Capitolo 1

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Questa non è una semplice storia d'amore, ma un amore difficile da capire, un amore decisamente fuori dalle righe, un amore che potrebbe persino eviscerare tutto per poi ridare la vita.
Nel maggio del 1997 in quella deliziosa struttura ospedaliera situata al nord di Baltimora un giovane neurochirurgo dal nome Harry Styles, stava aspettando da dieci minuti seduto, su delle comode poltrone di pelle nera ,nella sala del primario di chirurgia, aspettava per cosi dire, quella che avrebbe facilmente definito ,poi, come la condanna a morte.
-mi dispiace Harry, ma i tuoi colleghi lo hanno fatto lo scorso anno e due anni fa, ho cercato di far in modo che non fosse fatto il tuo nome ma c'è stato un lamento generale e non ho potuto fare altrimenti- e con questo Harry aveva pregato tutti i santi del paradiso affinche gli dessero la pazienza e la calma, perché se gli avessero dato la forza, probabilmente Zayn Malik sarebbe in sala 3 a sistemare la mandibola di Liam Payne.
Quel giovedì maledetto, era iniziato male già sul nascere, a partire dal fatto che aveva versato il sale nel caffè che aveva poi sputato macchiando rovinosamente il tappeto bianco della cucina, lo stesso tappeto che gli era costato una fortuna quando sua moglie Eveline lo aveva guardato e indicato in quei negozi di mobili all'angolo tra le decima e la undicesima.
A peggiorare il tutto ci si erano messe le lamentele della moglie che piangeva il tappeto come se le avesse appena ucciso il gatto, Olivia, che tra le tantissime altre cose aveva rotto chissà quanti sopra mobili senza aver ricevuto nemmeno una sgridata; con la promessa di portarla a comprare un nuovo costosissimo tappeto bianco come la neve e con il portafogli leggero di un bel po di verdoni, si era catapultato a premere il bottone dell'ascensore di casa sua e quando vi era salito sopra, era andata via la corrente per due minuti, i due minuti più lunghi della sua vita.
Inutile aggiungere che al traffico madornale ci si mise la macchinetta di merda posta all'ingresso dell'ospedale, che al posto di dargli quella schifosa brodaglia colorata che chiamavano caffè e che seppur odiava continuava a bere ad intermittenza almeno ogni trenta minuti, questa aveva deciso di fregargli tre dollari e restituirgli solamente un bicchiere di plastica e la palettina.
- vaffanculo!- aveva urlato più a se stesso che ad altri e non si rese conto di come le infermiere, da sempre innamorate del suo giovane fascino, fossero quasi turbate quante lui perche se Harry Styles ,vice primario di neurochirurgia, aveva una giornata nera, questo significava che Dio in persona aveva una giornata nera e se Dio ha un giornata nera, nessuno si sarebbe mai voluto trovare a fare il turno in reparto.
-Camilleeeee!- grido infilandosi nella sala medici e pochi istanti dopo una giovane e minuta infermiera gli accorse dietro.
-dottor Styles- quasi sussurrò per paura di poter essere investita da quell'uragano violento che era Harry.
-dove sono le mie dannatissime cartelle?- Harry diventata ingestibile, si incazzava per tutto e iniziava a diventare insopportabile e doveva ringraziare il suo fascino se si trovava ancora in vita perchè se non fosse che con quei suoi occhioni verdi farebbe dire di si pure al padre eterno, probabilmente adesso si ritroverebbe al -1 direttamente all'obitorio.
-sono alla sua destra dottor Styles- Harry sposto di un paio di centimetri il suo sguardo e li trovo li, tutte sistemate e ordinate secondo la gravità dei pazienti, dal più grave al meno grave.
-dottor Styles, mi è stato detto dal capo Payne che la aspetta nel suo ufficio- e cosi la giornata sembrava solo peggiorare, perche benche Liam Payne fosse uno dei suoi più cari amici, da quando ne ha memoria, e benchè lo abbia votato per primo facendo quasi una propaganda politica al comitato di organizzazione ospedaliera, elogiando le magnifiche doti di amministrazione del bravissimo anzi eccellentissimo traumatologo Liam Payne, ora le cose gli si stavano rivoltando contro perchè Liam era isterico, dannatamente isterico e iperattivo, alle partite di tennis, anzi facciamo alla dannatissima ed unica fottutissima partita di tennis che si regalavano una volta ogni mese, era diventata una riunione per strutturati e se prima si parlava di tette e culi, adesso si parlava di fondi per l'acquisto di nuova strumentalizzazione, riunioni per comitati di beneficenza, tirocini per giovani matricole di medicina e chirurgia, in poche parole un fottutissimo incubo.
E cosi quella mattina, che era appena arrivata alle dieci , si era già rivelata per Harry Styles come un fottuto incubo da cui non ci si può svegliare nemmeno se al posto del pizzicotto con le dita, fosse stata presa una pinza per stringere le tubature dell'acqua.
-quindi questi sei mesi i marmocchi sono tuoi?- Niall Horan era senza alcun dubbio, la testa di cazzo più fastidiosamente adorabile che Harry avesse mantenuto nella sua vita, era li con una decina, facciamo pure una quindicina di centimetri in meno rispetto a lui e la sua dote principale, oltre ad essere il primario di cardiochirurgia, era quella di saper mettere bene, fin troppo bene, il dito nella piaga.
-vai a fanculo Niall- questo aveva solamente scatenato le risate del giovane irlandese, che bevendo un delizioso caffè nella tazza di cartone, osservava Harry Styles alla presa con l'imminente arrivo della primavera ospedaliera, i rondini che atterravano in ospedale e che papà Styles da bravo genitore avrebbe dovuto accudire e insegnare loro la preziosa arte chirurgica.
-dannazione, sono sette nuovi scarafaggi maledettissimi che mi provocheranno solamente capelli bianchi e mi porteranno all'isterismo più totale- si lamenta come se questo in un certo senso potesse confortarlo o potesse cambiare la sua situazione attuale.
-non essere cosi melodrammatico Styles, avranno solo sei anni in meno di te e per essere stati ammessi al nostro corso di specializzazione devono per forza essere bravi, sennò stavano alla Mayo- chiaramente quella di Niall era una mezza verità, di certo c'era che sicuramente le nuove matricole dovevano essere per forza dei medici qualificati, qualificati abbastanza da aver superato il test ma onestamente persino lui sapeva che un conto è la teoria, un conto è la pratica.
-Niall, non sapranno prendere nemmeno una fottutissima pressione e io devo già studiare per il mio dannato concorso a primario, quel bastardo di Ferdinand non vuole andarsene in Svizzera e se non lo spodesto ora che sono così giovane, finirò col doverlo sopportare come superiore fino alla pensione, e giusto perché tu lo sappia...gli mancano ancora ventitré anni di servizio- si accascia sul divanetto e attende la sua fine, non sa bene quale piega possa assumere, ma al momento non è esattamente contento di come stia proseguendo questa giornata.
-mangia una caramella e vai ad accogliere i tuoi bambini, stasera alle undici da Joe, ordino una tequila per tutti- e cosi Niall Horan si era chiuso la porta alle spalle e si era diretto verso il suo reparto, il suo fottutissimo e meravigliosissimo reparto di cardiochirurgia.
Quando si era alzato e si era guardato allo specchio della sala medici, aveva deliberatamente scelto che sarebbe stato l'incubo delle sue matricole, cosi era sicuro che se lo avessero temuto ci avrebbero pensato cento volte prima di fare una cazzata e questo era fondamentale perché non gli avrebbe fatto perdere tempo, tempo che avrebbe volentieri passato ad operare, perché quel giorno di tre anni fa quando si era abilitato alla neurochirurgia, tutto avrebbe voluto fare ma non il baby sitter a delle matricole assetate di carne e sangue.
-siete voi i vermetti del nuovo anno?- era entrato senza bussare e li aveva guardati come si guarda una pala piena di feci.
-si dottor..- aveva cercato di rispondere una giovane matricola dai capelli rossicci.
-Styles, e questa è l'ultima volta che vi troverò così, da domani alle sei e mezzo dovete essere pronti e scattare...siamo qui per salvare persone non per pavoneggiarci di questo camice- e poi era uscito via alla velocità della luce, costringendo quelle piccole ed esili gambe delle sue matricole, a dover correre per potergli stare al passo.
-Joseph Mengele a confronto mi avrebbe fatto meno paura- aveva sentito dire da una sua matricola e questo lo aveva fatto inorridire e sorridere allo stesso tempo, era chiaro che lo temessero ma non voleva assolutamente essere paragonato a quel verme.
-tu- aveva indicato un ragazzo castano molto più basso di lui, lo stesso ragazzo che quando si era sentito chiamato in causa aveva fatto un passo indietro ed era sicuramente pronto alla fuga.
-io?- Louis Tomlinson era senza dubbio un ragazzo molto più intelligente della norma, e seppur avesse una lingua pungente e tagliente come un bisturi, doveva ammettere che i venti centimentri in lunghezza e il ruolo che rivestiva Harry lo mettevano in soggezione.
