"Complimenti Signor Payne, da oggi questo locale è ufficialmente di sua proprietà".
Stringo la mano all'uomo che ho davanti, sorrido e lo ringrazio.
Chiude la valigetta nera contenente tutti fogli che, dopo aver esaminato per più di un'ora, ho firmato pochi minuti fa.
Si passa una mano tra i capelli tirati indietro, si sistema l'elegante giacca nera sopra la camicia pregiata e guarda l'orologio d'oro che ha stretto al polso.
"Sono in ritardo, devo salutarla. Buona fortuna per il restauro!" dice, dirigendosi velocemente verso l'uscita.
"La inviterò all'inaugurazione. Grazie ancora signor Wilson" dico e lui, avvicinandosi all'uscita, con un semplice gesto della mano mi saluta ed esce, chiudendo dietro di se la porta a vetro con un po' troppa forza. Infatti tutte le vetrine tremano e ho paura che si frantumino in mille piccole schegge.
Sospiro e mi massaggio le tempie con le dita. Parte uno, andata.
C'è tanto lavoro da fare, tantissimo, ma sono felice di quello che ho in mente di fare e ce la metterò tutta per realizzare questo progetto al massimo delle mie aspettative.
Dalle finestre chiuse del locale si sente il rumore della strada trafficata e il vociare delle persone che percorrono il marciapiede davanti all'entrata.
Mi è mancata questa città. Mi è mancato il suo continuo chiasso e la strada trafficata a qualunque ora del giorno e della notte, le persone che si muovono di fretta e camminano a testa alta.
Anche Londra è grande e movimentata ma non ai livelli della mia Grande Mela.
Sono tornato a New York dopo nove anni in Inghilterra e sono un'altra persona.
Quando ho lasciato la città, e quindi la scuola che frequentavo, non ho sofferto molto la perdita di amici perché non ho abbandonato praticamente nessuno, nessuna ragazza com'era normale per un ragazzino di quindici - sedici anni che cambia stato.
A scuola ero un po' lo sfigato. Troppo timido per fare amicizia, ancorabambino rispetto ai miei compagni, grasso a detta di tutti. Qualunque cosa io facessi i miei compagni di scuola trovavano qualcosa per prendermi in giro, troppo spesso tirando in ballo il mio peso o il fatto che mio papà avesse abbandonato mamma quando ero appena nato.
Così, appena ho potuto, ho cambiato casa, città, paese e vita.
Gli anni che ho passato a Londra sono stati una continua scoperta di me stesso e sono cambiato.
Sono diventato quello che ho sempre voluto essere.
I capelli a 'scodella' sono diventati un ciuffo alzato con il gel, il mio corpo grassottello ha lasciato spazio a un petto ampio, muscoloso e tonico, il mio viso da bambino è notevolmente cambiato.
Ho accettato la mia omosessualità, mi sono laureato e ho lavorato con persone molto qualificate con cui ho stretto un meraviglioso rapporto d'amicizia.
Adesso faccio il lavoro che ho sempre sognato e ho la possibilità di farlo nella città in cui sono nato.
Qui non ero totalmente solo, a parte mia mamma e mia sorella un amico lo avevo, ma non ne ho sentito la mancanza alla partenza perché è venuto a Londra con me.
Quella città è stata la rinascita di entrambi.
Il mio migliore amico da sempre è Niall Horan, un irlandese che si è tinto di biondo platino a tredici anni per una scommessa e poi non ha più smesso. Un ragazzino che ama la sua Irlanda come nient'altro pur essendoci stato la prima volta a diciotto anni, insieme a me. Un ragazzo che ha sempre vissuto con i suoi nonni qui a New York o con me a Londra. Un angelo dagli occhi cielo capaci di far sognare chiunque e un sorriso che illumina l'intero pianeta.
Niall è uno dei migliori chef che abbia mai conosciuto e, lavorando nel campo dei ristoranti, -adesso ne sto per aprire uno- di chef ne ho visti parecchi.
Per questo non ci ho pensato due volte a proporgli di diventare mio socio in questo progetto.
Adesso sono ancora solo qui in America perché lui è tornato un paio di settimane nella sua Irlanda prima di lasciarla per un bel po' di tempo.
Quando mi raggiungerà, verrà anche Harry.
Harry Styles è un ragazzo che io e Niall abbiamo conosciuto a Londra in una normale giornata piovosa, un paio di mesi dopo il nostro arrivo.
Ha frequentato la facoltà di economia e si è laureato con il massimo dei voti ad appena ventitré anni. Un piccolo genio dagli occhi verde smeraldo e il sorriso dolcissimo.
Un ragazzo dalla pelle candida e le fossette sulle guance che ha lasciato la famiglia ad appena quindici anni perché non lo accettava. Un ragazzo cresciuto troppo in fretta che ha sempre una buona parola per tutti.
Harry è scappato dal suo paesino di nascita per inseguire la sua passione per gli studi dei numeri, anche per lui Londra è stata l'inizio del sogno.
Sapendo la sua passione per i viaggi, i cambiamenti e, soprattutto, la sua capacità nella materia studiata gli ho proposto di trasferirsi nella "Grande Mela" con me e Niall.
La sua risposta è stata subito affermativa, contento di non abbandonare noi e con la sicurezza di un posto di lavoro che lo appagherebbe.
Il grandissimo progetto che ho sempre sognato di realizzare si sta per compiere e non sono solo, ma socio delle uniche due persone che mi conoscono davvero e non mi hanno mai abbandonato.
I miei due soci però arriveranno qui non prima di quindici giorni e questo vuol dire che gran parte del lavoro dovrò svolgerla da solo.
E di lavoro ce n'è decisamente tanto.
Il locale, che era un pub nemmeno troppo pulito, di utilizzabile ha solo il bagno e la cucina che ha bisogno solamente di una pulita molto approfondita.
Quella, il regno di Niall, la sistemerà lui quando arriverà.
Per il resto c'è da togliere il bancone di metallo arrugginito che spezza in due parti il grande salone, smantellare tutti i ripiani e gli scaffali vuoti, togliere l'insegna rotta e pitturare tutte le pareti oltre a sostituire i vetri che sono incrostati di colori che hanno visto sicuramente tempi migliori.
Il lavoro da fare è tanto ma lo è anche la mia volontà di riuscire in questo progetto.
Mi sono lasciato alle spalle gli anni più brutti della mia vita -vissuti per altro in questa città- e sono pronto a essere l'uomo che ho sempre sognato nella città in cui sono nato e che non ha mai perso il primo posto nel mio cuore.
Sorrido e prendo un profondo respiro, mossa sbagliata perché tanti minuscoli acari di polvere mi entrano nel naso provocandomi un fastidioso prurito. Faccio una smorfia e spalanco tutte le finestre per arieggiare lo spazio.
Tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans scuri che indosso e cerco nell'elenco dei contatti il numero dell'agenzia di Pr che mi ha consigliato mia sorella per i lavori, The Barnays.
Osservo il numero per un paio di secondi e attivo la chiamata.
Al terzo squillo una voce acuta e squillante inizia a parlare molto velocemente, abituata a ripetere ogni volta la stessa sequenza di parole, "Buongiorno, qui l'agenzia di pubbliche relazioni 'The Barnays'. Saremo lieti di poterla aiutare nel migliore dei modi, cosa desidera chiedere?". Rimango un paio di secondi in silenzio cercando di metabolizzare tutte le parole del mio interlocutore.
"Salve, sono il signor Payne. Vorrei prendere un appuntamento con un vostro impiegato per parlare dell'attuazione di un mio progetto" rispondo.
"Certo, signore. C'è un giorno che le torna meglio di altri? Altrimenti ho un posto libero domani mattina alle 11", un leggero rumore di pagine che girano, "perfetto, domani mattina alle undici è perfetto" affermo, non speravo nemmeno di poter avere un'idea precisa del lavoro complessivo così presto.
"Perfetto, la ringrazio. A domani, signor Payne. Chieda di Tomlinson e la faranno parlare direttamente con me".
"La ringrazio, arrivederci", stacco la chiamata e tiro un sospiro di sollievo accarezzandomi il mento ricoperto di un sottile strato di barba.
Faccio di nuovo il giro di tutto il locale canticchiando e immaginando le serate che passerò qui quando sarà tutto pronto.
Adesso qui da solo non posso fare niente di utile quindi decido di passare a casa a salutare mia mamma prima di tornare in appartamento a sistemare le ultime cose del trasloco.
Entro in auto dopo aver chiuso a chiave la porta e, dopo essermi immerso nel traffico newyorkese, inizio a pensare agli ultimi quattro giorni, i primi quattro giorni da uomo nella mia adorata città.
A Londra vivevo con Niall da una mia zia quindi io ho passato più di metà adolescenza senza genitori, lui praticamente tutta la vita. Siamo come fratelli, vivendo con i nonni accanto a me, mia mamma è sempre stata la anche la sua come io sono sempre stato un nipote per i signori Horan.
Abbiamo sempre vissuto come una famiglia unica, una famiglia che abbiamo abbandonato a quindici anni e che ci è mancata ogni giorno passato lontano.
Certo, venivano a trovarci durante le feste ma, data la lontananza, non più di tre volte l'anno.
È stata abbastanza dura come separazione ma con il tempo ci abbiamo fatto l'abitudine, poi c'erano le telefonate e i videomessaggi tutti i giorni e per un po' la mancanza si sentiva meno.
I nonni hanno imparato a usare il computer -certo, dopo aver chiamato in Italia per ben due volte, ma almeno hanno imparato.
Da quando sono tornato passo tutti i giorni a casa di mamma e, ogni volta, è come se non fossi mai andato via.
L'unica differenza è l'assenza di mia sorella che, dopo essersi sposata, si è trasferita dall'altra parte della città.
Quando sono arrivato a casa c'era solo mia mamma e per poco non sviene sulla soglia di casa nel vedermi.
Ricordo benissimo la sua espressione di quando ho varcato la soglia.
Il suo sorriso luminoso, i suoi occhi lucidi sgranati, la sua voce tremante, le sue mani attorno al mio corpo.
Poi ci sono stati i "mi sei mancato", i "ti voglio bene" e anche i rimproveri per non averle detto niente del mio arrivo.
Non la vedevo dal Natale scorso, quindi da circa sette mesi, e adesso può vedermi tutti i giorni visto che ho comprato un appartamento a nemmeno quindici minuti da lei.
Londra è bellissima, lì avevo il mio lavoro, le mie abitudini e i miei punti di riferimento ma non la mia casa, la mia casa è sempre stata dove c'era lei.
Sorrido quando, dopo essere sceso dall'auto, vedo una testa bionda scostare le tende del salotto e guardarmi mentre percorro il vialetto che porta all'entrata, e la abbraccio quando apre la porta prima che io sia arrivato al portico.
"Ho il locale mamma, da adesso è mio" le annuncio e lei mi sorride e batte le mani come una bambina.

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New Beginning, Old Love
Fanfiction[Ziam | accenni Larry e Barbara/Niall; past!Lirry] // 15.6k Mi volto, io questa voce l'ho già sentita. Occhi fuori dalle orbite, respiro mozzato. Cuore che perde due - tre battiti, cervello completamente vuoto, gola secca. È veramente lui? Certo ch...