitò a fare altrettanto, anche allora credette nella sua salute.

Rimasero stesi per una decina di minuti, prima che lui sentisse il bisogno primitivo di allontanarsi, attratto dai fuochi d'artificio in lontananza. Era tornato un bambino scintillante e a lei inspirava una certa pietà. Ma prima, in quei dieci minuti di paradiso, lei non volle pensare a niente.

Aveva gli occhi sbarrati contro il tappeto di stelle e non le importava del mucchio di gente accorsa sulla spiaggia a fissare il cielo come loro; poteva esserci tutta l'umanità a imitarli, chi se ne importava. E suo marito che smaltiva l'ansia, l'affanno della corsa, lui che se ne stava buono buono accanto a lei giusto per una priorità fisica, anche lui faceva lo stesso, e con gli occhi sbarrati guardava le stelle. Lei pensò nell'incoscienza che fosse come quando, appena sposati, avevano fatto una follia del genere in viaggio di nozze al lago. Ora non stringeva più la mano di un essere inerte, ridotto a semplice corpo o a un'effigie incapace di percepire i sentimenti. Ma se lo chiese, che cos'erano i sentimenti. Un pregiudizio, o qualcosa del genere, che ora non aveva senso spiegare. Per quel che le importava, sapeva soltanto di essere viva.

La mano di lui si scioglieva in una presa incerta. Lo sapeva, lei, guardando un certo disegno di astri, che l'impellenza fisica avrebbe prevalso e che presto lui si sarebbe alzato. Scacciò l'ansia deglutendo forte. Percepì quanto egli fosse inquieto, ma vide che cosa poteva succedere, sempre col viso attaccato alla notte. Non le importava. Per quel che poteva, aveva vissuto il suo attimo di imprecisione, un eden fluido in una fuga casuale alle porte di un natale improvvisato. Aveva avuto il suo paradiso. Perché in sostanza le servivano momenti come questo, nella costanza della malattia, del dolore che tiene legati al letto o vincolati all'ossessione mentale, alla liturgia quotidiana dell'aranciata e al riflesso dei resti di un bicchiere di cristallo semivuoto.

Presto sentì la sua impotenza insieme alla vanità dell'uomo che aveva di fianco, ritornato quello di sempre, un fantoccio gettato nella pura immanenza, privato persino della nostalgia della morte.

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⏰ Last updated: Dec 23, 2017 ⏰

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