"Mi ricordo tutto". Quante cose racchiuse in una parola. Tutto. Le mattinate in cortile, le volate in bici verso il paese, le nuotate e le corse al mattino. E poi la collina di Monet, il sangue dal naso, la prima notte insieme e quelle a seguire, fino all'ultimo bacio nel bagno di Fiumicino. Tutto.
Oliver, anzi no, Elio, pensai, ti ricordi come io ero tu e tu mio? Quanto forte ci volevamo e non potevamo averci?
Immobile sul mio letto, gli occhi chiusi così forte da veder esplodere infiniti puntini rossi, come stelle. Le stelle che avevamo io e te. Torniamo ad averle, anche per una notte soltanto. Mi accontenterò. Tu sarai di nuovo Elio, io di nuovo Oliver. No, non ho mai smesso di esserlo.
Dopo vent'anni, dopo innumerevoli amanti, sono ancora Oliver. Anche quando pensavo di averti scordato, o riposto nell'angolo dei ricordi sbiaditi, tu eri ancora lì. Elio e Oliver, Oliver ed Elio... Così nostri da prendere i nomi l'uno dell'altro.Sentii lo scatto della serratura della mia portafinestra. Non aprii gli occhi, sicuramente l'avevo immaginato. Come vent'anni fa, dopo la collina di Monet, dopo che sei sparito e sei rientrato in piena notte, quando ogni singolo rumore mi sembrava un segnale del tuo arrivo, quando una doccia era sinonimo di tradimento. Elio. Elio, Elio, Elio. Chiamami col tuo nome, ed io ti chiamerò col mio.
Lo dirò una volta ad alta voce, no, sussurrando, non voglio che tu mi senta dall'altra stanza, quella stanza che vent'anni fa è stata mia ed ora è tua, come me... Da mio a tuo, irreversibilmente. Lo dirò sussurrando, come lo abbiamo sussurrato qui, in questo letto, infinite volte: "Elio".
"Oliver". Spalancai gli occhi, poi li richiusi di scatto, come quando starnutisci, come quando vuoi sbirciare una sorpresa ma ti rendi conto che guardare rovinerebbe la sorpresa stessa. Basta illusioni, basta pensieri, tu sei nella tua stanza, ci rimarrai fino a domani, quando partirai forse per sempre, lasciando qui i tuoi occhi imprigionati nel tuo luogo dello spirito, che ti apparterrà sempre, come me. Quanto sono ripetitivi i miei pensieri, stanotte."Oliver". Aprii gli occhi: non potevo averlo immaginato due volte, forse lui era lì nella stanza, forse mi sarebbe bastato voltare la testa per vederlo. Piano, un millimetro alla volta, mi girai e lui era lì, in piedi nella stanza, vidi la sua ombra e mi resi conto che l'avrei riconosciuta tra miliardi di ombre: anche se ad illuminarlo ci fosse solo la luna, anche se ci fosse solo buio e sentissi solo respiri, io lo riconoscerei.
Allungò una mano verso di me e mi sfiorò il labbro inferiore con un polpastrello. All'improvviso non eravamo più nella mia stanza, eravamo sulla collina di Monet e lui mi stava sfiorando il labbro prima di baciarmi la prima volta, prima di chiedermi se ora andasse meglio. Vent'anni non sono più nulla, non sono mai trascorsi, io ho ancora 17 anni e lui ancora 24, l'estate scorre pigra fuori dalla finestra tra bozze, musiche trascritte, fatiche della tavola e giornate che prima sembravano non finire mai e poi finire troppo presto.Si abbassò e mi baciò. Fu un bacio leggero, uno sfiorarsi di labbra, un sentire il respiro dell'altro sul proprio volto, poi si alzò. Sentii un sospiro, poi un altro.
Scosta le coperte, ti prego, fallo tu perché l'ultima volta che l'ho fatto io non mi hai voluto, mi hai detto che ti saresti sposato, te ne sei andato dalla mia vita e mi hai dimenticato. No, hai finto di averlo fatto, perché tu ricordi tutto, vero? Hai finto per proteggerti, per proteggermi, ed io non l'ho mai capito.
Sentii le coperte scostarsi ed il suo corpo sdraiarsi accanto al mio, immobile, silenzioso, forse spaventato quanto lo ero io. Un bacio sul collo, come sullo scoglio vent'anni fa, poi un altro ed un altro ancora... E poi sulla mandibola, sul mento, sulla guancia, sul naso, una scia infinita tracciata da quelle labbra che ancora riconoscevo su un volto che loro forse non riconoscevano più. La scia si interruppe sulle mie labbra ed il mondo smise di girare, le onde smisero di infrangersi sugli scogli, e niente più contava tranne noi, nemmeno gli anni passati lontani, le vittorie, le sconfitte, le nascite e le morti, gli amanti e le famiglie... Tutto si annullò e scomparve, risucchiato dal buco nero che quel bacio aveva creato.
"Oliver" sussurrò lui, le labbra ancora contro le mie: "Oliver, Oliver, Oliver".
"Elio", risposi. Non mi accorsi di star piangendo finché le lacrime non mi giunsero all'angolo delle labbra, salate come il mare, lacrime di sollievo, di tristezza, di gioia, di paura, di commozione, di liberazione. Misi una mano sul suo volto e lo sentii umido. Piangeva anche lui, le nostre lacrime fuse insieme come i nostri respiri, le nostre vite, le nostre anime. Lo abbracciai come avevo fatto la prima notte, lui mi abbracciò allo stesso modo, e capii che non avevo bisogno di altro. A cosa serve questa casa, il mondo, l'universo stesso, se io ho te e tu hai me? Se ci siamo ritrovati?
"Chiamami col tuo nome ed io ti chiamerò col mio" lo sentii dire, il volto premuto sui miei capelli.
"Elio" sussurrai contro il suo petto.
"Oliver".
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Call me by your name... ||Elio pov
Short StoryHeadcanon ispirato al finale del libro "Chiamami col tuo nome". "Immobile sul mio letto, gli occhi chiusi così forte da veder esplodere infiniti puntini rossi, come stelle. Le stelle che avevamo io e te. Torniamo ad averle, anche per una notte solta...