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Erano le 5 del mattino, l'aria era fredda e inghiottita dall'umidità mischiata al clima invernale. Il sole pronto per affrontare un'altra giornata stava per riecheggiare per un'ennesima infinita volta in cielo, ma nel frattempo, un ragazzo con una grossa carriola, buttava una quanità colossale di sacchi della 
spazzatura dentro di essa. Era una scena ambigua, un clima natalizio, luci dappertutto, calzettoni rossi, alberi addobbati, accompagnati da spazzatura, tanta 
spazzatura. A guardare questo panorama si potrebbe provare gioia ma tristezza allo stesso tempo. Aveva quasi finito il giro, e dirigendosi a casa, per aspettare 
le 7 del mattino e andare a recuperare la classica paga mattutina, irrompe in due individui loschi: -o scè, hai finito di leccare il culo al tuo zietto per 
prendere un pò di soldi?- disse uno dei due ragazzi, che aveva una strana arma in mano, non riconoscibile poichè essendo ancora più o meno notte. -Si vede 
che-e qui facendo le due virgolette con le dita-''o scem'', lavora, invece di fare il finto boss con delle mazze in mano con gli amichetti- ribatte' il ragazzo 
soddisfatto vedendo il ragazzo senza parole. Ma il secondo ragazzo estrasse una pistola, ma non appena il protagonista la vide, si rifugiò dietro la carriola, 
sfiorato numerose volte da pallottole. -strunz! quelli che tu chiami amichetti, quando vanno a ritirare i soldi prendono il triplo del tuo stipendio, scem!- 
disse il secondo ragazzo incappucciato. Il ragazzo invece con quella strana arma che aveva al polso prese in pieno, con un pugno, la guancia dell'amico che 
aveva sparato. -  nuije vulimme un paese con l'ordine, non con la guerra e caos, posa quella cazzo di pistola! Eppò so le sei del mattino appena, scem!-Disse 
incazzato. -Scus! me so scurdat..-disse l'ultimo mentre il ragazzo rimaneva riparato dietro al carro e perplesso da quelle parole. -Giovanni, ricordati che non 
ci dimentichiamo di te, stai sotto tiro, non è finita!-. I due ragazzi fuggirono e scomparvero nell'ombra. Il sole sorgeva mentre Giovanni raccoglieva la 
spazzatura caduta dai sacchi bucati dai proiettili volanti. Una volta finito, erano le 7 e mezzo del mattino circa, Giovanni era stanco, aveva 
fatto doppio lavoro e anche doppia fatica. Si avviava verso la discarica dove a dirigerla era suo zio, dove doveva ricevere la paga. La città si svegliava, i rumori 
delle finestre cigolanti si sentivano forte nel silenzio mattutino, i gabbiani iniziavano a farsi sentire insieme agli uccelli, gli artisti di strada preparavano gli 
attrezzi del mestiere, le barche iniziavano ad accendere i motori, i pescatori sulla riva del molo che attendevano pazientemente che un pesce abboccasse, e i 
bambini si svegliavano per prepararsi con il loro fare addormentato per andare a scuola alle 8. Giovanni mentre camminava incontrava amici, poichè  era 
giorno del tutto ora. -Ue, giovà! tutto bene? ti vedo distratto, ch t'è succies?(cosa ti è successo?)-disse Mirko, l'amico. -Nient, statti sereno, amico mio-sorrise 
Giovanni. -Vabbuò compà, mi fido.- Disse sospirando. -Giovanni, vado, il capo mi aspetta, se faccio tardi m'accir!(mi ammazza!)- disse salutando con la mano 
dopo aver controllato il telefono. -stamm buon, cumpagn mij!(stammi bene, amico mio!) dopo ci vediamo!-disse Giovanni. Giovanni arrivò alle 8 e un 
quarto circa da suo zio, nella sua fabbrica vicino al molo. Giovanni bussò ma non rispose nessuno, ma notò una lettera sul pianerottolo. La prese e lesse:

Mittente: Salvatore Auditore.
Destinatario: Giovanni Auditore.
Data Di Oggi: 15/12/2016 

Giovanni appena lesse il suo nome si emozionò in un certo senso, ma se la mise in tasca, così che potesse leggerla a casa con calma, e posò la carriola nel 
deposito dov'erano stipate una ventina di carriole uguali, piene fino all'orlo da sacchi della spazzatura. Corse per tutto il percorso, saltando su delle pedane 
posate una sopra alle altre, così da formare una scala. Una volta arrivato all'ultimo pezzo di pedane, approfittava dei tetti bassi situati vicino al molo, così 
scalò tetti sempre più alti arrivando alla parte centrale della città, dove i tetti erano quasi uniti. Arrivato a destinazione, doveva trovare un modo per 
scendere. C'erano finestre scalabili, ma erano si e no le 9 del mattino e non voleva attirate attenzione più di quanto non lo stesse già facendo. -Cazzo, e mo 
come faccio?-disse cercando con gli occhi qualcosa che potesse farlo scendere. E finalmente vide qualcosa. I sacchi della spazzatura. Ne erano talmente tanti 
che potevano attutire anche più di 120kili. Quindi saltò, la gravita lo avrebbe sicuramente aiutato. Entrò a casa sua, si tolse le scarpe, salutò i genitori e si 
diresse in camera sua, euforico per la lettera. 
Lesse di nuovo il mittente, suo zio, il destinatario, giovanni, cioè lui, e la data, poi aprì freneticamente e iniziò a leggere con la bocca leggermente aperta 
affannando ancora per la corsa di prima:

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 23, 2018 ⏰

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