Cenere

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Sono come un mucchietto di cenere, caduto per sbaglio da quella fottuta sigaretta.
E ora?
Rovinerò tutto il piccolo spazio che mi circonda, macchierò quella coperta pulita, espanderò il mio colore scuro e indefinito,
per chissà quanta lana intersecata
alla perfezione.
Non voglio rovinare tutto, avrei dovuto ondeggiare fino ad adagiarmi su quel maledetto e funzionale posacenere.
John, quel fumatore accanito...
non è a causa sua se sono precipitata all'improvviso durante uno dei suoi tiri profondamente infiniti. Ma ora, cosa dovrebbe fare di me? Sta provando a raccogliermi, sono una piccola pallina apparentemente solida ma... ecco, mi sono spezzata e piccole parti di me sono ormai disperse lungo una frazione di coperta. Ha lanciato un insulto quel... perfezionista, l'ho sentito. E ora, sta cancellando con il polpastrello quei puntini neri che appartenevano al mio corpo oscuro. Ha un'espressione concentrata e confusa, ma anche indignata. Sta capendo che quelle parti di me, per quanto piccole, stanno lasciando il segno sulla coperta. E spremerle con quella cattiveria e determinazione sta peggiorando le cose, smettila! Oh...no. Utilizzando il pollice e l'indice con la massima pignoleria, quel bastardo mi ha separato da quei grumi che ormai non posso considerare miei. Mi stava poi per sollevare quando... diamine, sono precipitata sulla piega informe del suo interno coscia. Sempre peggio... quei pantaloni di camoscio sono così importanti per lui!
Come farò ad evitare di segnarlo? Odio, odio lasciare il segno. Volevo solo confondermi in mezzo agli altri grumi di sigarette ormai consumate, facendo compagnia alle cicche sbilenche.
Razionalmente riconosco di non poter far nulla, eppure ciò non placa la mia empatia penetrante e disastrosa. Ma lui... lui ha capito che non serve dirigermi dove preferisce, non serve cercare di agnentarmi coprendomi con quell'enorme dito. Bastava uno sbuffo affettuoso, un po' di leggerezza sotto forma di un controllato e speranzoso soffio uscito da quelle labbra sottili. E bene sì, sono finalmente a terra. Ho persino lasciato lindi quei rari pantaloni. Che importa che ora sporco il pavimento? Ho capito che notano la mia presenza e quanto il mio essere sia dannoso, solo quando sono nel bel mezzo di una coperta di lana. O quando cado nella piega imperfetta di quei pantaloni di camoscio. Qui sul suolo, mi confondo tra le sfumature del marmo, tra i mucchietti di polvere, tra le altre mille imperfezioni dell'ambiente che mi circonda. Sento perdermi come cenere, quale sono. Mi sento così...indefinita, giungendo alla conclusione che il mio valore, è relativo a dove cado per errore. Ma in fondo mi basta sapere che in un modo o nell'altro a tutto questo c'è rimedio: quella coperta di lana venerdì andrà in lavanderia, quei pantaloni di camoscio li laverà a mano correntemente, e quei pavimenti imperfetti saranno lucidati domenica dalla domestica. E detesto, detesto essere così paranoica. Avrei preferito ricordare con passione quando ero un agglomerato di tabacco protetto da una sottile carta bianca rigata. Quando avevo una forma, una funzione. Ora, sono cenere. Posso ricordare con certezza però, di esser stata un'essenza essenziale per quelle labbra sottili.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 19, 2019 ⏰

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