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Non credo che la vedrò mai più. Non la potrò mai più vedere, sentire, toccare, abbracciare, ascoltare; non riderò più con lei, non aspetterò il rumore dei suoi passi, non sorriderò sentendole aprire la porta, non incastrerò il suo corpo nel mio, il mio nel suo.

Barnes


Il cielo era privo di qualsivoglia sfumatura, ripudiato dallo stesso turchese che vi albergava da tempo immemore.

Assorbito da una cupola lattescente non riusciva a trasmettermi emozione alcuna.

Non si mostrava soffice al tatto, pareva soltanto uno sconfinato vuoto, inconsistente ed opprimente.

Avevo sentito parlare della meteoropatia, i cui studi supponevano l'animo umano soggiogato alle condizioni atmosferiche.
Per quanto fossero di poca affidabilità le fonti, quel giorno mi sentivo particolarmente afflitta.

Gli alberi fuggivano al mio sguardo, rincorrendosi celermente sullo scenario sbiadito di un tragitto ignoto.

Ogniqualvolta ne avessi occasione, svincolata dalle mansioni scolastiche, impiegavo le giornate in un rilassante viaggio in motorino, laddove il mio animo si rasserenava, cullato dalla leggera brezza primaverile che mi scompigliava i capelli.

Muta compagna dell'esplorazione, ben custodita nel bauletto della mia Vespa, era la secolare reflex di Davis Berg, con la quale setacciavo ogni paesaggio affascinante, immortalandone i dettagli più singolari.

Era un tranquillo sabato pomeriggio e naturalmente non mi ero risparmiata la cattiva abitudine di imboccare carreggiate senza meta.

Non portavo con me cartine stradali, ero troppo ottusa per farlo, e puntualmente mi perdevo nell'inesistente centro del nonnulla.
Ciò nonostante, benché conscia di aver irrimediabilmente sbagliato strada, non tornavo indietro, rapita dall'incantevole boscaglia che mi circondava.

Avrei dovuto avvisare Matthew, almeno per metterlo al corrente della mia gita fuori programma, ma in fondo mi conosceva talmente bene che non aveva più aspettative sulla mia persona, e ciò mi rincuorava parecchio.
Sfortunatamente non avevo previsto che il serbatoio rimanesse senza benzina, nel qual caso avrei provveduto a rifornirlo, e quando la mia carretta si fermò di colpo sull'asfalto fui sinceramente grata di non esser sbalzata in avanti.

Sconvolta, trascinai la Px 125 ai lati della banchina e tastai le tasche della giacca alla ricerca del telefono.

«Alexandra? Che vuoi?»
Alzai gli occhi al cielo, immaginando l'espressione infastidita del mio fratellastro.
«Avrei bisogno che tu mi venissi a prendere, sono a secco di carburante»
Per quanto mi costasse ammetterlo era la mia unica possibilità di salvezza.
«È un tuo problema tesoro, oggi ho da fare» ma riagganciò, lasciandomi semplicemete basita.
Ovviamente non mi arresi e ricomposi il numero, seppur conscia di trascurare il dettaglio principale: se fossi riuscita a convincerlo, sebbene fosse piuttosto restio a dimostrasi quantomeno utile a qualcosa, non avevo la benché minima idea di come indirizzarlo nell'esatto punto in cui mi trovavo.

Eppure saperlo alla mia ricerca sarebbe stato comunque un buon inizio, peccato che non appena digitai per l'ennesima volta sul nokia, due chili di telefono all'avanguardia, questo si spense sotto il mio sguardo scoraggiato.
Dovetti fare un grande sforzo per non mettermi ad urlare e possedere abbastanza senno per non dare di matto.

Avrei trovato un'officina, avrei fatto il pieno, e dopo una demoralizzante ramanzina sarei andata a dormire nel mio letto.

Come un mantra non mi ripetevo altro, sinceramente persuasa dalle mie parole.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 05, 2018 ⏰

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