Capitolo 5

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ARRIVO A VENEZIA

Soul non era certo una persona che si potesse definire calma.

E il fatto che non dormiva da più di ventiquattro ore non giocava a favore della sua scarsa quantità di pazienza.

La notte che aveva appena trascorso sull'aereo era stata sicuramente la peggiore degli ultimi sei mesi.

Aveva dovuto sorbirsi la tappa mentre russava come se non ci fosse un domani, un bambino che aveva deciso di utilizzare il suo sedile come sacco da kick boxe e un ciccione ruttante, che più che ruttante sarebbe meglio dire "tuonante".

Questo per tutta la durata del viaggio, si intende.

- "E meno male c'è chi afferma che il bello di una vacanza è il viaggio. Si! Col cazzo!"

Pensò scocciato l'albino.

Maka, notato l'umore nero del compagno di viaggio cercò di capire cosa avesse che non andasse, ma visti i lampi di puro odio e istinto omicida che lanciava a destra e a manca decise che era inutile scervellarsi. Tanto anche se glielo avesse chiesto l'avrebbe mandata a cagare seduta stante, se non peggio. Quindi tanto valeva muoversi a raggiungere l'albergo e sistemarsi.

Stava già per dirigersi verso la sua valigia, quando pensò che in fondo, ma molto infondo, non era stata tanto carina con Soul. Da quando aveva perso la scommessa contro di lei non aveva trovato pace. Tra la "penitenza secondaria", la festa per la fine dell'anno scolastico e tutto il resto sembrava davvero aver raggiunto il limite. Sarebbe esploso molto presto, questo lo aveva capito. Doveva fare qualcosa per risollevare il morale a quel povero Cristo che si divertiva spesso a torturare. Non tanto per fare un piacere a lui, sia chiaro, tanto per non doverlo sopportare per tutta la durata della vacanza con quell'aura talmente nera da far appassire anche i fiori finti.

Come fare a risollevargli il morale però?

Non aveva idea di cosa dirgli, né di cosa lo avesse fatto incazzare così tanto. L'ultima volta che aveva interagito con lui era stata il giorno prima, poco dopo la partenza dall'aeroporto.

Da quel che si ricordava era si incazzato, ma a livelli normali, da Soul insomma. Sapere ciò che era successo durante il volo era impossibile, visto che aveva dormito come un sasso per tutto il tempo, cercare di capire cosa potesse passare nella sua testa bacata non era nemmeno da prendere in considerazione e provare ad avvicinarlo sarebbe stato peggio che decidere di giocare a calcio con una mina anti-uomo. Pensò che, alla fine, era meglio aspettare che si calmasse da solo. Poco dopo Maka riuscì a recuperare il suo bagaglio e a raggiungere il povero malcapitato che la stava aspettando da ormai venti minuti abbondanti.

Stavano per raggiungere l'esterno della struttura, camminando fianco a fianco nel più totale silenzio, quando Maka, stanca della aria pesante che era calata tra loro, decise che giocare a calcio con la mina alla fine poteva rivelarsi divertente.

- Ehi, Soul.

- Che vuoi?

- Stavo pensando...

- No, tu stai parlando. Pensare è qualcosa che si fa in silenzio, nella propria testa, e che non rompe i coglioni a nessuno. Parlare invece è qualcosa che si fa rumorosamente, non nella propria testa, e che spesso rompe i coglioni a qualcuno. Ora, indovina quale delle due azioni stai compiendo, quale delle due sia la conseguenza e chi sia l'individuo a cui stai rompendo i coglioni.

"Accidenti, vedere Soul calmo è una cosa rara, questo è vero, ma non lo avevo mai sentito rispondere con così tanta acidità. Mi sa che è veramente molto arrabbiato. Bene! Devo agire con cautela e dosare molto, molto bene le mie prossime parole, altrimenti rischio di far esplodere l'aeroporto. Calma Maka! Calma, decisa, ma soprattutto, più dolce che puoi!"

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