Prologo • Is this the end?

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Present

Che rumore fa un cuore che si spezza?
Forse è un piccolo crack, un suono buffo come quello nei cartoni animati che guardavamo da bambini o che leggevamo sui fumetti, accompagnati da qualche immagine sgargiante.
Magari è un qualcosa di tanto silenzioso da percepirne appena l'eco.
O forse è un suono talmente assordante da travolgerti l'anima.
Jasmine non se lo chiedeva da un po' ormai.
Aveva giurato a sé stessa che non avrebbe sofferto mai più per amore, certa di non esser più in grado di provare un sentimento così intenso, ma era chiaro che si era sbagliata su tutto e lo avrebbe imparato nel peggiore dei modi quel giorno quando, accompagnato dal suono della voce di lui, chiaro e frastornante lo sentì spezzarsi proprio dentro il suo petto.

Il vento infuriava lungo le strade affollate di Los Angeles, quasi come se preannunciasse ciò che di lì a poco sarebbe accaduto.
Quel momento sembrava scritto nel suo destino, un destino da cui lei tentava costantemente di fuggire ma che ogni santissima volta riusciva a recuperar terreno, raggiungendola e travolgendola con infiniti drammi e rotture dolorose.
Gli  occhi chiari della ragazza si posarono sul viso contratto di Dimitri che, stringendo tra le dita la manica del proprio borsone, continuava a tenere lo sguardo basso senza proferire parola.

« Quindi finisce così? Te ne vai via? »

Avevano discusso fin troppo in quell'ultimo periodo, era vero, ma Jasmine non credeva fossero a quel punto.
Come avrebbe potuto pensarlo se  fino alla notte prima avevano fatto l'amore, stringendosi l'una all'altro come se tutto il loro mondo fosse lì, in quella camera?
Tutto continuava a ripetersi ancora e ancora, in un perpetuo girotondo di cuori spezzati e lei non sapeva proprio in che modo evitarlo.
Non riusciva a smettere di chiedersi come potesse andare via dopo tutto quello che avevano fatto per stare insieme.
Era un incubo, doveva esserlo.
Lo  sguardo del ragazzo però e la tristezza nei suoi occhi erano chiari più di mille parole, le stesse che lui non riusciva a pronunciare e che lei aveva bisogno di sentire.

« Dimmi che non mi ami. Dimmi che non provi nulla per me e io ti giuro che ti lascerò andar via. Non mi vedrai mai più. Ma dì qualcosa per una sola dannatissima volta! Sono stanca di questo silenzio. »

Lui sollevò lo sguardo e, incrociando quello di Jasmine, aprì le labbra per parlare ma tutto ciò che ne uscì fu semplice e puro silenzio.
Abbassò nuovamente gli occhi, mortificato.
Non riusciva a guardarla, il solo pensiero di essere ancora una volta la causa della sua sofferenza lo uccideva, anche se sembrava ormai inevitabile.
Voleva amarla come meritava ma non era più sicuro di esserne in grado.
Non dopo Holly,  non dopo quella scoperta.

« Mi dispiace Jas, io... »

Stava cercando le parole giuste ma sapeva non ci sarebbero mai state.
Lei non riusciva a capire tutto ciò che stava vivendo dentro di lui, quel tumulto di emozioni che gli stavano togliendo il sonno... e come avrebbe potuto?
Nemmeno lui sapeva dar voce ai propri pensieri. Nemmeno lui riusciva a capirsi.
Così deglutì, voltando il capo verso la finestra e cercando di concentrarsi su qualcosa che non fossero gli occhi di lei che lo guardavano speranzosi, in attesa di una parola che avrebbe potuto salvare entrambi da quel dolore.

« Sei un codardo. Un codardo! Non riesci nemmeno a guardarmi in faccia, sono stata una stupida, avrei dovuto capirlo molto tempo fa. »

Sentì la rabbia crescere dentro di lei, insieme alla delusione, per aver anche solo creduto di contare qualcosa per uno come lui.
Strinse i pugni rabbiosa, i piedi si mossero da soli.
Il suono dei passi insicuri di lei fu l'unica cosa che, in quell'assordante silenzio, entrambi riuscirono a percepire.
Nessuno dei due aveva il coraggio di mettere un punto a quel rapporto, entrambi però sentivano il bisogno di andare via.
Finalmente erano l'uno di fronte all'altra, lei abbastanza  vicina da percepire il suo respiro sulla pelle, lui abbastanza da poter sentire ancora una volta il suo profumo.
Voleva guardarlo negli occhi, doveva farlo un'ultima volta.
Avrebbe voluto baciarlo, pregarlo di non lasciarla, di non andare via, di non spezzarle il cuore.
Anni prima glielo aveva promesso, le aveva giurato che non l'avrebbe mai più fatta soffrire.
Ma entrambi sapevano che quella promessa era stata spezzata nell'istante in cui lui aveva scelto di scappare via, di nuovo, trascinando via ogni speranza di salvare il  loro amore.
A quei ricordi la rabbia la assalì tanto che non poté trattenersi dal dire quelle parole, sputandogliele in viso con tutto il disprezzo che era capace di provare.
Voleva ferirlo e sapeva quale fosse l'unica cosa capace di farlo.

« Sei come tuo fratello. Assolutamente all'altezza del cognome che porti.  »

Poi gli diede le spalle, avvicinandosi in fretta alla porta.
Doveva uscire da quella casa e metter più distanza possibile tra loro prima di scoppiare in lacrime, non gli avrebbe dato anche quella soddisfazione.
Non riusciva a credere che quella fosse la fine.
Non ci sarebbero stati più baci, abbracci, risate, non ci sarebbero più state parole sussurrate.
Non ci sarebbe stato più nulla e non poteva fare niente per cambiare tutto ciò.
Non stava perdendo solo l'amore in quel momento, stava perdendo il suo migliore amico, il suo più grande complice, il suo confidente, l'unico capace di capirla con un solo sguardo.
Stava perdendo tutto ciò che le aveva impedito di crollare dalla morte dei suoi genitori.
Ma non poteva costringerlo a provare sentimenti che non gli appartenevano, aveva provato per fin troppo tempo a farsi amare da lui nello stesso modo in cui lei lo amava da sempre.
Si chiuse così la porta alle spalle, poggiandosi contro di essa per qualche istante, cercando di trattenere le lacrime che poco dopo discesero lente sulle sue guance arrossate.

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