Quel febbraio eravamo solo due ragazzi quasi comuni. La notte non mi portava mai a soluzioni, e tra i banchi di scuola, mi innamoravo sempre più di te, leggendo e conoscendoti nelle righe che scrivi. Sapendo del tuo essere un bravo poeta, nonostante la tua piccola età, mi improvvisavo anch'io come te. "Abbiamo una nuova poetessa!" mi dicevano i professori a scuola. Quelle parole ogni tanto mi rimbombavano in testa, talvolta mi facevano sentire importante, ma a me, in fondo, non fregava nulla di diventare famosa tra le mura del nostro istituto. Quello che in realtà m'importava davvero, era apparire il più possibile simile a te ai tuoi occhi. E così, sono passati i mesi, la mia poesia è stata diffusa in tutta la scuola, ma nessuno sa la verità. Io scrivo in prosa, lo sai, sono una brava scrittrice, ma una pessima "nuova poetessa". Ho partecipato a quel concorso solo perché ti eri iscritto anche tu. Ancora oggi, non contano per me i complimenti di studenti e professori. Quel febbraio, mi importava soltanto sapere di te, farmi conoscere da te. Magari conoscessero tutti la verità, quella che so io! Quella che gli altri osano chiamare "poesia", in realtà, era solo un banalissimo messaggio che ti avevo scritto in una noiosa ora di diritto. Si, perché io odio studiare diritto, e odiavo essere al di fuori, anche se per caso, dalle tue attenzioni. Parlavamo in versi noi due, anche via cellulare. Tutti i giorni ci scrivevamo pensieri tra le metriche. E anche se malamente composti, quanto mi piaceva che tu percepissi i miei sentimenti tra tutti quei versi che ti inviavo! Solo che poi, la vita, la morte, e i nostri problemi hanno preso il sopravvento. E purtroppo, tutto il nostro scriverci e vederci si è trasformato in un groviglio di rabbia senza capo e senza uscite. Quanto mi sarebbe piaciuto che tu non fossi così dannatamente orgoglioso! Ora che sei un amore perduto, distante dagli occhi, rintanato nella tua Milano, dimmi: cosa devo farci con tutti quei versi d'amore che ti ho scritto? Li devo strappare con la stessa rabbia con cui li ho rinnegati, o devo conservarli con nostalgia, tenendo conto che fanno parte del passato per sempre?
«Vorrei solo.
Vorrei solo
non volerti
solamente,
e sola mi chiedo
quando finirà
questa tagliente
solitudine.»
Dimmi, cosa devo farci con questi versi, eh poeta? E con gli altri? Dimmelo! Rispondimi, ti prego, perché sono rimasta senza risposte da inventare, e non mi basta più stare in agonia. Chissà, se prima o poi, ti farai risentire. Chissà! Forse presto, forse mai! Intanto, da sola, posso dirti solamente, ancora una volta, che ci vediamo nella mia solitudine. Al prossimo pianto vecchio amore mio.