Levenseinde Kliniek, Den Haag.
Clinica del fine vita, L'Aia.
Martedì.
Sono entrato in questo posto, deciso come non lo sono stato mai.
La vita mi ha portato via la dignità.
La morte me ne darà una nuova.
Tutti i progetti e i sogni che avevo ora sono come sottili stiletti, conficcati sotto pelle.
Amari perché non avranno mai modo di essere.
La mia camera affaccia su di un roseto.
Il profumo che c'è qua mi ricorda quanto amore esiste al mondo e quanto poco io ne abbia avuto.
Tutto è stato predisposto, lunedì cesserò di essere Frederik e diventerò concime per le piante.
Mercoledì
La colazione è abbondante, le lenzuola sono morbide, io sono stanco.
Vorrei che tutto si svolgesse più velocemente possibile.
Le agonie diventano insopportabilmente lunghe quando ti avvicini al loro termine.
Decido di uscire per vedere il roseto, la sedia a rotelle elettrica mi permette di scrutare i boccioli che stanno per spuntare.
Tra le foglie scorgo una figura pallida, evanescente.
Eva è la prima donna che mi sorride veramente.
È un sorriso sincero, non c'è pena celata nei suoi occhi.
Non saprei dire cosa vedono i miei, ma la mia anima sussulta.
Quella notte la sogno.
Bella e delicata, effimera e fragrante come le rose da cui è circondata.
Giovedì
Le settimane sono lunghe anche per chi non deve morire?
Immagino di sì, anche se non lavoro da molto tempo.
Non ricordo le tristezze del lunedì o la malinconia per la fine delle vacanze.
Sono cose lontane nel tempo della memoria, sovrastate dal rombo dei miei scuri pensieri.
Un turbinio di voci che mi parla di sofferenza e di infelicità.
Incontro Eva, legge un libro.
Non la voglio disturbare, assorta e pallida appare come un raggio di luna che bagna il giorno.
Starei ore ad osservarla ma lei mi vede.
Si siede vicino a me, lo storpio con i giorni contati.
Parla dei tulipani, le piacciono molto, ce ne sono tanti dove è nata lei.
Le manca la sua casa ma non può fare ritorno, si sta spegnendo, proprio come la luce del giorno.
Quella notte vedo Eva, corre tra i tulipani, libera come una farfalla circumnaviga le corolle e si innalza oltre le nubi.
Venerdì
Eva non c'è, mi dicono che è stata male.
Vorrei avere non solo un paio di gambe, ma un milione.
Correre da lei non sarebbe sufficiente, vorrei volare proprio come lei nel mio sogno.
Attendo paziente, la vedo attaccata a mille tubi.
Le parlo e le racconto dei miei viaggi, una volta ero un giornalista, qualcosa di buono l'avevo fatto.
Vedo che le sue pupille proiettano tutte le terre che ho calpestato. Sogna con me, viaggia con me, vive con me.
Di notte sogno la luce, il sole forte bagna il mio volto e il suo. Siamo felici, ma non come nella realtà, meno felici perché non possiamo toccarci.
Sabato
Dopodomani è il Giorno ed Eva ed io parliamo del futuro.
Fino a poco tempo fa la parola Futuro mi faceva venire i brividi, ora vedendo lei sento tutte le implicazioni positive che può avere
Eva vorrebbe avere tanti figli, un cane e un tetto verde sulla testa.
Le piace pensare ad un giardino pieno di tulipani e rose.
Dice che prima di me le rose nemmeno le piacevano, ora invece sono i fiori più belli che riesca a immaginare.
Di notte bussa ancora nei miei sogni: stiamo correndo con le mie gambe.
Io e lei nel giardino di rose e tulipani. Eva inciampa in una zolla, rotola fino al selciato bianco e poi ride a crepapelle.
Non mi sono mai sentito così vivo.
Domenica
L'ultimo giorno è arrivato.
Ci sono prelievi, esami, moduli da compilare, la burocrazia mi risucchia via il tempo.
Tempo che dovrei dedicare alla mia Eva.
È lei a venire da me e la stanza diventa un caleidoscopio scintillante.
Sono tante le cose da dirsi, troppe.
Il tempo ci è nemico e ciò che è indispensabile non ha parole che possano esprimerlo.
Mi accarezza il volto e arrossisce. Il suo silenzio è musica.
Quel tocco mi rimette al mondo, tanto da dimenticarmi degli aghi, inerti dentro le mie vene.
La guardo negli occhi, lei si avvicina e mi dà un bacio sulle labbra.
Che sapore ha la felicità? Quello di Eva.
Mi chiede se sono pronto, io non ne sono più sicuro.
Quella notte non la sogno perché lei è con me, stesa al mio fianco mi parla.
Non ricordo cosa ci siamo detti. Capisco che la sua voce è una cura per la mia anima.
Lunedì
Sono entrato in questo posto, deciso come non lo sono stato mai.
E ora?
La fine che mi attende è alla mia destra.
A sinistra le mie mani si intrecciano a quelle di Eva.
Nelle sue iridi scorgo riflesso un uomo diverso.
Eva ti amo.
Eva appena ti ho conosciuta tra le rose e le ortiche ho capito che ti amavo.
Frederik ti amo e ti amerò più di tutti i tulipani del mondo.
Il fiato si taglia, il cuore si ingrossa: l'amore mi ha avvinto alla gioia.
La porta si apre.
La corsa sta per terminare.
Lo sguardo le si addolcisce.
Lei ha capito. Mi sorride.
Morire non significa più nulla.
Ciò che importa è il mio cuore.
E il mio cuore porta il nome di Eva.
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Il Nome di Eva
Short StoryE se il colpo di fulmine, tema abusato da molti scrittori, arrivasse poco prima del tuo ultimo respiro? Varrebbe la pena di viverlo? O ti pentiresti di averlo provato? In questa oneshot -scritta per il concorso "Romanticamente in Contest" di @Romanc...