"Mi ricordo tutto". Quante volte avrei voluto dirtelo in questi vent'anni, Elio.
Quante volte avrei voluto scrivertelo nelle mie lettere, dirtelo al telefono, ma ogni volta mi sembrava essere così sbagliato... Se solo sapessi il tuffo che il mio cuore ha fatto quando al telefono mi hai chiamato con il tuo nome! Avrei voluto chiamarti Oliver un milione di volte, e sentire il mondo intorno a me scomparire.
Ho vissuto per anni con la paura che mi odiassi, anzi, che mi avessi dimenticato. L'odio è pur sempre un sentimento, l'oblio è nulla. Anche quando sei venuto a trovarmi mi è sembrato di leggere così tanto dolore nei tuoi occhi che ho faticato a sentire le tue parole.
Nella vita ho fatto scelte sbagliate per il giusto motivo, e scelte giuste per il motivo sbagliato: tu sei stato la scelta giusta per il motivo giusto, forse l'unica che abbia mai fatto. Hai esitato, oggi, ti ho visto. Anche dopo vent'anni riconosco i tuoi movimenti, i tuoi sguardi, le tue emozioni. Non ci credi, Elio? Non credi che io ricordi tutto? Non credi che stare in questa stanza mi renda difficile anche solo respirare? Saperti così vicino, eppure così lontano, sapere che un tempo attendevi che mi affacciassi sul terrazzo ed ora, forse, desideri solo che io riparta.
Oh, Elio. Oh, Oliver.
Mi alzai in piedi, le gambe che tremavano. Che vergogna, 44 anni e mi tremano le gambe per la paura, per l'angoscia.
Posai la mano sul muro che divideva le nostre stanze, l'ignoranza mi logora dentro, devo sapere se mi vuoi, se mi odi, se per te sono ancora Elio.
Mi allontanai dal muro, spostandomi verso la porta finestra, e la aprii: l'odore del mare mi colpì insieme all'ondata di ricordi, ricordi che mi sommergono ogni volta che torno qui, dove tutto è iniziato, quel tutto da cui sono scappato per anni per te, per noi, ma mai per me stesso. Non ti avrei mai potuto condannare ad una vita da nascosto, Elio, sei troppo luminoso per rimanere rinchiuso al buio a causa del mio egoismo. Ho messo te prima di me fin dal primo istante in cui ti ho visto, dal primo bacio all'ultimo: ho scelto di lasciar brillare te, ed oscurare me.
"È meglio parlare o morire?", mi riaffiorano queste parole alla mente: tu, vent'anni fa, decisi di parlare, ed in un modo tutto tuo mi apristi la strada verso il tuo cuore, settimane dopo io scelsi di morire.Uscii sul terrazzo, le mani strinsero la ringhiera, poi mi decisi a lasciar andare quell'ancora e mi buttai nel mare in tempesta. Il chiavistello di quelle finestre era così semplice da aprire dall'esterno che sembrava invitare gli occupanti delle due stanze ad incontrarsi nella notte.
Entrai nella sua stanza e lo vidi nel letto... Dormiva? No, quando dormi tu ti muovi, lo so, sono certo che non sia cambiato nulla, eppure sei rimasto immobile, ombra tra le ombre.
Mi voltai in silenzio lottando con me stesso, cercando al contempo di impormi di restare e di fuggire, di gridare e di stare in silenzio.
"Elio" sentii sussurrare nel buio, e come richiamato da una forza invisibile mi voltai verso il letto, una forza senza tempo, che ci chiamava da una vita intera: lui è ancora immobile, supino, vedo le linee del suo volto illuminate fiocamente dalla luna, la coperta alzarsi ed abbassarsi lentamente al ritmo del suo respiro.
Dimmi che non l'ho immaginato, dimmi che mi hai davvero chiamato con il tuo nome, che sai che sono qui, che hai capito tutto: sono tuo, sono Elio, non sarò mai nessun altro e di nessun altro. Ti ho sentito, mi hai chiamato, ma se anche fosse stato solo il vento, o il mare, e la mia mente mi avesse giocato un brutto scherzo, non voglio più andar via senza chiamarti di nuovo con il mio nome.
"Oliver" sussurrai, e vidi il suo corpo muoversi impercettibilmente, come un minuscolo sobbalzo, chiaro segno che fosse sveglio. Aspettai, ma inutilmente, rimase immobile, in silenzio, come se mi fossi immaginato tutto e lui non mi avesse sentito.
Un tempo riconoscevi i miei passi sulla ghiaia, ed ora non riconosci più la ma voce? Tu che sapevi a memoria i battiti del mio cuore ora non vuoi più ascoltarli? Eppure ogni battito in questi vent'anni ti appartiene, ognuno di essi era per te. Devo riprovarci, non posso andarmene così, con la paura che sia tu ad aver dimenticato, a voler dimenticare. Lo dirò un'altra volta, e se ancora non vorrai sentirlo me ne andrò, ti lascerò in pace e non ti imporrò più un nome che non senti più tuo.
Presi fiato e ripetei di nuovo il mio, il suo nome: "Oliver", poi non respirai più finché non vidi il suo volto girarsi verso di me, così piano che sembrò passare un intero secolo... Ma cosa importa del tempo, se dopo vent'anni siamo ancora qui? Se ci siamo ritrovati, se non ci siamo mai davvero persi, se tu sei ancora Oliver ed io ancora Elio? Nulla. Il tempo non esiste.
Allungai un braccio e trovai subito il suo volto: quando mi ero avvicinato al letto? Non ricordo di aver camminato, di essermi mosso... Ma che importa, ora voglio solo dimostrarti che ricordo tutto. Posai la punta di un dito sul suo labbro inferiore e la feci scorrere su tutta la sua lunghezza, avanti e indietro, lentamente, come se fossimo di nuovo sulla collina di Monet, la nostra collina, nel nostro paese, nel nostro mondo.
Mi abbassai per baciarlo ed il solo sfiorarsi delle nostre labbra provocò in me una scarica elettrica così forte che mi fui costretto a ritirarmi, seppur lentamente, cercando di respirare. Sospirai più volte, avevo bisogno di sentire l'aria girare nei polmoni, gonfiarmi il petto ed uscire di nuovo, libera. Aspettai, ma lui rimase immobile, come se ancora non fosse certo, non si sentisse al sicuro. Per un istante mi ritrovai a pensare all'ultima volta che ero stato nella sua stanza la notte: gli avevo detto che mi sarei sposato, e che non avrei dormito con lui. "Non posso", gli avevo detto. Avrei voluto, lo sapeva, ma non potevo, e quel bacio, quell'ultimo bacio, nascondeva una disperazione ed un dolore così profondi che ho voluto dimenticarlo, fingere che il nostro ultimo bacio sia stato a Fiumicino, perché era un bacio di arrivederci e non di addio.
Scostai la coperta e mi sdraiai accanto a lui, di lato, il mio volto a pochi millimetri dal suo, e rimasi immobile. Trovai il coraggio e le mie labbra raggiunsero il suo collo in un bacio lieve, senza malizia, come il suo vent'anni fa sugli scogli. Seguì un altro bacio, poi un altro ancora, le mie labbra trovarono da sole la strada lungo il suo volto, come un marinaio che dopo anni ritorna verso casa e si accorge di non aver bisogno di mappe per seguire la rotta. Baciai ogni centimetro del suo viso, ogni lineamento, per non scordarlo mai più: mandibola, mento, guancia, naso, fronte. Arrivai alle labbra e le baciai, un bacio vero fatto di ricordi, di amore, di anni passati a fuggire e cercarsi, un bacio che valeva per tutti quei baci che avrei voluto dargli al nostro ultimo incontro e che avevo rinchiuso, un bacio che sapeva di sale come il mare in cui avevamo nuotato l'estate in cui tutto era iniziato.
Lacrime, ecco cos'era a rendere salato il nostro bacio. Non piangere, Elio. "Oliver" lo chiamai: "Oliver, Oliver, Oliver". Si aggiunse sale al sale e mi accorsi che le prime lacrime erano state le mie, e solo ora si erano aggiunte le sue: "Elio", mi disse, e tutto andò a posto.
Le lacrime vanno bene, le mie e le tue insieme, perché non siamo tristi, non ora. Ho pianto così tanto in questi anni da non saper più distinguere le lacrime di gioia da quelle di tristezza, le lacrime di rabbia da quelle di sollievo.
Ma queste, oh Elio, queste lacrime sono le più belle, le più felici che io abbia mai pianto, ed è giusto che siano per te, con te, su di te: ti appartengono come ti appartengo io.Lo sentii muoversi, per un istante fui terrorizzato dall'idea che volesse allontanarsi da me, che le sue lacrime fossero di pentimento, di tristezza... Invece mise il volto contro il mio petto e mi passò un braccio intorno alla vita. Mi abbracciò, lo abbracciai. Era di nuovo la nostra prima notte insieme e nulla era cambiato, nulla era mai finito e tutto poteva iniziare, vivere di vita nuova, una vita fatta di libertà e di amore, fatta di Elio e Oliver.
Sei il mio cuore dei cuori, nessuno è mai stato e sarà mai come te. È di nuovo iniziato tutto, è di nuovo la prima notte, dirò di nuovo quelle parole e saremo di nuovo davvero nostri.
"Chiamami col tuo nome ed io ti chiamerò col mio" dissi nascondendo il mio viso tra i suoi capelli.
"Elio" sussurrò contro il mio petto.
"Oliver", risposi.
E respirai di nuovo per la prima volta in vent'anni.
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... And I'll call you by mine || Oliver pov
Short StoryHeadcanon ispirato al finale del libro "Chiamami col tuo nome". "Lo dirò un'altra volta, e se ancora non vorrai sentirlo me ne andrò, ti lascerò in pace e non ti imporrò più un nome che non senti più tuo." One shot, short story