Where are you now?

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Vi prego di ascoltare Faded di Alan Walker mentre leggete, perché mentre scrivevo l'ho ascoltata tutto il tempo.




<C'era una volta un pittore
che aveva
costruito un museo.
Lo aveva allestito con tutti i suoi quadri,
lo aveva costruito con sangue, sudore e
lacrime.
Dormiva nel museo,
mangiava lì
e aveva paura ad aprirlo al pubblico.
Il pittore non era solito uscire dal museo
che aveva creato, perché si sentiva
così sicuro tra le sue mura colorate,
ma,
in una delle volte in cui era riuscito a trovare il coraggio di uscire,
aveva conosciuto un ragazzo.

Uno di quei ragazzi per cui non esistono parole,
una di quelli che guardi e non
ti stanchi
mai,
una di quelli di cui ti innamori e non ricordi perché,
una di quelle persone che ti fanno sentire in paradiso
quando ci parli, quando le vedi, quando le tocchi.

Il pittore si innamoró dei suoi capelli
colorati e della sua malinconia,
si innamoró di lui
parlando di quanto cattivo fosse il mondo,
parlando di quanto fosse crudele il fatto
che, per molte delle cose brutte che accadono,
non possiamo trovare un colpevole,
parlando di come sarebbe stato bello
avere un posto tutto per loro.

Si innamorarono in una panchina,
testimone delle loro sofferenze,
testimone del loro amore.

Fecero l'amore con gli occhi, poi il pittore
lasció che il ragazzo entrasse nel suo museo e fecero l'amore anche lì.

Contro i muri, creando un'arte paragonabile
ai dipinti che li guardavano,
sorridendo a causa dell'amore.

Si spogliarono di ogni odio contro la natura innocente, si spogliarono delle paure e dei
pensieri che li opprimevano,
si spogliarono dalle sofferenze e dai
vestiti.

Si toccarono e si baciarono,
e si innamorarono ancora di più l'uno dell'altro.
Poi, quando la tempesta di emozioni finì, quel ragazzo così bello si guardó attorno, vide tutti i dipinti che il pittore aveva creato durante tutta la sua vita,
aspettando qualcuno che li guardasse e li amasse.

Li guardò, poi si voltó e

se ne andó.

Il pittore si rivestì coi suoi vestiti, con le paure e le insicurezze, ma aveva freddo e si dovette coprire di più.

Aveva più paura ed era più insicuro, poi si guardò intorno osservando i quadri che aveva preparato e loro iniziarono a cambiare. Iniziarono
a essere meno sorridenti,
a essere più rugosi
a essere più brutti
e meno brillanti.

Al pittore non piacevano più.
Erano sempre lì, nessuno li aveva rovinati,
nessuno li aveva nemmeno toccati,
ma al pittore non piacevano più.

Si ricordó di come il ragazzo
li avesse guardati
come se non fossero stati importanti,
di come se ne era andato sbattendo la porta
del museo,
ed il pittore decise che, da quella porta, non ci sarebbe più passato nessuno.

Nessun ragazzo dai capelli colorati
e dal cervello ingarbugliato.

Il pittore rimase a guardare
i suoi quadri, sperando
che riacquistassero la sua bellezza.

Ma ogni giorno
diventavano più brutti.

I muri diventavano più scuri e più
deboli,
la porta rimaneva bloccata.

Il pittore stava,
giorno dopo giorno,
sdraiato,
pensando a quando si odiasse, a quanto
odiasse quel posto e quegli stupidi quadri.

Desideró di scappare via,
ma si era giurato che nessuno avrebbe sarebbe più passato dalla porta,
e non poteva farlo nemmeno lui.

Si era intrappolato nel museo
che aveva costruito durante tutta la sua vita,
quello che gli piaceva tanto,
quello che sperava poter condividere con qualcuno un giorno
e che ora non lo faceva respirare.

Sentì vetri rompersi
e il cuore infrangersi,
e il ragazzo dai capelli colorati entró
nel museo.

"Ho provato a entrare ma non
me lo hai permesso."

"Tu te ne sei andato."

"Perché i tuoi quadri sembravano i miei. Perché li ho visti e mi fissavano, sembrava mi conoscessero."

"Avrei potuto buttarli via."

"Non lo avrei permesso, non potevi cambiarli tutti per un ragazzo che avevi appena incontrato."

"Avremmo potuto dipingerne insieme."

"Adesso non possiamo?"

E al pittore sembró di respirare di nuovo,
gli sembró di sentire di nuovo quelle
emozioni che aveva in quella panchina.

E si baciarono, anche se era passato tanto tempo e loro erano sbiaditi.

Ma ogni volta che la mano di uno toccava il corpo dell'altro,
la pelle sembrava riacquistare il loro colore, gli occhi ripresero a brillare,
i quadri tornarono a
sorridere.

Si poteva di nuovo respirare, si poteva di nuovo vedere,
la tristezza era sparita,
la paura non faceva più paura,
il mondo era chiuso fuori dal museo,
i vestiti erano di nuovo sul pavimento.>


Il ragazzo prese un respiro, non aveva il coraggio di rileggere ciò che aveva appena scritto.
Sperava non ci fossero errori, sperava che ciò che aveva scritto potesse avere senso.
Respiró ancora, lasciandosi cullare dalla melodia della canzone che aveva ascoltato a ripetizione mentre scriveva.
Aveva mischiato tutta la sua vita in quelle poche righe, aveva preso pezzi di momenti della sua vita e li aveva impastati insieme, tirando fuori una favola in una notte in cui faceva freddo.
Quando la riproduzione casuale aveva fatto partire Faded, il ragazzo sentì di non riuscire a respirare per il peso di troppe cose sul cuore e quindi prese una penna e si mise a scrivere la storia di come aveva curato il suo cuore in modo che quando qualcuno ci fosse entrato lo avrebbe ammirato proprio come un museo.
Raccontó la storia di come il primo amore della sua vita fosse entrato in quel cuore e, senza dire niente, bloccato dalla paura, se ne fosse andato.
Raccontó di come negó e allontanó chiunque volesse visitare il suo cuore e di come il suo primo amore fosse tornato un giorno, stanco di aver paura di amare.
Raccontó di come lo aveva riaccolto nel suo cuore per non farlo uscire mai più,
e poi pianse.
Pianse perché non sapeva di essere capace in quel modo di raccontarsi, pianse impaurito dal fatto che qualcuno avrebbe letto quella storia e lo avrebbe capito fino in fondo, conoscendo
ogni suo quadro.

Pianse liberandosi dalla tristezza e dalle paure, che lasciarono il suo corpo trasportate via dalle sue lacrime.

Poi sorrise, mise giù la penna,
e decise che avrebbe fatto leggere quella storia a chiunque incontrasse,
perché adesso i quadri erano felici, belli e colorati,
e il ragazzo aveva imparato ad amarli di nuovo.

*******
Non so cosa ho appena scritto. Ho visto un video Yoonmin con Faded, me la sono messa in ripetizione e mi sono messa a scrivere. Non so se voglio rileggere ciò che ho scritto, scusatemi se ci sono degli errori,
ma ho aperto il mio cuore e non avevo voglia di pensare alla grammatica.
Ho mischiato la storia dell'amore che ha distrutto il mio museo alla storia di chi me lo ha fatto amare di nuovo e ci ho infilato gli Yoonmin perché mi hanno rapito il cuore senza che io me ne rendessi conto,
non ricordo neanche quando è successo.
Ho scritto questa roba in mezz'ora e volevo condividerla
perché ogni tanto fa bene dividere il peso sul cuore con qualcuno.

-Tania.

Yoonmin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora