IL PRIMO AMORE

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E lo guardavo da lontano.
Era sempre circondato da amici.
Ogni giorno salutava chiunque incontrasse per i corridoi.
Sorrideva sempre e cercava di sollevare il morale agli altri.
Era sempre altruista e aiutava tutti.
Ma poi qualcosa è cambiato. Lui è cambiato.
Ricordo ancora la prima volta che l'ho visto.

Camminavo per i corridoi della scuola con un mucchio di libri tra le mani.
Erano pesanti ed ero di fretta.
Correvo quasi e cercavo di non perdere niente ma alla fine ecco un tonfo e tutti i miei libri si sparsero sul pavimento.
Subito una mano entrò nella mia visuale e iniziò a raccogliere i libri. Quando alzai lo sguardo, un sorriso dolce mi colpì.
Era uno di quei sorrisi che cerca di rassicurarti, che cerca di metterti a tuo agio, che ti ricorda che non sei solo.
Sono rimasto imbambolato a fissarlo per interi minuti e quando lui mi ha indicato i libri, mi sono ripreso.
<Emn grazie> ero imbarazzato, non mi era mai capitato di rimanere a fissare qualcuno, o meglio, il sorriso di qualcuno.
Fu strano.
Presi i libri e iniziai a camminare.
<vuoi una mano? Posso portarne metà se vuoi>
Mi girai a guardarlo.
Pensai di essere speciale, pensai che lo facesse perché ero io, pensai che qualcuno mi avesse finalmente notato e invece poi, scoprì che lo faceva con tutti.
La trovavo comunque una cosa carina.
<Emn grazie. Mi farebbe davvero piacere avere una mano, sono pesantissimi>
Pensavo che saremmo diventati grandi amici e anche qualcosa di più col tempo, pensavo che ci saremmo presentati, che avremmo parlato del più e del meno. E invece finì con lui che mi passava i libri per metterli nell'armadietto, un ciao detto di fretta e le sue spalle da me osservate mentre si allontanavano sempre di più.
Da quel giorno non feci altro che osservarlo da lontano.
Perché non si era presentato? Perché non ci eravamo più parlati? Aspattava facessi io la prima mossa?
Ero ancora convinto che lui si fosse accorto di me. Che illuso che ero.

Il giorno dopo mi recai a scuola presto solo per rivederlo.
E lo vidi.
Insieme ad un altro ragazzo, intento ad aiutarlo.
Fu lì che capì che era nel suo carattere aiutare chi era in difficoltà.
Lo guardai per tempo indefinito e mi venne spontaneo sorridere guardandolo.
Era così dolce. Sembrava un cucciolo indifeso che aveva bisogno di protezione ma pensavo anche di non essere all'altezza per poterlo difendere.
Mi era sempre stato detto che chi sorride molto nasconde qualcosa ma in lui non vedevo nessun segreto. Sembrava solo felice ma mi sbagliavo.
Qualche giorno più tardi decisi che era ora di parlargli. Non chiedevo chissà cosa, volevo solo sapere il suo nome.
Mi sono avvicinato piano a lui, ero titubante e non sapevo bene come attaccare bottone ma alla fine gli dissi un semplice "ciao".
Lui si girò sorridendomi.
<Ciao>
Ci presentammo ma anche in quel momento non ci fu altro.
Io non sapevo cosa dirgli e lui non sembrava molto interessato a conoscermi o meglio, se ne stava lì a fissarmi e ad aspettare che io dicessi qualcosa.
Ho preso e me ne sono andato. Come un codardo.
Ho sprecato la mia occasione.

Da lì in poi non ebbi più il coraggio di rivolgergli la parola ma lo guardavo, lo guardavo eccome.
Lo guardavo mentre sorrideva ad altri, lo guardavo mentre aiutava gli altri, lo guardavo mentre parlava con loro e non con me.
Lo guardavo da lontano e basta.
E poi pian piano l'ho notato. Ho notato come stava cambiando.
Sorrideva di meno. Notava gli altri di meno.
Socializzava di meno.
È successo tutto lentamente, un giorno dopo l'altro, e io sono stato troppo codardo per chiedergli cosa avesse.
Un giorno semplicemente ha iniziato a sorridere di meno.
Il giorno dopo ha iniziato ad aiutare meno persone.
Il giorno dopo ancora ha iniziato a evitare il suo gruppo di amici, poi ha iniziato a indossare costantemente felpe, poi ha iniziato a camminare a testa bassa.
E nessuno lo ha aiutato.
Lui che aiutava sempre tutto non aveva ricevuto nessun aiuto.
È stato abbandonato a sé stesso.
A volte mi chiedo "se gli avessi parlato di più, se gli avessi chiesto cosa avesse,se gli avessi anche solo sorriso, le cose sarebbero andate diversamente?".
Poi un giorno non si è presentato a scuola. E nemmeno il giorno dopo. E così per una settimana.
Si era pian piano spento. Si era arreso.
E un giorno di metà ottobre ha deciso di farla finita.
Quando ho ricevuto la notizia ero devastato.
Non riuscivo a crederci.
Avevo continuato a vedere quel ragazzo sorridente nonostante tutto, avevo rifiutato di credere in quella maledetta frase così vera e non lo avevo aiutato.
Il giorno dopo che la notizia si era sparsa per tutta la scuola, un suo amico mi si è avvicinato e mi ha dato un foglio.
<questa è la sua lettera d'addio. Cita il tuo nome. Dovresti leggerla>."

Strinsi la lettera al petto e poi l'aprì.
<Ora, non starò qui a leggervela tutto, probabilmente non lo capireste, ma vi dico cosa c'entravo io in tutto quello.
Nella lettera scrisse che si era innamorato di me quando era in prima e io in terza, che mi aveva notato in un giorno di primavera mentre era al parco e mi vide per la prima volta sotto un albero fiorito, scrisse che non aveva mai visto niente di più bello -sorrisi e arrossì un po' immaginandomi queste parole uscire dalle sue labbra- e poi, qualche giorno dopo aveva scoperto andassimo nella stessa scuola.
Scrisse che non aveva mai provato ad avvicinarsi perché non si sentiva degno, scrisse che aveva continuato a guardarmi da lontano quando non me ne accorgevo per un anno intero ma poi si era arreso all'idea che tra noi non ci sarebbe mai stato niente, si scusò per essere sembrato freddo quell'unica volta che avevamo provato a parlare e mi augurò una vita piena di felicità.>
Delle lacrime iniziarono a correre lungo il mio viso.
<Lui è stato il mio primo amore. Ed è vero, il primo amore non si scorda mai. Ma amo infinitamente tanto vostro padre e non potrei essere più felice di averlo incontrato, di averlo sposato e di aver formato una famiglia con lui>
Guardai la mia famiglia con le lacrime agli occhi.
I miei due bambini mi corsero ad abbracciare e lo stesso fece mio marito col quale ci scambiammo un bacio.
<ti amo> ci sussurrammo.

Pensavo spesso a quel ragazzino, ma gli avevo anche promesso che sarei andato avanti e così sto facendo, insieme alla mia famiglia.
Ho dato il suo nome al mio primo figlio maschio.
Spero che crescendo diventera bello almeno la metà di quanto lo era lui.

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