«Mi ha chiamato padrone?» chiese il piccolo essere di metallo appena entrato distinguendo la figura autoritaria davanti a sè.

La grande sala mancava di illuminazione, la luce veniva filtrata dai teli sgualciti posti sopra le alte finestre. Il colore grigiastro delle apparecchiature elettroniche avanzate predominava nella stanza contrastato dalla luce fredda degli schermi virtuali.

«NAT, amico mio» lo accolse l'umano padrone del robot con le braccia aperte come se davanti a lui ci fosse un vecchio conoscente, ma NAT lo sapeva bene: quella era tutta scena.
«Vieni entra» proseguì incitandolo con le mani, ma per quanto quella frase sembrasse un invito, gli occhi dell'uomo facevano intuire che fosse un comando. E per quanto avrebbe voluto tirarsi indietro non poteva, era obbligato a obbedire come uno schiavo, lui gli apparteneva.

«Si padrone» disse avvicinandosi,
«Chiamami pure "Signor Reich"» affermò l'uomo.
Mr Ducan Reich era un uomo al quanto giovane e pazzo. I capelli corti marroncini facevano risaltare il volto abbronzato con molteplici rughe espressive sulla fronte e sulle guance. Vestiva sempre con un eleganza a volte eccentrica, dai colori e fantasie contrastanti.

Purtroppo non era il bizzarro stile ad averlo fatto conoscere in quasi tutto il mondo, ma bensì le sue azioni e il suo denaro. Famoso, per la cattiveria e per l'egoismo che si portava appresso; capriccioso e viziato come un bambino troppo cresciuto: quello che voleva otteneva.

«Sai perché sei qui, NAT?» gli chiese il signor Reich, il robot scosse leggermente la testa metallica. L'uomo gli si avvicino, non troppo sorpreso, iniziando a percorrere con le mani le saldature presenti sul corpo di NAT.

«Mi stupisce sempre la vostra forma umana» constatò Reich «È così...Realistica! Tranne per il metallo, certo, ma comunque eccellente» concluse battendo un pungo sul braccio del robot provocando un rumore sordo ed allontanandosi subito dopo con un'espressione imbarazzata.
Nessuno sapeva cosa passasse nella mente di Ducan Reich e molte voci giravano sul suo conto. Alcuni dicevano che fosse semplicemente folle, altri che da piccolo avesse persino fatto dei controlli ma che non era stato riscontrato nulla di anormale e che quella fosse solo una parte del suo essere.
«Sai? Il nostro nome dice da dove veniamo, cosa faremo e dove andremo» iniziò a parlare Reich dopo attimi di silenzio nei quali aveva girovagato nella stanza pensieroso: «Il mio, ad esempio, vuol dire "Guerriero oscuro". E guardami, sono esattamente così» La sua voce si era fatta acuta ed emozionata, dando fastidio ai recettori uditivi del piccolo essere metallico.
«E tu sai perché ti chiami così, NAT?» gli chiese Reich mentre nei suoi occhi verdastri si era accesso qualcosa, qualcosa che il robot non sapeva spiegare era come una scia di malignità.

«Si, Signor Reich» rispose NAT «Ogni robot in questo mondo è chiamato secondo la funzione che svolge».

«E qual è il tuo compito, uomo di latta?» domandò ancora Reich nonostante sapesse benissimo cosa volesse dire sigla.

«Si, signore. Network address translation, nel campo delle reti telematiche ho il compito di tradurre degli indirizzi di rete» spiegò brevemente NAT, il suo compito era uno dei più semplici e questo gli aveva dipeso la sua statura più bassa e gracile rispetto quella degli altri robot. Era piccolo, alto come un uomo adulto.

«Bene, ora voglio che fai una cosa per me» affermò subito dopo Reich e vedendo il robot guardarlo interessato continuò a parlare: «Devi cambiare i codici che controllano il traffico aereo e farne scontrare due...» Nat lo interruppe subito «Non posso». «Come?» chiese sorpreso Reich, nessuno disobbediva ai suoi ordini. «E' contro i miei fondamenti» ammise il robot vedendo la collera impossessarsi dell'uomo.

«Non mi interessa, fallo comunque, è un ordine!» alzò la voce Reich.

«Non posso infrangere i miei comandi primordiali, come tutti gli altri robot» cercò di far capire all'umano, ma questi non voleva saperne.

«Allora sali sull'aereo e distruggiti!» la voce di Reich si alzava sempre di più come la collera che aveva in corpo.
«Anche questo va contro le mie leggi robotiche» disse a bassa voce NAT, aveva paura delle conseguenze.
«Non mi servi più allora» disse guardandolo per poi girarsi « Portatelo via!» urlò interrompendo il silenzio appena creatosi.

Due uomini apparvero dal nulla e afferrando NAT per le braccia lo portarono fuori dalla grande sala verso un luogo dal quale non avrebbe fatto più ritorno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 30, 2017 ⏰

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