Perché.

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Consiglio caldamente l'ascolto della canzone a potrait of an autistic di Dan Bull


Un altro giorno è iniziato. Un altro giorno in cui non capisco il perché di quello che mi accade. Perché mi sento diverso? Perché non riesco a farmi amici? Perché tutte le persone intorno mi insultano, chiamandomi "coglion*", "down", "decelebrat*"?
Perché nessuno mi aiuta?
Da quando sono nato non riesco a trovare ricordi di qualcuno che mi abbia amato. Perché?
Il perché lo so, solo che non riesco ad accettarlo. Perché sei autistic*.
Da quanto i miei genitori mi hanno detto, a cinque anni già notarono qualcosa di strano. Non ero un ragazzo troppo magro o troppo grasso. Non avevo malformazioni genetiche, eppure non ero sano come un pesce a causa delle mie allergie. Eppure, a volte, avevo delle crisi, momenti in cui impazzivo per motivi futili. Come, per esempio, se gli oggetti non erano in un certo ordine come lo volevo io. Inoltre, per la mia età ero molto intelligente. Riuscivo a fare cruciverba, imparare testi di canzoni che avevo ascoltato una sola volta, a interessarmi di temi da "adulti". Imparai perfino l'alfabeto a soli tre anni, e a quattro già parlavo un sacco.
Eppure i miei non riuscivano a capire le mie crisi isteriche. Mi portavano di ospedale in ospedale, chiedevano aiuto a medici esperti, eppure la risposta era sempre la stessa.
Mi spiace, ma suo figlio è depresso.
Mia madre, però, non riusciva ad accettare ciò, perché io non ero un ragazzo depresso. Questo circolo continuò fino a quando a otto anni, dopo una mia crisi isterica, non andai in un ospedale per fare dei controlli. Non era un ospedale psichiatrico, tranquilli. Quello fu l'inizio che permise ai miei di capire che cosa avevo. Ricordo che stetti in ospedale per quindici giorni, e fidatevi: non è bello per niente. Aspettare per un tempo indeterminato fino a quando non hai finito tutti i test (me li ricordo tutti: ecocardiogramma, elettroincefalogramma, risonanza magnetica, oltre a un infinità di prelievi, e io odio il sangue). Finalmente mia madre ebbe una risposta, qualcosa che potesse aiutarla in qualche modo.
Signora tranquilla, suo figlio non è depresso. È affetto dalla sindrome di asperger.
Per otto anni mia madre cercava una risposta, e finalmente la aveva trovata.
Quello, però, fu l'inizio della mia odissea. I miei compagni iniziarono a guardarmi con un occhio diverso, e dovetti cambiare scuola più e più volte a causa di bullismo inflitto a me e a mio fratello, che non aveva alcuna colpa se non avermi come fratello.
Inoltre, iniziai ad avere un insegnante di sostegno, in grado di aiutarmi non tanto per i compiti, quanto piuttosto per le relazioni coi compagni. Ma purtroppo la gente teme sempre il diverso, lo straniero, colui che non riesce a capire. E se da una parte ero bullizzato dai compagni, da l'altra parte gli insegnanti non se ne fregavano di me. Più volte i prof hanno fatto finta di chiudere gli occhi, e negare l'evidenza. Una volta mia madre mi prese da scuola e notò che avevo dei lividi sulla pancia. Dopo che mi chiese che cosa avevo iniziai a piangere, dicendoli che cinque persone mi avevano preso a pugni e mi avevano circondato, tutto questo mentre i prof facevano finta di vedere.
Ricordo che l'età tra i nove e quattordici anni fu un età buia per me. Non provavo felicità, a scuola non ci andavo sia perché alcuni giorni dovevo fare dei controlli, sia perché non ce la facevo, e se andavo rimanevo chiuso dentro me stesso. Penso che, se non fosse stato per tre motivi che mi ero prefissato, avrei tentato il suicidio, e non sto cercando.
Il primo era mia madre, l'unica persona che era sempre rimasta al mio fianco, e aveva deciso di combattere contro le persone che facevano finta di nulla. Ricordo che una volta le chiesi se avesse voluto abortire se avesse saputo che sarei nato asperger. Eravamo in macchina, e mia madre la fermò di colpo, dicendomi che non lo avrebbe mai fatto, perché per lei ero pur sempre il loro bambino. La abbraciai forte, promettendoci di aiutarci a vicenda.
Il secondo motivo furono i videogiochi. Può sembrare strano, ma quando non hai amici, hai bisogno di qualcosa o qualcuno che ti riesca a suscitare le stesse sensazioni che in quel momento hai bisogno. Per fortuna la trovai nei videogiochi, e non nelle droghe pesanti, come fece una persona a me cara. Coi videogiochi riuscii a trovare persone con cui mi sentivo bene, e nei vari mondi potevo essere ciò che volevo. Punivo chi si comportava male, e salvavo coloro che meritavano di essere salvati. Peccato però che l'opinione pubblica chiama i videogiocatori come persone sociopatiche, esseri impediti che sanno solo essere violenti, quando è esattamente il contrario. Io ho imparato molto dai videogame.
Il terzo motivo è difficile da spiegare, quindi vi racconterò la storia che mi fece avere questo motivo.
Mia madre, seppur forte, era comunque una che aveva bisogno di una mano. Quindi fece molto ricerche, fino a incappare in un sito per persone autistiche, la cui fondatrice aveva anche egli un ragazzo asperger. Mia madre la conobbe li, mentre io invece conobbi il figlio sia online sia durante una vacanza a Rimini insieme alla madre. Per la prima volta conobbi una persona uguale a me, avente il mio stesso disagio e i miei stessi problemi, con sogni quasi simili ai miei. Insomma, sembravo io in versione nordista. Fu per un solo giorno, ma mi divertii un mondo. Dopo quel viaggio volevo sapere di più sui ragazzi uguali a me, e cercai, fino a quando non conobbi tante persone uguali a me, che lottavano per i loro diritti, per dimostrare che non erano diversi come gli altri.
Potrei ora dire che è tutto diverso da prima, che ora va meglio, che non ho più crisi isteriche, che sono "guarito". Ma non sarei sincero a me stesso. Anche se le cose vanno per il verso giusto, è ancora molto lontana la mia utopia, il mio nirvana, il mio sogno. Ovvero che un giorno, insieme a tutti i ragazzi come me, potremmo vivere la nostra vita senza essere bullizzati. Ma per fare questo c'è bisogno che tutti capiscano chi siamo, che non siamo animali, o oggetti che possono essere lanciati e maltrattati, che oltre la nostra sindrome esistono persone uguali a quelle che ci maltrattano.
Ma è come chiedere a Trump di non costruire un muro, o spiegare a una jeffan che jeff non è un essere bellissimo.
Sicuramente vi chiederete "ma perché hai deciso di scrivere questo, sapendo che potresti essere insultato, preso in giro, ignorato o essere bollato come falso?"
Semplice.
Perché voglio essere sincero con voi. Sto da questa piattaforma da due anni, e in questi due anni ho conosciuto gente stupenda. Alcuni se ne sono andati da questa piattaforma, mentre altri lottano per impedire che alcuni obbrobri vengano venduti.
Quindi reputo le persone che leggeranno questa storia abbastanza mature da non insultarmi.
Detto questo, non ho molto da aggiungere, tranne un ultima cosa

GRAZIE.
Grazie a tutti voi che mi avete, indirettamente o direttamente aiutato.

Ho deciso di raccontare una parte della mia vita, cosa che non faccio spesso per paura di essere giudicato. Chiedo scusa anche per gli errori di scrittura presenti in sto racconto, e di leggere tutto prima di commentare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2018 ⏰

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