Prologo

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Fabrizio amava Roma. Era grato di non abitare tanto distante dalla palestra, la mattina poteva camminare in tutta tranquillità e ammirare la città eterna, mentre andava a lovoro. In qualche modo quelle passeggiate lo rilassavano e gli permettevano spesso di iniziare bene le sue giornate.

Quando si ritrovó davanti al portone dell'edificio si fermó per un attimo prima di aprirlo, certo che ne aveva fatta di strada, era poco più che un vecchio rudere quando aveva preso in affitto il locale per la prima volta. Sorrise, fra sè, ma il sorriso svanì appena i ricordi dalla palestra si spostarono ad altri eventi del passato. Non era il caso di rovinarsi l'umore di prima mattina. Si decise ad aprire il portone, prima che la malinconia di fosse impadronita di lui. 

Prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni, infiló la chiave nella serratura e lì fu come folgorato da un ricordo, - cazzo - si sentì imprecare. Aprì la porta e immeditamente attrversó la palestra vuota, con solo gli strumenti presenti, per andare verso l'Ufficio. Si era totalemte dimenticato che oggi avrebbero dovuto fare i colloqui per il nuovo assistente, e Alex non era di sicuro la ragazza più adatta a fare queste cose. Non che non avesse fiducia nella sua collega, erano amici da sempre, e dopo la rottura con Ilaria, Alex era stata l'unica a stargli davvero vicino. Ma non riusciva ad essere obiettiva, soprattutto se si trattava di belle ragazze, perdeva la testa. 

Si precipitó in Ufficio, e probabilmente con troppa foga aprì la porta, in Ufficio vide Alex seduta alla scrivania con un sorriso a trentadue denti, e una testa riccia, nella sedia dei clienti, di fronte alla ragazza.

 Alex rise di gioia nel vederlo così spaventato -Eccoti finalmente, Ermal scusalo per questa intrusione, ha paura che scelga delle ragazze solo perché sono carine, beh visto? È un ragazzo, niente favoritismi, mi offende che tu abbia così poca fiducia in me- sempre la solita sfacciata. Visto che Fabrizio rimase immobile e un po' imbarazzato la ragazza continuó -Non ha molta fiducia, ma lo perdono, è un bravo capo dopo tutto, comunque come ti dicevo le tue mansioni dovrebbero essere varie, insomma ci dovrai dare una mano in tutto, ma hai detto che non è un problema- -No, assolutamente- e per la prima volta sentì la voce di quella testa riccia. -Bene, cioè male, Alex mi fido certo volevo solo essere presente anche io- si ritrovó a confermare Fabrizio. La rossa lasció perdere e fece un sorriso,a la sua espressione diceva -certo, come no-.

 In quel momento il ragazzo scattó in piedi e si voltó, tese la mano a Fabrizio per presentarsi, il modo era un po' goffo e il volto era leggermente arrossato doveva essere uno introverso -Ermal Meta signore- Fabrizio strinse la mano e sorrise.

 Cercó di metterlo a suo agio tendendo un tono di voce accondiscendente -Ciao Ermal, puoi chiamarmi Fabrizio non teniamo a certe formalità qui, allora- e fece per andare a sedersi vicino a e Alex dall'altra parte della scrivania -Alessandra ti ha già spiegato tutto?- la rossa intervenne -gli ho già parlato degli orari, del fatto che gli strumenti vanno controllati sia la mattina prima di aprire che la sera prima di chiudere- Ermal allora passó dal guardare la ragazza a guardare Fabrizio, accennó un minuscolo sorriso e annuì a quello che diceva la ragazza. 

Il colloquio andó avanti per una ventina di minuti, ma Ermal sembrava abbastanza preparato sulla conoscenza dei vari strumenti, aveva già lavorato in posti simili, insomma sembrava adatto. 

Era particolare si ritrovó a pensare Fabrizio, mentre lo guardava dall'altro lato della scrivania, -Bene, puoi cominciare anche domani, vediamo come va- e il ragazzo allora sorrise, non in modo pacato ed educato come aveva fatto fino ad ora, un sorriso meno artificioso, semplice come quello di un bambino. E Fabrizio pensó che ne aveva visto pochi di sorrisi così belli.




Il sorriso di un bambinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora