Anniversario

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Pur sotto lo scrosciare impetuoso della pioggia, che si stava riversando su Parigi da quella mattina, Marinette avvertì un tonfo provenire dall'alto del suo balcone. Che fosse caduto uno dei vasi di fiori a causa del maltempo? Aprire la botola che conduceva di sopra era un azzardo, ma la ragazza non poté fare a meno di preoccuparsi di raccogliere quella povera pianta e di sistemarla in un posto più riparato fino a che non avesse smesso di piovere. Scivolò quindi fuori dalle coperte e fece leva sulle gambe per aprire il portello orizzontale posto sopra il letto. Subito fu investita da una pioggia gelida e violenta, che la inzuppò nel giro di pochi istanti fino alle ossa. Rabbrividendo e faticando quasi a tenere gli occhi aperti, nonostante il buio della notte l'attenzione di Marinette fu catturata immediatamente da una figura scura riversa sul pavimento, immobile come se fosse morta. Il sangue le si ghiacciò nelle vene. «Chat Noir!»

   In un balzo gli fu accanto, incurante dell'acqua e del freddo, e con fare febbrile cercò di capire se fosse o meno cosciente. Non lo era, ma almeno era vivo. Non sembrava neanche ferito e questo le consentì di tirare un vago sospiro di sollievo. Senza perdere tempo, incitata anche dalla piccola Tikki, afferrò il giovane per le braccia ed iniziò a trascinarlo verso la botola, scendendo adagio per prima. Con uno sforzo non indifferente, riuscì infine a tirarlo giù con sé, finendo schiacciata sotto al suo peso contro il materasso. Stanca e zuppa d'acqua, Marinette si impose un ultimo sacrificio e, scivolando via a fatica da quell'abbraccio inconsapevole, si adoperò per richiudere la botola prima che la stanza finisse allagata.

   «Chat Noir?» chiamò di nuovo, con più calma, tornando accanto a lui. Con una carezza gentile, gli scostò i capelli fradici di pioggia dal viso: era pallido e gelido. Cosa poteva mai essergli capitato? Marinette scambiò un rapido sguardo con Tikki e, senza neanche bisogno di parlare, subito si intesero. «Tikki, trasformami», sussurrò la ragazza, più per timore di disturbare l'amico che di essere scoperta. Doveva capire cosa gli fosse accaduto, certo, ma prima ancora doveva evitare che lui si ammalasse. Ricorse perciò subito al suo Lucky Charm, sempre in modo piuttosto silenzioso, ed un piccolo asciugacapelli le comparve fra le mani. «A questo potevo arrivarci anch'io...» borbottò, poco soddisfatta della trovata del suo potere. Oltretutto avrebbe fatto troppo rumore, specialmente a quell'ora tarda. I suoi genitori l'avrebbero sicuramente sentita, si sarebbero alzati e sarebbero saliti di sopra per controllare cosa stesse accadendo... e a quel punto lei come avrebbe giustificato la presenza di Chat Noir sul suo letto? Letto impregnato d'acqua, ormai, tanto che Marinette non osò immaginare in che condizioni fosse il materasso.

   Al momento, però, aveva ben altre priorità e, facendosi coraggio, azionò quell'asciugacapelli che, almeno in apparenza, non necessitava di corrente elettrica. Fu una confortante sorpresa scoprire che l'aggeggio non soltanto funzionava comunque, per di più non faceva quasi rumore. La ragazza iniziò quindi ad asciugare almeno la zazzera bionda del proprio partner e, fra una carezza e l'altra, lo udì mormorare qualcosa. Si fece più vicina alla sua bocca, carpendo un'unica parola, ripetuta un paio di volte con voce strascicata: mamma.

   Ladybug si guardò la mano che stava passando fra i suoi capelli e si domandò se fosse davvero possibile che lui avesse scambiato il suo tocco con quello della donna che lo aveva messo al mondo. Avrebbe dovuto sembrarle strano, forse, eppure quella scoperta le riscaldò il cuore. Non riuscì a trattenere un sorriso e, finito con il phon, lasciò che questo si dissolvesse nell'aria, ripristinando almeno in parte l'ordine: il letto tornò asciutto, così come anche loro. La ragazza si stese sul fianco, accanto all'amico, e gli mise le coperte sulle spalle, decisa a dormirci insieme se lui non avesse ripreso conoscenza prima dell'alba. Il suo miraculous emise un lieve suono, avvertendola dell'imminente trasformazione, ma lei non vi badò; nemmeno quando vide le ciglia di Chat Noir muoversi e sollevarsi appena. Con occhi appannati, al giovane sembrò di scorgere la figura di Ladybug accanto a lui, e il suo cuore, che nelle ultime ore era stato tempestato di dolore e rabbia, finalmente si acquietò. Avvertì l'ennesima carezza fra i capelli e, del tutto rilassato grazie a quella tenerezza e al calore che lo avvolgeva, allungò un braccio per circondare la vita della ragazza, attirandola leggermente a sé. Lei si avvicinò e lo abbracciò, fino a che l'altro non crollò di nuovo in uno stato di profonda incoscienza.

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