Capitolo 1.

5.9K 215 51
                                    

Vancouver, 20 settembre 2015

Piove ormai da ore, come di consuetudine in una giornata di fine estate in una città come Vancouver. Precisamente dalle 12.45 a.m. di ieri notte. É sorprendente quanto l'insonnia mi permetta di percepire particolari che pochi altri notano: la prima goccia d'acqua che tocca l'asfalto, l'ultima luce che si spegne dietro le finestre, il secondo esatto in cui i semafori iniziano a lampeggiare.
Sospiro e appoggio le mani al volante, infastidito. Amo la pioggia in ogni occasione tranne quando questa mi impedisce di arrivare in orario al lavoro. A Vancouver sanno gestire il mal tempo con una calma che noi europei ci sogniamo, ma un temporale di questa portata mette in difficoltà anche i più esperti.
Riesco ad arrivare alla biblioteca con solo dieci minuti di ritardo. Metto il cappuccio della giacca e corro velocemente verso l'entrata. Quando mi fermo per riprendere fiato sotto l'arco di ingresso, mi chiedo, come ogni mattina, cosa ci trovi io di tanto emozionante in un lavoro che ormai perde giornalmente la propria importanza, tanto da arrivare fradicio per iniziare il prima possibile. Al giorno d'oggi, più del 95% delle persone preferisce i versatili ed economici libri digitali ad un pesante e vecchio volume della biblioteca. I nostri unici clienti sono i vecchietti, per cui Internet è ancora un mondo oscuro e complesso e qualche raro giovane che, come me, tenta di aggrapparsi all'ombra di un'epoca ormai passata. Poi il profumo di libri polverosi e caffè della macchinetta mi avvolge e decido che quell'ombra è ancora troppo reale per essere semplicemente scacciata via.
Liam, il mio collega, indossa già l'uniforme ed è seduto dietro la scrivania. Sta fumando una sigaretta nonostante sia espressamente vietato.
"Buongiorno Louis, dormito bene?" ridacchia, ironizzando sul mio problema. É uno stronzo, ma ci conosciamo dai tempi del liceo ed è ciò di più vicino ad un amico che io conosca. Abbiamo deciso insieme di provare a cercare lavoro in questa biblioteca, per pagare un affitto troppo caro e una enorme dipendenza da nicotina. Alla fine, al contrario di ogni aspettativa, io me ne sono innamorato, mentre lui ci lavora solamente per pagarsi da bere il fine settimana.
Mi porge la sigaretta e dopo qualche secondo di titubanza, la afferro, facendo qualche tiro. Sono solo le 9 di mattina, a quest'ora non c'è nemmeno il pericolo che entri un cliente.
"C'è una novità" Torna a sedersi, girando su se stesso sulla sedia con le rotelle.
"Sentiamo..." Fingo di essere interessato e continuo a fumare la sigaretta di cui non sembra volersi riappropiare. Ha un effetto calmante su di me e mi permette di scacciare almeno in parte la stanchezza derivante da una settimana insonne.
"È arrivato uno nuovo, un tizio che farà una prova di lavoro qui"
"Dov'è?" mi guardo intorno nella stanza.
"Nella sezione dei manuali antichi insieme a Niall" Un brivido di fastidio mi percorre le gambe, facendole quasi cedere. Lascio cadere la sigaretta nel cestino e non ascolto le imprecazioni di Liam.
La sezione dei manuali antichi è la mia preferita in tutta la biblioteca. Trascorro l'intera durata della mia pausa pranzo in quell'enorme sala, a perdermi tra l'odore pregnante di pagine bruciacchiate ed annerite dal tempo. Sfioro le copertine, seguo con il dito il piccolo solco causato dal titolo in caratteri d'oro, odo il leggero scricchiolio provocato dalle pagine sotto il mio tocco. A tratti mi fermo e ne prendo uno dall'enorme libreria in legno d'acero e semplicemente mi siedo al tavolo della manutenzione e me ne prendo cura, come si fa con un bambino che si è sbucciato un ginocchio cadendo dalla bicicletta, come si fa con un pezzo di storia troppo importante per essere semplicemente lasciato in balia delle termiti e del tempo.

Quando ci hanno assegnato la sezione di cui avremmo dovuto occuparci in quell'anno lavorativo, ho sperato tanto che qualcuno riuscisse a percepire il mio amore per quei libri e me li affidasse. E invece era capitata a Niall. E a me la solita noiosa e sfiancante accoglienza clienti. Ed ora, sapere che Niall ci avesse portato quel novellino che poteva, anche erroneamente, toccare i miei libri, mi mandava su tutte le furie.

"Oh Louis! Ti presento..." Prima che io mi giri e prima che Niall riesca a finire la frase, la sento di nuovo, quella voce, dopo anni in cui ogni altro rumore mi era sembrato ovattato. Quella voce risuona nitida e forte dietro di me, permettendomi di riconoscerla tra mille altre, come non avrei mai smesso di fare.

Le notti di Brighton Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora