Un mese passò lento ed inesorabilmente crudele. Gli sguardi della gente non erano più gli stessi: i vicini ci riservavano sempre un grosso sorriso malinconico, carico di tristezza. Persino le persone che non conoscevamo ci guardavano dispiaciuti. Spesso capitava che qualcuno si fermasse a salutarci, ad incoraggiarci con belle parole, pacche sulla spalla e promesse di preghiera, tenendo sempre il capo chino e gli occhi serrati.
Era bello che qualcuno si preoccupasse di quello che ci succedeva eppure non riuscivo a trarne alcun conforto. In fin dei conti, eravamo solo il fondo di una lunga lista di famiglie a cui era capitata la stessa identica cosa e nell'ultimo mese ancora tre bambini erano stati rapiti.
Chissà, magari non pregavano abbastanza bene o forse quelle promesse di pregare per la nostra famiglia erano solo parole.
Non ero tornato a scuola; avevo visto come gli altri ragazzi guardano quelli a cui succedono cose brutte: lunghi sguardi per i corridoi, sussurri nascosti male, sguardi compassionevoli, vuote pacche sulle spalle dai professori... non avevo intenzione di affrontare tutto questo.
Papà era tornato a lavorare dopo una settimana nonostante gli avessero detto che non c'erano problemi se voleva restare ancora un po' a casa. Lui rispondeva che meno ci stava in quella casa e meglio era. Mi disse che non ce la faceva a vedere la mamma in quello stato. In effetti, lei era quella messa peggio: da quando Anna era sparita era irriconoscibile, completamente svuotata. Faceva le cose meccanicamente, quasi come un robot senza vita; quando parlava sembrava non conoscere altre emozioni al di fuori della profonda tristezza e nei suoi occhi non c'era più luce.
Il momento peggiore della giornata era la cena: una lunga e interminabile mezz'ora di silenzio coperta soltanto dal rumore delle posate che cozzavano con i piatti in ceramica. Un silenzio così carico di tristezza, così profondo che mi sembrava di sentire i pensieri dei miei e non riuscivo proprio a sopportarlo; dopo poche sere, presi l'abitudine di accendere la tv quando ci mettevamo a tavola.
La cosa crudele della tristezza è la sua capacità di annidarsi anche tra le più piccole delle cose: in una foto appesa al muro con Anna sorridente in braccio a papà, nel suo pupazzo preferito, nel cartone animato che guardava sempre la mattina, nel giardino in cui ha giocato l'ultima volta che è stata con noi, un giardino che in un mese aveva fatto l'erba alta fino alle caviglie.
Non avevo dimenticato la mia promessa ma avevo iniziato a crederci sempre di meno: ogni volta che cercavo di mettere insieme i pezzi, di trovare delle risposte alle migliaia di domande che mi affollavano la mente, di dare un senso logico a tutta quella storia mi trovavo ad arrendermi alla grandezza di quel problema che come un'enorme onda nell'oceano inghiottiva quella piccola barchetta di legno piena di domande e senza speranza che ero io. Mi sentivo come un soldato mandato in battaglia da solo e senza armi contro il più grande e potente degli eserciti: sconfitto in partenza.
Poi qualcosa cambiò.
Era un giovedì pomeriggio. La luce che entrava dai finestroni del salone tingeva la stanza di un delicato arancione e io non avevo niente di meglio da fare che restarmene sdraiato sul divano a ispezionarmi le gambe.
Papà era in ufficio e aveva appena avvisato che non sarebbe tornato per cena a causa di un contrattempo, anche se avevo il sospetto che non fosse vero: ultimamente aveva contrattempi a lavoro molto spesso ed era chiaro che inventava scuse per non stare a casa più del tempo necessario per farsi una doccia e andare a dormire. La mamma invece era dalla vicina: erano giorni che quella insisteva per convincerla a prendere un caffè insieme e fare due chiacchiere. Era il suo tentativo di distrarla e fare la buona vicina di casa. Personalmente non avrei mai accettato: la signora Patrizia, una donna bassa e tarchiata con lunghi capelli di un biondo platino arricciati in ampie volute, sempre eccessivamente truccata e amante delle gonne a fiori, aveva una voce decisamente insopportabile. Ma alla fine la mamma aveva ceduto e con voce stanca mi aveva annunciato che sarebbe stata via per un po'.
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Il segreto degli angeli
Mystery / ThrillerTommaso è un ragazzo di 17 anni la cui vita viene stravolta dal rapimento della sorellina Anna per mano di un gruppo senza volto che si fa chiamare "Angeli". Un giorno si presenta alla sua porta una strana ragazza di nome Beatrice che dice di conosc...