Per la legge di Murphy sono tutti migliori di te
Ho pochi ricordi della mia infanzia, infondo non sono mai stato un gran bambino. Non ho mai sofferto di nessuna forma di bullismo, sia verbale che fisico, ma ho sempre ricercato la solitudine. Era abitudine quotidiana quella delle 15.20 dove, a sguardo basso, entravo in camera mia, mi sedevo nel letto, fissavo il muro cercando la parte più bianca e, una volta trovata, non smettevo di guardarla. Cercavo la massima concentrazione e, una volta raggiunta, potevo iniziare a pensare ai problemi che, a quell'epoca, mi sembravano grandi. Forse, ora che ci penso, non erano problemi sicuramente da bimbo di otto anni. Papà non c'era più già da un pezzo e io, essendo rimasto l'unico maschio in casa, mi sentivo quasi in dovere di dover ricoprire quella figura che un tempo io e le mie sorelle chiamavamo 'papi'; volevo proteggere loro, le donne di casa, non avendo la possibilità di proteggere nemmeno me stesso. Se ricordo gli unici ricordi che ho nella mia mente quasi mi metto a piangere e fatico a parlarne, perchè sono subito chiare nella mia mente le scene in cui 'facevo il grande' per proteggerle, saltavo la scuola e andavo nella piazza principale di Bologna anche solo per cantare due ritornelli di due canzoni completamente sconnesse tra di loro (ovviamente sempre senza base, ho avuto sempre una gran voglia di avere una chitarra tra le mani, ma ovviamente la voglia non era proporzionale ai soldi nelle mie tasche) cercando qualcuno che, magari provando tenerezza per un dodicenne improvvisatosi cantante, lasciasse qualche banconota. Non sono mai rimasto con le mani in mano, ho lavorato con e senza diploma. Mamma non ha mai sopportato questo. I soldi sono frutto del tuo lavoro e quindi il loro posto è nelle tue tasche, mi diceva sempre quando tornavo la fine del mese. Ma io, furbo, ricordo che impostavo la sveglia alle 3.00 del mattino così, quando tutte dormivano, potevo andare in camera sua e mettere i soldi dentro il suo portagioie. Ora loro sono grandi, mamma inizia ad avere una certa età e qualche soddisfazione in più dalla vita. Una delle mie tre sorelle studia Medicina, l'altra frequenta ancora il quinto e, la più piccola di casa, teme con ansia la terza liceo. E io, che tanto ho aiutato loro, ora non so come aiutare me stesso. E si, ancora oggi, alla veneranda età di ventidue anni, sempre allo stesso orario, ma non sempre davanti lo stesso muro, mi ritrovo a fissare quello che ora è il blu della mia parete, cercando una via d'uscita. Quasi come se, dentro di me, spero che, grazie a questa routine, il 'supereroe' d'un tempo possa tornare e possedermi.
Ciao, sono Nelson, ho 22 anni e ho una gran paura del futuro.
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come un caccia militare [Nelson Venceslai]
FanfictionNelson, tirocinante in una clinica psichiatrica, entra in contatto con una nuova realtà. Dentro quelle quattro incrostate mura, dentro i sorrisi di chi sorride nonostante tutto, capisce se stesso. Ritrova quella parte di sé nascosta dalle insicurezz...