Radio Killer

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Quella mattina la prima colazione era stata vera­mente fantastica e Jack ringraziò Brenda con un ro­mantico bacio sulla bocca: dopo la nottata da re­cord era il minimo che potesse fare.  Quella gior­nata era proprio iniziata bene!
Salutò anche la piccola Micky e mentre stava per salire sulla Triumph rossa senza il tettuccio, an­che Ricky, il bassotto cominciò ad abbaiare.  Vole­va anche lui il suo saluto mattutino, e così Jack lo accontentò mentre aveva già un piede in vettura.
Camicia e cravatta erano l'abbigliamento ideale per le calde mattine di quel luglio veramente afoso e poi Jack stava veramente bene vestito così.
Magro, trent'anni, capelli a spazzola con qualche capello bianco sulla chioma mora, un paio di oc­chiali che gli davano un'aria intellettuale.  Lavo­rava come grafico pubblicitario alla Smith & Son di Korgen City da ormai 10 anni ed era oramai uno che contava.
Grazie soprattutto a sua moglie che lo incoraggiò nei momenti difficili ad insistere nella professio­ne. Brenda era una donna fantastica sia nell'aspet­to che nei pensieri e Jack sapeva di poter contare sempre su di lei; dal loro matrimonio tre anni fa nacque Micky che non poteva che essere una bambina fantastica oltre che veramente bella con i suoi ca­pelli biondi e gli occhi azzurri presi entrambi dalla madre.
Jack accese il motore e si avviò lungo il viale che lo immetteva direttamente sulla nazionale per Korgen.  Era una casa un po' isolata quella dei Meddlegrow, ma rispondeva perfettamente ad ogni lo­ro necessità: verde, acqua pura, silenzio e soprat­tutto fuori dalla grande città, fin troppo fuori.
La macchina prese la sua solita velocità costante e Jack iniziò il suo solito rituale sul percorso che lo conduceva al lavoro:
Il sole era già sveglio da un po' e cresceva all'orizzonte davanti al parabrezza; Jack prese gli occhiali richiuse il cassetto tastò sotto il sedile trovò lo straccio di daino con cui Micky giocava ogni volta che stava in macchina e si strofinò le lenti degli occhiali da sole; poi con abile mossa tolse gli occhiali che indossava e li sostituì con quelli da "ganzo" che aveva appena fatto brillare.
Erano da poco suonate le otto, l'orologio al qua­dro con suoneria aveva fatto i suoi BIP a conferma di ciò.  Jack accese la radio e cominciò a cercare la stazione co le ultime notizie nel mondo.
Sembrava che quella mattina le onde radio fossero più incasinate del solito; Jack passò tutta la ban­da senza trovare una stazione che si potesse ascol­tare decentemente.
Al secondo passaggio il fruscio era continuo e di stazioni trasmittenti neanche l'ombra.
- Sta a vedere che si è già rotta; con quello che l'ho pagata ci manca soltanto che si sia già gua­stata -.
E gli diede due o tre schiaffi proprio come se ci fosse di fronte un bambino discolaccio piuttosto che un ammasso di circuiti che chissà per quale mo­tivo ti portano o ti dovrebbero portare delle noti­zie ovunque ti trovi.  Ma questa radio di notizie sembrava non ne volesse più sapere.  Ad un tratto quando ormai Jack aveva abbandonato il tuning, la­sciando che fosse il destino a rimettere in sesto quell'aggeggio non appena fosse arrivato nelle vi­cinanze di Korgen, la radio sembrò aver captato qualche cosa.
- Non mi freghi! - disse Jack quasi come se stes­se parlando con un essere umano - Oramai ho deciso, ti riporto da chi ti ha venduto cara mia, così im­pari a fare di testa tua -.
Ma la radio come per sdebitarsi di un qualcosa iniziò a sintonizzarsi da sola il tuning pareva im­mobile, ma il fruscio era classico di quando si cerca una stazione e trovatale si cerca di miglio­rare la ricezione.
Ad un tratto la radio iniziò a funzionare perfet­tamente su di una stazione che sembrava trasmettere nel raggio di un chilometro, ma in quel raggio non vi era assolutamente nulla.
Una musica country senza parole usciva dalle cas­se ad alto volume tanto che Jack cercò di abbassa­re.  Ma la manopola pareva girare a vuoto ed il vo­lume non mutava assolutamente la propria potenza.
- E' proprio impazzita, pazienza, la cambierò con un'altra - disse seraficamente mentre la radio sta­va per terminare quel brano che sembrava aver già sentito ma del quale non ricordava il titolo.
La musica cessò e una voce cominciò a parlare: era giovanile, allegra, un vero disk-jokey.
- Salve Jack, come va! Ti sei svegliato bene que­sta mattina, spero di sì, tua moglie Brenda e la piccola Micky mi sembrano in ottima forma e anche tu lo sei. Tutti siamo in ottima forma, però non tutto funziona sempre a dovere, qualche volta biso­gna anche sacrificare qualcosa quando non va bene, è giusto.  Ma hai mai pensato a cosa si prova quan­do è un altro a decidere che quella cosa non deve più esistere, eh? Lo hai  mai provato, no?  OK caro Jack questa è la tua grande occasione.  Questa sera quando tornerai a casa non troverai più i tuoi ama­ti dipinti; sì proprio quelli fatti da te, quelli a cui tieni tanto, quelli in sala in una cartelletta  dietro al divano che non vuoi che nessuno la tocchi se non tu stesso, anche quando Brenda deve far pu­lizie.  Bene non li troverai mai più, saranno scom­parsi.  Non spostati, non rubati, non nascosti ma  s p a r i t i.
Il che vuol dire che su questa dimensione non e­sistono più: sono morti! del resto morire è anche cambiar dimensione, soltanto che ti lasci lo stra­scico di un corpo che si deve dissolvere nel tempo. Qui invece i tuoi dipinti vengono uccisi per essere trasportati in un punto qualsiasi dello spazio tem­porale.  Fai conto di avere una roulette; i tuoi dipinti sono il pallino e le novanta caselle coi numeri sono i posti dove potrebbero andare. L'unica fortuna dei tuoi dipinti è che non hanno un'anima per poter impazzire vedendosi in una dimensione per loro incomprensibile e priva di senso.  A risentir­ci Jack, questo è solo l'inizio! -.
La radio tornò improvvisamente normale ed il giornale radio stava oramai dando le ultime notizie ma Jack aveva la testa altrove.
Se era stato uno scherzo era stato veramente or­chestrato bene e nella mente di Jack così rimase ­quell'intermedio radiofonico degno delle più grandi interpretazioni di Orson Welles attraverso la ra­dio.  Ma chi diavolo tra i suoi amici poteva aver orchestrato una cosa del genere?
Questo pensiero rimase con Jack per tutta la giornata, senza pensare minimamente all'ipotesi che quel messaggio potesse essere vero.
Il dubbio gli sorse soltanto nel momento in cui entrò in casa quella stessa sera; un po' per curio­sità, oppure perché nel suo cervello si stava fa­cendo largo anche quell'eventualità, Jack andò in sala e spostò il divano: i dipinti non c'erano più!
- Cara, hai spostato tu i miei dipinti? - chiese nervosamente Jack a Brenda.
- No -, rispose Brenda arrivando anche lei in sa­la, - è un bel po' di tempo che non li vedo neppu­re, non li avrai lasciati da qualche parte -.
- No, è questo l'unico posto dove proprio ieri sera li ho lasciati -.
- Dai! Salteranno fuori, Jack non ti preoccupare non saranno svaniti nel nulla! -.
- Ho proprio paura di si! - disse Jack tra se.
Il giorno successivo Jack come al solito si stava preparando per andare al lavoro.  La notte non lo aveva lasciato tranquillo, quella voce alla radio aveva detto il vero ed ora aveva un po' paura di accenderla, d'altronde la radio era fissata all'au­tovettura e non avrebbe potuto toglierla.
Salì in macchina dopo avere salutato tutta la fa­miglia ed anche il cane, poi partì.  Questa volta prima di accendere la radio si assicurò che la fre­quenza del radio giornale fosse quella giusta prima ancora di accenderla.
Poi come un pistolero nell'ultima sfida a colpi di colt, eccolo posizionare il pollice e l'indice sul pomello del volume che se ruotato in senso ora­rio provoca lo scatto che irriga i circuiti di e­nergia elettrica.  Le dita ruotarono lentamente fino allo scatto cruciale ....... Una musica country uscì ancora dalle casse; il terrore pervase il cor­po di Jack incapace di spegnere la radio.  La mac­china sbandò e a stento Jack evitò un frontale con una vettura che procedeva in senso contrario.
- Ehi Jack, sta attento, non è ancora il tuo mo­mento per passare sull'altra riva.  Abbi pazienza.  Allora, come si sta senza i tuoi amati dipinti? - 
La voce gelò completamente Jack, incapace oramai del benchè minimo segno di reazione. Poi la voce proseguì - Ora che hai avuto un assaggio delicato di cosa voglia dire far sparire un oggetto, provia­mo ora con qualcosa che abbia più valore -.
Jack sentì la stessa sensazione di terrore già provata il giorno precedente. Poi pensò tra sè sen­za aprire bocca, "deve essere un sogno, non può es­sere vero !".
- Jaaack ! Sveglia , non è un sogno, puoi parlar­mi, io ti ascolto, anche se tu non lo vuoi - sen­tenziò la voce.
- Allora stammi a sentire, chiunque tu sia: perchè mi stai assillando ? - ma la vera parola che Jack voleva usare era "terrorizzando !".
- Non ho nessuna intenzione di terrorizzarti, ma solo di farti capire alcune cose, come ad esempio come siano importanti le cose a noi care, non perchè sono belle o ci danno delle soddisfazioni ma più semplicemente perchè ogni cosa che esiste in questo mondo ha diritto di esistere, dal più picco­lo essere al più immenso -. La voce sembrava aver emesso una sentenza e in quel preciso istante ini­ziò la solita canzone country.
Jack tirò un sospiro di sollievo; non sapeva bene il perchè ma quella canzone nella sua mente segnava la fine di quel dialogo assurdo con la sua autora­dio, almeno per quella mattinata. Ma si sbagliava, la musica calò di tono e la voce riprese - Ah Jack, dimenticavo, questa sera non troverai più il tuo caro ..... "baubau" ! Alla prossima ! - e la voce con la musica svanirono lasciando spazio al canale regolamentare ed alle sue notizie sul tempo.
- Ricky ! - questa volta sarebbe capitato a lui e Jack cominciava a sentire che quello che ieri sera era  cominciato come uno scherzo, non sembrava as­sumere i contorni sperati, ma bensì qualcosa di più misterioso ed ignoto.
Quel giorno Jack telefonò a casa dall'ufficio e Brenda fu costretta a promettergli che avrebbe te­nuto sott'occhio Ricky sino al suo ritorno, ma tut­to ciò non valse a nulla, quando tornò a casa Bren­da e Micky erano in giardino ad accoglierlo ma il loro sguardo non era per niente allegro.
Non appena scese dalla macchina ebbe un brutto presentimento e nell'aria non sentiva neppure da lontano l'abbaiare del suo Ricky.
- E' scomparso, non è vero ? - chiese Jack in to­no rassegnato.
- Forse è il caso che tu mi spieghi qualcosa, non credi ? -. Così parlarono fino a notte tarda su quella serie di fatti strani accaduti negli ultimi due giorni sulla strada per Korgen.
Brenda faticò parecchio per credere a quella sto­ria così assurda e alla fine gli consigliò di pren­dersi qualche giorno di ferie. Jack non sapeva se interpretarlo come un "guarda che stai invecchiando quindi fermati un po'" oppure se fosse un suggeri­mento per evitare di usare l'auto, e quindi la ra­dio, ed eliminare alla fonte il problema.
Ma nei pensieri di Brenda vi era solo qualche preoccupazione per la salute del marito, del resto come si poteva credere ad una storia di una radio che parla direttamente con l'utente!  Potrebbe es­sere certamente uno scherzo ben preparato: un mi­crofono a distanza ed una trasmittente farebbero il resto.
Però sulle due scomparse anche il logico pensiero di Brenda faceva acqua da tutte le parti.  I dipin­ti non c'erano più e Ricky con loro.  Dove erano finiti?  Brenda provò anche all'insaputa di Jack ad accendere la radio sulla Triumph, ma nulla di più dei suoni notturni delle stazioni private del Mai­ne, di musica country neanche l'ombra.
Quella sera si addormentarono molto tardi e i lo­ro pensieri furono molto disturbati da quella man­canza di spiegazione per le due scomparse, ma così era e così rimasero inspiegabili.

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