-si proprio tu Mengele- lo aveva schernito di propria volontà, come se accanirsi contro quella povera anima, gli potesse ridare indietro il bel e candido tappeto bianco della sua cucina, i due minuti di panico dell'ascensore e la sua dannatissima e inesistente tazza di caffè mattutina.
-mi dispiace dottor Styles, sono stato irrispettoso- si scusa immediatamente ma oggi Harry ha un diavolo per capello e neppure se gli dessero il posto a primario  lo farebbe rilassare.
-vedi di fare meno lo spiritoso e usa la bocca per cose più utili, altrimenti chiudi quella dannata fogna e cammina- e cosi si era girato riprendendo un'andatura da campione olimpico dei cento metri e si portava dietro di se il silenzio più totale.
Quando arrivarono al pronto soccorso, perché Harry chiaramente si sarebbe vendicato con Liam, si era fatto dare tutte le cartelle dei pazienti in attesa e il aveva distribuite alle sue matricole.
-vediamo che cosa sapete fare- si era preso uno sgabello e vi si era accomodato sopra, e si godeva lo spettacolo di vederli annaspare e far impazzire gli infermieri già isterici per i fatti loro.
-Harry?- era sobbalzato dalla sedia e si era girato verso Liam.
-si?- chiese fingendosi innocente
-cosa ci fai qui?- aveva chiesto Liam già visibilmente impanicato ma lui come da perfetto stronzo che era quando voleva esserlo, aveva rivolto il suo miglior sorriso falso e aveva alzato le spalle dicendo -il pronto soccorso mi è sembrato il luogo perfetto per iniziare, vediamo se hanno la pelle per resistere alla improvvisazione- e poi si era rigirato continuando a osservarli mordicchiando quella schifosa palettina di plastica che si era trovato a ripescare dalle tasche del suo camice.
Li stava guardando ad uno ad uno, ma con più ossessione guardava quel giovane ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome e questo gli fece ricordare di non aver nemmeno chiesto chi fossero, convenne con se stesso che quello chiaramente era da maleducati anche per se stesso nelle giornate più stronze ma poi si riprese improvvisamente accordando che in effetti una giornata cosi di merda non gli era mai capitata quindi non avrebbe avuto scrupoli su niente e nessuno; ad un certo punto mentre osservava il suo cerca persone nella speranza che suonasse per una emergenza a cui non avrebbe potuto sottrarsi, senti delle lamentele di una anziana donna paffuta, la paziente che era capita ad occhi blu; cosi spinto più dalla vendetta che da altro, si alzò e accorse in aiuto a quella povera donna.
-buongiorno signora...- cercò il nome sulla cartella recuperare sul carrello - Mcfellon, posso esserle di aiuto?- si rivolse con così tanta gentilezza che Louis a stento lo avrebbe riconosciuto, sembrava quasi un pasticcino appena sfornato con tanto di zucchero a  velo da far venire le carie.
-stavo provando a farle un prelievo di sangue, ma trovo difficile trovare la vena e inoltre la signora si muove di continuo- disse Louis per giustificarsi
-impara!- aveva detto solamente e poi chiedendo ,con lodevoli moine,alla anziana signora di tenere un attimo il braccio fermo, aveva trovato la vena immediatamente, ne aveva fatto il prelievo e in sostituzione aveva inserito la farfallina per flebo così velocemente che Louis si chiese quanta fottuta pratica avrebbe dovuto fare per diventare bravo anche solo la metà di lui.
-oh grazie Dottore, lei si che sa come trattare una donna- e cosi si era preso le lodi della paziente, aveva sbraitato ordini su ordini, analisi su analisi agli infermieri e si era trattenuto cinque minuti a rassicurare una paziente che probabilmente non avrebbe più rivisto in tutta la su vita, poi aveva chiamato Louis in disparte.
-vedi di non uccidere nessuno dei pazienti, se non sai fare un prelievo ti prego di provvedere a questa mancanza perché detto tra noi, la sala operatoria di questo passo la potrai vedere tra quindi anni, e non metterai mai piede in una sala dove al tavolo opero io- cosi lo aveva lasciato li, dopo averlo umiliato e se ne era tornato al pronto soccorso andando a super visionare le altre matricole, nella speranza che nessun altro avesse quasi tentato di scorticare qualche paziente.
La giornata era andata avanti, aveva presentato le matricole ai suoi colleghi, li aveva fatti correre tra i reparti come se si stessero preparando per gareggiare alle prossime olimpiadi, gli aveva privato la pausa pranzo e li aveva persino interrogati, praticamente era diventato detestabile al punto che sentiva una bomba ad orologeria dietro il suo collo.

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