Ad un certo punto il professore, un uomo sulla cinquantina abbastanza robusto e vestito in modo elegante, ci guardò. Dal suo sguardo non trasparivano emozioni ma, se lo si osservava bene, si notavano delle piccole occhiaie, che contornavano i suoi grandi occhi azzurro ghiaccio, che lo facevano sembrare stanco.
Ma ciò che attirava maggiormente la mia attenzione era il suo viso, sul quale era impressa sempre la medesima espressione, come se il suo unico desiderio fosse quello di uscire il prima possibile e andare chissà dove, magari a casa da sua moglie o dai suoi amici, non potrò mai saperlo, ma l'unica cosa della quale sono certa è che quell'uomo non provava gusto a svolgere il suo lavoro.
La letteratura è una materia che ha bisogno di essere spiegata bene, e chi la insegna deve avere la capacità di coinvolgere gli alunni nella spiegazione, perché loro se no non capiranno mai il vero significato dei brani che studiano, e quel professore, non faceva così, si limitava a parafrasare il brano copiando quello che diceva il libro, senza dare un'interpretazione personale.Tutto ciò mi fece supporre che insegnava non perché gli piacesse ma per ricevere lo stipendio o forse perché era l'unica cosa che gli era rimasta.
Una volta terminata la spiegazione per verificare se eravamo stati attenti, il professore ci rivolse delle domande.
Io ero molto preparata, visto che ho sempre amato la storia greca.
In generale la classe era abbastanza istruita sull'argomento, anche se, la maggior parte delle volte, rispondevano i ragazzi e le ragazze in prima e seconda fila, mentre quelli dietro preferivano parlare di football o di argomenti che non riguardavano per niente quello di cui stavamo parlando in classe.
Dopo varie domande il prof chiese:
- "Come si chiama la sacerdotessa, figlia di Ecuba e di Priamo, re di Troia, che aveva avuto in dono, da Apollo, la possibilità di prevedere il futuro, e che era vista male da tutti proprio perché prevedeva terribili disgrazie?"
In classe calò il silenzio, nessuno sapeva la risposta. Un dolce e piacevole silenzio durante il quale mi concessi di pensare a ciò che stava succedendo. Tutti, compresi i ragazzi che prima facevano casino, stavano in silenzio come se da quella risposta dipendesse il voto finale. Faceva quasi paura tutta quella tranquillità giunta così all'improvviso. Passarono vari minuti e niente, nessuno si azzardava a rispondere.
Così decisi di farmi avanti.
Ripensandoci ora non so dove riuscii a trovare il coraggio, ma lo feci alzai la mano e aspettai il consenso del prof per parlare.
In quel momento provavo un miscuglio di emozioni, lo so che è strano d'altra parte starete pensando che "alzare la mano" è un'azione normalissima che fanno molti e quindi per quale assurdo motivo avrei dovuto provare quelle emozioni? Bhe non c'è un vero e proprio perché, ma in quel momento mi sentivo gli occhi di tutti puntati addosso, ed era tutto così strano troppo strano per una lezione di letteratura.Dopo alcuni minuti, che sembrarono anni, il prof mi diede il permesso di rispondere.
Così senza pensarci due volte dissi:<Cassandra>
A quella risposta il prof e i miei compagni mi guardarono a bocca aperta, come se avessi detto qualcosa di sbagliato o che non avrei dovuto dire, anche se ero certa che la risposta fosse giusta.
Mi girai leggermente per vedere se anche i ragazzi dietro mi stessero guardando.
Ed era così.
Ma non riuscivo a spiegarmi il motivo.C'è, come fa una risposta a suscitare tutto questo stupore?!.
Cercai di ignorare tutti gli strani pensieri che mi passavano per la testa e rivolsi la mia attenzione al prof che dopo la mia risosta si era incupito, ma che comunque mi rispose.
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My Last Hope
RomanceCloe una 17enne diversa dalle altre, non crede nell'amore, non più almeno, tutto ciò in cui credeva è andato in frantumi quando lui è andato via. Lei è andata avanti, si, ma le cicatrici sono ancora aperte e se ne aggiungeranno molte altre. Ce la fa...