oneshot

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Avevo credo dieci anni quando una mattina, durante le vacanze estive, mia madre mi coinvolse in un nuovo gioco.
Dal fiorista si era procurata delle sottili canne di bambù, ed in cartoleria aveva comprato carta velina di vari colori, spago e un rocchetto di filo di nylon.
Mia madre era una maestra e sapeva fare molti giochi per intrattenere i ragazzini.
Come per magia da quei quattro pezzi di bambù e la carta velina dopo poco prese forma un bellissimo aquilone.
Era un rombo rosso con una lunga coda bianca. Due canne erano legate a croce ed al centro, con un anellino, era fissato il sottile filo di nylon.
Quel pomeriggio andammo a piedi in un parco vicino casa, su un bel prato verde.
Mia madre mi mise in mano il rocchetto con il filo mentre lei, dietro di me, sosteneva l’aquilone. Appena sentì sollevarsi un alito di vento mi disse di correre più forte che potevo.
Lei mi seguiva, correndo.
Poco dopo lasciò la presa e l’aquilone si alzò sopra la mia testa. Istintivamente a quel punto tirai il filo che tenevo nelle mani ed inevitabilmente l’aquilone precipitò a terra. Dopo un paio di tentativi io ero demoralizzato, mentre mia madre si mise a ridere e mi spiegò come funzionano gli aquiloni: «Vedi, Iwaizumi, l’aquilone viene tenuto in volo dal vento. Devi lasciare che il vento lo governi e quando lo vedi sopra di te non devi tirare, ma devi dare corda e lo vedrai alzarsi sempre di più nel cielo»
«Ma allora a cosa serve il filo che ho in mano?» chiesi sospettoso.
Di nuovo con un sorriso mia madre svelò anche questo mistero.
«Il filo serve a far sì che l’aquilone non voli via e si perda lontano. Devi trovare il giusto equilibrio lasciandolo trasportare dal vento e mantenendo dolcemente sottesa la corda. In questo delicato gioco di tensioni l’aquilone volteggerà ma non ti abbandonerà»

Provammo ancora, e dopo altri insuccessi vidi finalmente quel rombo rosso volare alto sopra di me. Negli ultimi tempi mi torna spesso alla mente questa scena lontana. Come da ragazzino, anche oggi tengo tra le mani un filo sottile ed invisibile che mi lega a te.
Ti vedo volare sopra di me e ti osservo mentre volteggi cullato dal vento tracciando meravigliosi disegni nel cielo della mia vita.
Il filo è sotteso e percepisco le tensioni e i fremiti del tuo cuore. Il filo ti unisce a me ma è il vento che ti fa volare e se voglio continuare a godere delle tue evoluzioni devo saper dare corda quando il vento soffia più forte pronto a recuperarla appena la brezza cade proprio per tenere sempre nella giusta tensione quel delicato preziosissimo filo.
Come un aquilone tu appartieni al sole e al vento ma il mio cuore trepida di gioia perché un legame invisibile sta unendo i sentieri delle nostre vite.
Sono consapevole del fatto che un giorno verrà un vento forte che non riuscirò ad assecondare dando solo un po’ di corda. Quel vento potente strapperà il filo ed io ti vedrò volare in alto, sempre più in alto fino a scomparire nell’azzurro del cielo. In quel momento avrò voglia solo di piangere, ma urlerò al vento di continuare a farti volare e di prendersi cura di te, che ti porti a sfiorare il sole senza mai lasciarti cadere. Sarà per me un momento dolorosissimo ma non si può impedire ad un aquilone di volare...

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Sono tornata!
Ci tenevo a far sapere che questa storia è una revisione e che la originale è stata scritta da Sandro Saltrove.

Ringrazio tutti per la lettura, fatemi sapere che ne pensate.

Alla prossima,

Giuls

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 04, 2018 ⏰

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