Di colloqui e baci inattesi

749 38 30
                                    

«Non sapevo di tua moglie» disse Harry raddrizzando la schiena, colto alla sprovvista dalla notizia «mi dispiace.»
La tenuta di Malfoy era proprio come l'aveva immaginata: ricca e austera.
Somigliava molto a quella di suo padre, Lucius, piena di arazzi e artefatti magici che la sua famiglia aveva l'abitudine di collezionare.
L'istinto da Auror gli diceva che forse non tutte le cose che il vecchio compagno di scuola possedeva fossero legali, ma non era lì per conto del Ministero.
Si guardò intorno, l'arredamento era davvero in sintonia con il suo proprietario.

Draco Malfoy gli sedeva davanti, su una poltrona in velluto simile a quella in cui l'aveva fatto accomodare, e lo fissava intensamente.
Anche troppo per i suoi gusti.
Harry si decise a ricambiare lo sguardo: aveva gli stessi capelli biondi di un tempo, forse leggermente imbiancati, la stessa carnagione diafana e il viso affilato.
I maghi vivevano molto più a lungo degli esseri umani, quindi era naturale sembrasse più giovane di quanto in realtà non lo fosse.
Cercò di ricordare com'era da ragazzo, ma con suo grande orrore, si rese conto che le immagini impresse nella sua memoria iniziavano a sbiadire.
Ma non solo i volti: i luoghi, le avventure, le battute scambiate trai corridoi della scuola.
Gli saltò il cuore in gola, perché aveva dimenticato?

Per non lasciarsi prendere dal panico, si concentrò sul presente.
Malfoy indossava un abito elegante, che faceva quasi sfigurare la giacca sbottonata e la camicia estiva di Harry, e la chioma perfettamente in ordine strideva con quella spettinata del suo ospite.
Ma lui cosa poteva farci?
Non stavano mica andando al Ballo del Ceppo e fuori il clima era abbastanza gradevole da potersi concedere quel tipo di abbigliamento.
Dovette riconoscere, però, che l'altro aveva un certo stile.

A prima vista sembrava non fosse cambiato nulla, che non fossero diventati due estranei.
Gli occhi chiari di Malfoy tuttavia, tradivano il trascorrere del tempo: avevano perso la loro scintilla malevola.
Erano pacifici, affettuosi mentre ricordava la defunta consorte.
«È stata una grave perdita per me e Scorpius» commentò lui, sorseggiando il whisky da un bicchiere di cristallo, poi aggiunse con un sussurro «l'amavo molto.»
«Certo, posso immaginare» Harry lo imitò, mandando giù il liquore. Troppo forte per i suoi gusti, troppo amaro, come il loro rapporto.
«A volte mi chiedo se non sia stata la punizione per il mio comportamento» mormorò Malfoy, passandosi stancamente una mano sul volto «non meritava di morire.»
Fece una pausa, cercando i suoi occhi verdi «Voi avete perso così tanto, ora capisco cosa si prova.»

Si fissarono in silenzio per alcuni secondi e all'improvviso, nonostante fosse inizio luglio, gli sembrò di essere a Natale, a casa di suo cugino Dudley.
Si sedevano in salotto e stavano zitti, mentre i bambini giocavano e bisticciavano, spensierati.
Ma non c'erano bambini quella volta, nel soggiorno di Malfoy, l'ex compagno di scuola aveva voluto incontrarlo da solo.
Forse ripensandoci avrebbe preferito essere davvero a casa di big D, a condividere l'ossigeno con quel bastardo di suo zio Vernon.
«A cosa devo questo invito?» chiese l'auror, cauto.
«Volevo parlare dei nostri ragazzi» spiegò Malfoy, facendo roteare elegantemente la bevanda per mescolare i cubetti di ghiaccio «ho detto a Scoprius di invitare Albus qui durante le vacanze estive, ma a quanto pare a te la cosa non è piaciuta molto.»

Era vero, alla richiesta del figlio di passare le vacanze a casa dell'amico, era stato perentorio: non avrebbe mai messo piede lì dentro, a meno di passare sul suo cadavere.
Inutile dire che Albus non gli aveva rivolto la parola da quando era tornato da Hogwarts.
Né lui né Ginny erano contenti che il loro secondogenito frequentasse quella famiglia, per quanto ormai fossero passati più di vent'anni.
«Mi stai rimproverando, Malfoy?»
«Oh per piacere, chiamami Draco» quelle parole colpirono Harry come un fulmine a ciel sereno, non ricordava di essersi mai rivolto a lui chiamandolo per nome. Forse qualche volta, da solo, quando era davvero fuori di sé.

[~Perdono~]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora