Ti svegli la mattina, fai colazione e vai avanti con la tua giornata come se nulla fosse. Ma ad un certo punto, quando meno te l'aspetti, la tua mente inizia a ricordati del peso che ti porti dietro, della stanchezza, rabbia, tristezza.
Stai ancora processando quello che hai perso, un vero e proprio lutto della persona che eri.
A 19 anni diagnosi di sclerosi multipla
E ora a 20 provi in ogni modo ad ignorare quest'ombra che ti segue ovunque. Riempi le giornate, ti tieni occupata per impedire al tuo cervello di ricordarti della malattia.
Ma poi ti ritrovi la sera, mentre cerchi di studiare, a pensare all'ingiustizia che stai vivendo.
Vivi in una menzogna, menti agli amici, colleghi e compagni di università per paura della loro reazione alla diagnosi.
Da un lato la malattia ti ha aiutata a superare certe paure e a raggiungere degli obiettivi prefissati da tempo, ma dall'altro ti ha risucchiato la vita.
Non auguro a nessuno di passare quello che ho passato, vedere scritto su carta la diagnosi mi ha spezzato come persona, dopo anni di episodi depressivi, ansia, comportamenti autodistruttivi avevi appena raggiunto un'equilibrio.
Ma poi arriva lei
Vivi nel terrore di svegliarti al mattino con nuovi sintomi.
La vergogna nell'essere trattata come disabile quando si viene a sapere.
La solitudine che ho provato in quei mesi e che provo tutt'ora.
Gli attacchi di panico, tachicardia, ti sembra di morire, la gola che sembra chiudersi, tremi, l'agitazione, ti senti scomoda nella tua stessa pelle. Ma da fuori sei composta, non dai a vedere quello che provi ma se anche solo qualcuno ti guardasse negli occhi riuscirebbe e vedere il terrore puro.
E succede prima di andare a dormire, nel mezzo del pomeriggio, a lavoro, durante una lezione all'università dove decidi di andartene perché avevi iniziato a sudare freddo e ti sembrava di soffocare. Quando sei fuori con gli amici e vuoi solo uscire dalla discoteca e dalla massa di persone schiacciate, ma non lo fai perché devi mantenere un comportamento calmo.
Quando ti si informicola una parte del corpo e inizi ad agitarti ma poi passa, quando sei stanca e ti sembra di vederci male, o forse è una ricaduta...
Vivo nell'oblio, in un mondo fatto da forse, non lo so, spero, un mondo di incertezze che non sai come spiegare.
La stanchezza fisica e mentale, il terrore che ti trasale ad ogni minimo cambiamento nel tuo corpo.
Vorresti urlarlo al mondo ma allo stesso tempo vivere ignorando la situazione.
È una vita solitaria, triste, fatta di pianti la sera a letto ripensando ai momenti liberi da lei. La sclerosi
Si è da soli ma anche no, lei ci sarà sempre, fino alla morte. Io la definivo una condanna a vita, una condanna ad esami Infiniti e visite periodiche, terapie su terapie.
Dalla diagnosi ho raggiunto molti obiettivi, mi ha dato lo sprint. O forse era la paura di perdermi ogni momento? Entrambe.
Non potrò più tornare la persona che ero prima, ogni giorno perdo un pezzo di me. Ogni giorno sono in lutto per la me pre-diagnosi, imparerò a conviverci.
Ma non posso fare a meno di chiedermi, perché me?
Non avevo già passato abbastanza?
A quanto pare no.
Ciò sembrerà molto immaturo da parte mia, ma non sopporto più le mie amiche che si lamentano di drammi con il moroso o all'università. E dentro di me vorrei urlare ai quattro venti i dolori cronici che provo ogni giorno, la solitudine, la depressione e l'ansia, la paura... ma è colpa mia, quando ho spiegato loro la diagnosi la facevo semplice e dicevo loro che stavo benissimo, non volevo la loro compassione.
Vorrei dire a tutti della malattia perché sono anche troppo brava a stare dietro a tutto in autonomia, vorrei validazione ma allo stesso tempo vorrei essere trattata come chiunque, per sentirmi normale.
Ma a quanto pare normale è sopravvalutato.
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Never Alone
Short StorySometimes you just need to get it out... and cry about your life