Allo stadio.

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L'English National Quidditch Stadium s'innalzava in tutta la sua grandezza e maestosità sopra la mia testa rossa e riccia.

I miei occhi azzurri scrutavano la struttura con bramosia, sperando che un giorno avrei potuto entrarvi da giocatrice.

Mio padre, al mio fianco, si guardava intorno mentre teneva la bacchetta all'orecchio per chiamare chi ci avrebbe potuto condurre fino alla nostra postazione.

Eravamo andati tante volte allo stadio, eppure, non eravamo mai stati ospiti d'onore: papà e zio Harry avevano ricevuto l'invito da parte di Jason Lamber, il cercatore dei Chudley Cannons, dopo aver salvato il padre da un'imboscata in pieno centro.

Zio Harry e papà avevano accettato con gioia l'invito e avevano, subito, fatto il mio nome e quello di James, grandi accanitori di Quidditch, riuscendo a farci ottenere un biglietto per la partita della squadra di Jason, nonché la nostra prediletta, contro i Ballycastle Bats.

<< Signor Weasley?! >> una voce acuta e stridula giunse alle mie orecchie, mentre una donna tutta impettita, avanzava verso di noi.

James mi stava accanto e, con la mano quasi tremante cercava di afferrare la sua macchina fotografica per immortalare quel momento.

<< Buonasera?! >> salutò riluttante papà posando la bacchetta nella tasca dei suoi pantaloni neri.

<< Signor Weasley, buonasera. Sono Amanda Lamber, Jason mi ha detto di condurla nella nostra tribuna... >> la moglie del cercatore tese la mano a mio padre che, lui, strinse prontamente; poi si avvicinò a me e a James << Voi dovete essere Rose e James? >> chiese tendendo la mano.

<< Si, siamo noi >> risposi io per entrambi, salutandola.

Amanda sorrise e ci fece cenno di seguirla.

<< Ci pensi che assisteremo alla vittoria dei Chudley dagli spalti e nella tribuna che appartiene a Lamber? >> mi chiese in un sussurro James, tutto emozionato.

<< Idiota! >> lo rimproverai dandogli uno schiaffo sugli addominali. << Non dirlo, non si può mai sapere... sperare, mai esternare! >> gli ricordai l'insegnamento che ci avevano impresso nella mente papà e zio Harry quando avevamo 5 anni, in seguito alla partita dei Chudley contro gli Appleby Arrows che, io e James consideravamo vinta.

<< Vero! >> disse ingoiando un groppo di saliva, visibilmente preoccupato da una possibile sconfitta.

Era il quarto anno di fila che i Chudley si classificavano tra i primi tre e, puntualmente, perdevano o l'ultima partita, o la penultima, uscendo sconfitti dalla nazionale.

Camminammo silenziosamente fino alla tribuna, dove sedevano alcune persone.

Amanda si fece largo tra i sedili e ci fece accomodare in una zona centrale, papà a desta, James al centro ed io accanto a quest'ultimo.

Iniziai ad ispirare la competizione che regnava nello stadio: la schiera dei Ballycastle era agguerrita, anche se costituiva la minoranza della folla che occupava la platea.

S'innalzavano striscioni, bandiere e scintille magiche di colori arancio-grigio, in modo da mostrare tutto il supporto alla squadra di casa.

<< Rose? >> mi richiamò la voce di James che, solare, mi passò dell'inchiostro arancio; feci come avevamo progettato io e mio cugino: mi spalmai una striscia di colorante sullo zigomo, e una seconda più in basso, poi mi tolsi la felpa mostrando la mia splendida maglia a mezze maniche con il simbolo dei Chudley Cannons rappresentata sopra.

James aprì il suo zaino e mi passò il berretto in tinta con la maglia e diede, poi, uno striscione a mio padre che, invece di metterlo in mostra, se lo avvolse attorno al collo come fosse una sciarpa.

Sotto le grida, allo stadio-ScoroseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora