Capitolo uno: Ferite del passato

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Commonwealth, 7 marzo 2288.

Le armi erano cariche, il silenzio era assordante e le strade contornate dagli edifici diroccati rappresentavano uno spettacolo davvero inquietante per la pattuglia che stava appostata dietro ad un muretto distrutto.
"Questa volta dobbiamo agire diversamente: ci divideremo in due gruppi. Scott, Norma, Billy, voi verrete con me. Lisa, Josh, Lexy e Fay, voi avrete un ruolo fondamentale: dovrete spingere quei figli di puttana nel luogo in cui troveranno la morte; saremo ad aspettarvi nel vicolo cieco. Non sono ammessi errori questa volta! Lexy, tieni quel fucile laser puntato sul nemico. I punti fatali sono il petto, l'addome e la testa, non i piedi! Cerca di ricordarlo. Tornando a noi, presto quei maledetti sciacalli collasseranno con le siringhe piantate nelle braccia e sarà allora che agiremo. Abbiamo poco più di un'ora a disposizione, quindi riposiamo e stiamo nascosti qua. Tenete sempre gli occhi aperti".
"Sì Generale Augustin!" rispose cautamente il gruppo di ragazzi.
Il Sole di mezzogiorno era alto nel cielo e dopo le direttive del Generale, i presenti non esitarono a riposarsi un po'.
Qualcuno masticava nervosamente una gomma, qualcun altro cercava di passare il tempo facendo una partita a carte ma non tutti avevano voglia di fingere che quello potesse essere davvero un momento di calma.
Era caldo e la città a quell'ora era proprio l'ultimo posto dove Fay avrebbe voluto trovarsi. Stava seduta su un cumulo di mattoni e guardava fisso davanti a sé, tenendo il suo fucile da combattimento fra le mani.
"Devo dire che l’esperimento sui tuoi capelli è riuscito alla grande! Utilizzare quelle foglie di sangue per creare una tinta per capelli artigianale è stata un’ideona! Norma ha fatto proprio un bel lavoro! Adesso gli altri non ti chiameranno più “Biondina”
"C'è qualcosa che devi dirmi Lexy?”
“Dritta al sodo come sempre…a dire il vero qualcosa c’è. So che il Generale Augustin conta su di me ma la realtà è che non posso farcela”
"Lexy ne abbiamo già parlato! Mira e spara! Cosa c'è di difficile in questo?"
"C’è di difficile che stiamo parlando di esseri umani, Fay. Non tutti sono dei cani rabbiosi come te…io non lo sono. Magari potremmo cercare di convincerli a collaborare e forse…”
"Oh sì, e magari possiamo regalargli anche una casa all’interno del nostro insediamento! Che idea geniale! Perché non ci abbiamo pensato prima?" disse Fay alzando la voce mentre si rimetteva in piedi.
"Fay vuoi stare zitta?! Maledizione! Vuoi farci scoprire?"
"Sì Generale, chiedo scusa! Comunque, ragazzina, non puoi parlare con quei bastardi, nessuno può! Sparano a vista a qualunque cosa si muova e molto spesso si ammazzano pure tra di loro. Che cosa ti aspetti da dei personaggi del genere?"
La ragazza si sistemò una ciocca di capelli cadente, si tolse la polvere di dosso e mise una sigaretta in bocca.
Lexy sbuffò: "Ancora continui a fumare? Le radiazioni non ti bastano? Ti stai facendo del male e a mamma e papà si spezzerebbe il cuore"
Fay dondolò un po’ avanti e indietro e senza neanche degnare la sorella di uno sguardo le rispose:
"Loro non sono più qui per dirmi cosa devo fare!"
Fay sapeva essere molto brutale ma la realtà dei fatti ogni tanto doveva essere rammentata: i loro genitori non erano più lì. Era la verità.
La famiglia delle due sorelle si era stabilita in quello che una volta doveva essere un piccolo villaggio prebellico. La loro casa era immersa nella natura, in prossimità di un lago e lontana dalle strade principali.
La gente del posto cercava di condurre una vita serena, per quanto possibile. La signora Mason aveva messo su una scuola improvvisata dove istruiva i bambini, facendoli studiare su dei libri recuperati alla Biblioteca di Boston. Il signor Fitzgerald era solito offrire ai vicini le leccornie del suo orto e sua moglie Natalie era la migliore cuoca del villaggio.
La felicità perdurò per molto tempo ma quel piccolo paradiso doveva, prima o poi, soccombere, stretto dalla crudele morsa di un Commonwealth che non perdona. Tutto cambiò una fatidica notte in cui un convoglio di supermutanti decise di penetrare nel villaggio e, violando tutti i sistemi di difesa, si introdussero nelle abitazioni e trucidarono gli abitanti che dormivano tranquillamente nei loro letti. Margaret, la madre delle due sorelle, quella notte non era riuscita a prendere sonno e mentre stava a fissare il bosco, si accorse dell'arrivo dei supermutanti: li scorse in cima alla collina, illuminati dal chiarore della Luna. Margaret non perse tempo a cercare aiuto dalle guardie perché comprese che il destino di tutti era già segnato. Probabilmente nessuno sarebbe sopravvissuto ma la donna decise di fare un tentativo e con molta calma andò a svegliare suo marito Jim. Brevemente gli spiegò la situazione e subito fu chiaro ai due che cosa avrebbero dovuto fare. La priorità erano le bambine e queste dovevano essere invogliate a lasciare il loro lettino nel cuore della notte nel minor tempo possibile. I genitori decisero quindi di proporre alle figlie un gioco.
L'uomo con il sangue gelato nelle vene si avviò silenziosamente nella stanza delle bambine e le fece vestire in fretta, mantenendo sempre un tono calmo e pacato per non allarmarle; Margaret, nel frattempo, aveva preso dallo scaffale del ripostiglio una pomata artigianale molto utilizzata da Fay e suo padre durante le battute di caccia. Quella poltiglia giallastra era composta dalle viscere delle mosche mutanti, unite agli escrementi di cervo e ad altre cose vomitevoli ma per quanto schifo facesse, era in grado di nascondere le proprie tracce e Margaret sapeva bene che i segugi dei supermutanti avevano un olfatto sviluppatissimo. Senza perdere tempo, ricavò da una candela dei tappi di cera per le orecchie e raggiunse il resto della famiglia al piano di sopra.
"Fay, ormai sei grande e la mamma ed io sappiamo che starai sempre accanto a tua sorella per proteggerla”
“È così papà" rispose Fay stiracchiandosi e spalancando la bocca in un grande sbadiglio "ma per il momento è meglio che siate voi a proteggerci. Lexy ha smesso da poco di farsi la cacca addosso. Forse non sono pronta ancora…”
Jim si girò verso Margaret, in cerca di uno sguardo complice ma la donna strizzò gli occhi velati di lacrime e distolse la vista dal marito e dalle figlie.
“Faremo sempre del nostro meglio” rispose con un nodo in gola Jim "Adesso dobbiamo cominciare a giocare! Avete tutto il necessario? Tappi per le orecchie? Vi siete spalmate la pomata addosso?" Fay e Lexy annuirono "Allora andiamo" Jim prese Fay per mano e scese le scale, seguito da Margaret che teneva Lexy in braccio. Prima di uscire dalla porta sul retro, l'uomo afferrò il suo fucile da combattimento, riposto nell'ombrelliera e con decisione si diresse fuori accompagnato dal resto della famiglia.
Al lato della porta di servizio, sulla pavimentazione esterna, c'era una piccola grata che se alzata conduceva alle fondamenta della casa e quello sarebbe stato il nascondiglio delle due sorelle. Il capanno degli attrezzi avrebbe destato troppi sospetti e in fin dei conti era troppo prevedibile come nascondiglio e anche se i mostri non avessero captato l'odore umano, sarebbero comunque andati a controllare il capanno in cerca di utensili da razziare. Erano stupidi e con poca attenzione per i particolari, quindi non si sarebbero accorti della grata.
“Adesso calatevi giù e attendete il nostro arrivo domattina. Per vincere il gioco è necessario che non vi muoviate da qui ed è severamente vietato parlare o emettere qualunque tipo di suono"
"Papà ma è troppo tempo!" contestò Lexy, cercando di liberarsi dalle braccia della madre.
“Suvvia Lexy, la notte passa in fretta e se domattina sarete ancora qui, questo weekend andremo tutti insieme a Nuka World! Sapete che cos’è? È un parco divertimenti!” mentì Jim.
“Così berremo un sacco di Nuka Cola" esclamò Lexy.
“Certo! Ci sono tantissime varietà di Nuka Cola da assaggiare a Nuka World”
Margaret strinse forte Lexy, annusò i suoi capelli castani e le baciò una guancia.
“Io non ero così cazzuto a nove anni" disse Jim inginocchiandosi davanti a Fay "Non so da chi tu abbia preso ma una cosa è certa: sarai in grado di compiere meraviglie. Voglio darti il mio fucile da combattimento, quello con cui hai sparato tante volte ai cerbiatti. Prendilo Fay, adesso è tuo”
La bambina rimase incredula e strinse forte il padre in segno di gratitudine.
“Non permettere mai a nessuno di togliertelo, intesi?”
Fay annuì.
“Un’ultima cosa: ricordi il luogo dove si radunano i carovanieri? È semplice arrivarci perché è situato oltre il lago, quindi basta seguire i sentieri del bosco. Ricorda che se avrai bisogno di aiuto lì ci sono persone disposte a dartelo”
"La voglio anche io una pistola papà"
“Un giorno ne avrai una tutta tua”
Lexy si rannicchiò fra le braccia di suo padre, inconsapevole che quello sarebbe stato l'ultimo gesto di affetto che i due si sarebbero scambiati.
"Quanto sei bella amore mio? Bionda come il tuo papà" disse con dolcezza Margaret mentre passava una mano sui capelli della figlia. “Ti voglio bene”
"Mamma mi scompigli i capelli! Non toccarli!" redarguì la bambina, aggiustandosi nuovamente la chioma bionda "Comunque ti voglio bene anche io!"
Fatte le ultime raccomandazioni, i genitori chiusero la grata e rincasarono.
Il momento fatale si stava avvicinando ma i due non tentarono la fuga: serviva un diversivo per i supermutanti, una distrazione che li tenesse lontani dalle loro figlie e quindi si sedettero sul divano ad aspettare, tenendosi per mano.
"Speravo di poter vivere di più per vedere le bambine diventare donne. Ho sognato così tanto un futuro radioso per tutte e due ma adesso ho l’amara consapevolezza che non vedrò tutto questo…posso però essere contenta di aver vissuto la mia vita accanto all'uomo migliore del mondo. Sei stato un marito dolce, un amico gentile e un padre premuroso. Ti amo Jim Anderson”
"Non avrei potuto desiderare di più dalla vita. Non dimenticherò mai la sera che ti ho incontrata: sembravi un angelo in quel locale e sei venuta a prenderti cura dell’unico idiota a cui avevano appena preso il portafogli. Ti amo anche io Margaret”
"Arrivano...sento le urla della gente, Jim. Ho paura..." Margaret scoppiò in un pianto silenzioso "Stiamo per morire, vero?"
“Che senso avrebbe mentirti…sì...sì, è così" rispose l'uomo baciandola in fronte e stringendola al proprio petto.
D'un tratto la porta si spalancò e nella loro casa fecero ingresso le atrocità più indicibili.
"Sangue, tanto sangue ricordo. Quel colore scarlatto mi è rimasto veramente impresso. Fa ancora male Lexy e no, non ti dico di uccidere quei predoni schifosi perché cerco vendetta, te lo dico perché il Commonwealth è popolato dalla peggior feccia e chiunque qua fuori vuole ucciderti o farti del male, quindi spara Lexy. Tu sei tutto ciò che mi è rimasto e non voglio che, dopo dodici anni, la tragedia si ripeta".
“Capisco. Posso tentare”
Improvvisamente si udirono dei passi in avvicinamento.
"Ragazzi tutti in piedi, si avvicina qualcuno. Caricate le armi, pronti a sparare!"
Fu un momento di panico generale per tutti ma le acque si calmarono subito non appena il Generale Augustin stanò chi si celava dietro a quei passi misteriosi.
“Ned? Cosa ci fai qui? Ragazzi abbassate le armi! Lui è Ned, uno dei nostri informatori migliori"
“Signore non sarete soli"
“Cosa significa?" il Generale assunse un'espressione visibilmente preoccupata.
“Abbiamo intercettato un plotone numeroso ed è sembrato proprio che si stessero dirigendo all'avamposto dei predoni a pochi minuti da qui"
"Chi sono? Gunner? Figli dell’Atomo? Dannazione Ned, parla!"
"I-io non lo so signore. Non siamo riusciti ad identificarli ma a quanto pare non appartengono ai gruppi che incontriamo di solito"
"Ho capito. Bene ragazzi, avete sentito l'informatore? Con tutta probabilità oggi avremo compagnia! La strategia rimane la solita: nessun prigioniero"
"Generale c'è dell'altro: abbiamo trovato il carico di cibo che era scomparso dal nostro insediamento qualche settimana fa. Lo hanno i predoni e lo tengono nei containers alla fine del vicolo cieco"
"Ah quindi sono stati loro? Sarò ancora più felice di scaricargli addosso un caricatore, animali" ringhiò Augustin “Possiamo sempre unire l’utile al dilettevole: chi avrebbe mai detto che avremmo trovato le scorte proprio nel punto in cui ci saremmo appostati. Sei proprio un segugio Ned! Questa sera ricordami di offrirti una birra. Adesso vattene da qui, non vorrei che un proiettile vagante ti passasse da parte a parte”
La situazione si era fatta più complicata del previsto per la comitiva ma il Generale Augustin non avrebbe lasciato in mano a quei predoni il cibo che la loro gente aveva coltivato con tanta fatica e dedizione.
In assoluto silenzio il piccolo convoglio partì. La città taceva, ogni tanto qualche scricchiolio allertava il Generale e la sua truppa e i ragazzi tenevano sempre le dita sui grilletti dei loro fucili, pronti a fare fuoco senza indugiare.
Fay sembrava un cane da combattimento assetato di sangue e scrutava ogni angolo, anche il più angusto, nella speranza di scorgere qualche essere ripugnante e teneva le orecchie tese per captare anche il minimo rumore.
Il gruppo si divise presto in due gruppetti più piccoli e il Generale con i suoi seguaci andò ad appostarsi nel luogo prestabilito.
“Ci siamo ragazzi, preparatevi al massacro. Non pensate che le vostre armature da quattro soldi siano sufficienti per bloccare i proiettili di una mitragliatrice. Sono fatte in cuoio e parlando sinceramente: non mi affiderei chissà quanto alla loro protezione, dunque è necessario che sfruttiate tutte le vostre capacità mentali, strategiche e fisiche per tornare a casa oggi”
Fay era stata chiara e preferiva mettere i propri compagni dinnanzi alla realtà. Era quello l’unico modo per avere successo in una missione ed essere trasparenti creava una maggiore consapevolezza.
"All'angolo! Proprio lì! Lo vedete?" esclamò Josh.
“Chissà quali sostante si sarà calato per barcollare in questo modo. Fay, con il tuo permesso, vorrei neutralizzarlo con il solo uso della mia lama” propose Lisa alla ragazza.
“Procedi. Se ti piace sporcarti le mani di sangue, fai pure!"
Lisa si passò il coltello da caccia fra le mani e dopo averlo baciato in segno di buon auspicio, si diresse silenziosamente verso il predone.
Il tutto durò forse un minuto, non di più. Lisa furtiva come una gatta, si avvicinò all'uomo e lo prese alle spalle, aprendo il suo collo da parte a parte. Nessun gemito, nessun urlo, il predone cadde all'istante a terra e il sangue che zampillava fuori dalla sua gola lo circondò velocemente.
Josh e Lisa salirono dalla scala antincendio posta fuori dall'edificio e una volta in cima avrebbero dovuto incendiare ogni appartamento a partire dall’alto con le molotov, così i predoni avrebbero avuto solo una via di fuga: il basso e una volta usciti dall'edificio, sarebbero andati incontro alla loro fine. Lexy e Fay erano appostate fuori dal palazzo e avrebbero dovuto aprire il fuoco contro i predoni, così da spingerli nel vicolo dove li attendeva l’imboscata di Augustin e i suoi.
La prima molotov scoppiò e le grida di terrore risuonarono nell'aria, assieme agli spari.
"Sii pronta e ricorda: o te o loro" gridò Fay appoggiata contro la parete, appena fuori la porta principale dell'edificio.
Lexy era certa che questa sarebbe stata la volta buona: poteva farcela.
Annuì con decisione e strinse forte il suo fucile.
Ogni piano dell'edificio era in fiamme e i nemici erano sempre più vicini all’uscita.
Un pungo di uomini si catapultò fuori dal palazzo e si posiziono perfettamente davanti al mirino di Fay che, senza pensarci molto, aprì il fuoco sui predoni ancora intontiti e scossi dal caos di pochi istanti prima.
Lexy cominciò a sparare verso gli uomini che non tardarono a rispondere al fuoco alla meglio.
“Lexy” un grido deciso di Fay scosse la sorella minore che con un proiettile penetrò la corazza di un predone.
L’uomo cadde a terra come un sacco di patate e i suoi compari inorridirono e si diressero verso il vicolo, la loro unica via di uscita, almeno così pensavano.
La vittoria era più vicina che mai e Fay non permise alla fatica di abbatterla e attinse alle sue ultime forze per condurre quello sventurato gregge fino al vicolo.
Non appena i primi predoni si addentrarono nel vicolo, il Generale e i suoi cominciarono la mattanza.
“Le scorte!” gridò Augustin.
Fai volse uno sguardo a sua sorella per sincerarsi che non fosse in difficoltà e poi corse, corse e corse verso i containers. Si arrampicò su un bidone dell'immondizia e con un agile balzo salì in cima al container rovesciato. Le scorte di cibo erano proprio lì! Grazie al fuoco di copertura dei suoi compagni non fu difficile per lei sistemare qualche piccolo carico di cibo a terra. Improvvisamente un'ombra si palesò sopra Fay, cogliendola di sorpresa.
"Mani in alto!"
La ragazza, tenendo le mani bene in vista, si girò molto lentamente verso l'ombra sconosciuta e rimase di stucco: un ghoul con una redingote rossa, un tricorno e un sorriso beffardo, stava davanti a lei, affiancato da una minacciosa ragazza con in mano un gigantesco mitragliatore a canne rotanti. Dietro ai due, un tripudio di delinquenti della peggior specie, armati fino ai denti.
Fay pensò subito che quella ragazza doveva essere il braccio destro del ghoul. Il carisma del mostro lasciava presagire che fosse lui il capo e senza farsi alcun problema si avvicinò a Fay, aspirò un po' di Jet e la sua voce calma risuonò tra gli spari al di là del container: "Ragazza, non siamo in cerca di guai. Vogliamo solo ciò che ci è stato rubato. La metà delle scorte che vedi appartengono a noi!"
“Tu menti! Questo è il nostro cibo, coltivato nel nostro villaggio!”
“Non so da dove provenga questo cibo ma quei vermi ce ne avevano promesso la metà ma hanno preferito fare i furbi”
Gli occhi di Fay si iniettarono di sangue e la situazione si fece tesa.
La ragazza estrasse il coltello dal fodero e questo agitò molto gli uomini del ghoul che si fecero avanti con fare minaccioso.
"Calma! È forse questo il modo di trattare una signorina? Senti tesoro, io non voglio niente da te. Tu non conosci me ed io non conosco te. Questo incontro è stata una spiacevole fatalità ed io non ti toccherò nemmeno con un dito, anche se è difficile vedere una tale bellezza di questi tempi”
Il ghoul tese una mano a Fay in segno di riconciliazione.
“Facciamo così: tu ed il tuo gruppo di amici alzate i tacchi, noi prenderemo il nostro cibo e ordinerò ai miei uomini di non spararvi. Mi sembra un ottimo accordo, che ne dici?”
“Parli un po’ troppo per essere un ghoul, che ne diresti di tornare a grugnire come i tuoi amici?"
La comparare del ghoul si fece rossa in viso e strinse i pugni come per trattenersi dal commettere azioni avventate.
“Toglimi questa mano marcia dalla vista, se non vuoi perderla. Non scenderò a patti con un merdoso ghoul che collabora con i predoni di Boston. Tu e i tuoi compagni di merende dovreste andarvene.
“Fay!” la voce di Lexy interruppe la trattativa ed in un batter d’occhio la sorella minore si calò giù dal container rovesciato e si accucciò accanto a Fay.
"Fay andiamocene! Prendiamo il cibo e basta"
"Sentito la tua amica, dolcezza? Sembra un tipo in gamba e di sicuro ha più buon senso di te” disse il ghoul accennando un mezzo sorriso.
"Lei è mia sorella, mostro"
"Fay non è il momento di fare l’eroina. Oggi sono state stroncate troppe vite! Andiamo via!"
“Non posso lasciare in vita un soggetto così pericoloso” Fay lo guardava dritto negli occhi, senza cedere.
“Ti consiglio di lasciar perdere” intimò il ghoul.
In un millesimo di secondo Fay lasciò cadere il coltello a terra, estrasse la pistola della sorella dalla fondina e sparò un colpo preciso alla spalla del ghoul che cadde a terra.
“Fuoco!” la voce della ragazza con il mitragliatore risuonò minacciosa nell’aria, accompagnata da colpi di fucile.
Le due sorelle sgusciarono prontamente al di là del container, perdendo le scorte di cibo.
"Fahrenheit ferma! Fermi tutti!" gridò il ghoul con una mano posata sulla spalla sanguinante.
"Hai visto cosa cazzo ti ha fatto? La lasci scappare così? Ti stai per caso rammollendo?" ruggì la ragazza.
"Lasciala andare, non ne vale la pena, fidati di me. Sembrava molto turbata ma devo constatare che ha un’ottima mira e due palle grosse come quelle di un bramino”
Due uomini del ghoul si avvicinarono con delle bende per tamponare la ferità.
“Signore ha urgente bisogno di cure! Dobbiamo rimuovere il proiettile” disse il medico del plotone.
“Per oggi basta così, ragazzi. Rientriamo in base”
Il convoglio radunò tutte le scorte e ripartì. I predoni erano stati annientati e quindi non ne avrebbero avuto bisogno.
“Fahrenheit stiamo andando!” gridò un uomo.
La ragazza raccolse il coltello di Fay da terra e se lo passò fra le mani. L’affilatura era perfetta, il manico un po’ consumato ma era un’arma vissuta. Le capacità di quella ragazza le parvero incredibili: non aveva ceduto nemmeno per un minuto e questo la rendeva incorruttibile. Aveva un’ottima mira e perfino quando aveva sfoderato il coltello aveva dimostrato una prontezza ed una grinta fuori dal comune. Un simile coltello in mani esperte avrebbe potuto aprire una gola con un solo taglio. Il loro leader era stato molto fortunato e anche molto sciocco.
“Arrivo Monty”
Fahrenheit mise il coltello nella cinta e raggiunse il gruppo.

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