Capitolo 2

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Cinque anni prima ...

"E mentre io ero disteso sulla barella con la schiena a pezzi, lei si godeva il panorama!" strilla Leo indicando mia zia.
"Beh non capita spesso di poter farsi un giretto in elicottero di 15 minuti gratis!" ribatte zia ridendo.
"Ma per fortuna no ? Altrimenti significherebbe che il povero Leo si farebbe male più volte con gli sci !" interviene giustamente nonna battendo con la mano sul tavolo per attirare l'attenzione della propria figlia.
"Esattamente" dice Leo, "Lei diceva < Oddio guarda Leo le Dolomiti! E si vede anche la Marmolada ! Che spettacolo perché non ammiri con me ? > Peccato che avevo il collo immobilizzato, costringendomi a guardare il soffitto!"
"Almeno ora stai meglio..." osserva mia zia e Leo gli lancia un'occhiataccia.
Leo è mio cugino. Un bambino di dieci anni molto sveglio per la sua età , figlio di Elena , che è la figlia dei miei nonni, sposata con il carissimo Marco , un'imprenditore di successo.
Mi trovo in uno dei tipici pranzi di famiglia della domenica.
Al tavolo sediamo io, mamma , papà, Luca , nonna , nonno , zio Marco , zia Elena e Leo .
Non sono una grande amante dei pranzi tra famigliari che organizzano i nonni ma se decidessi di non presentarmi a uno di essi mamma e papà mi prenderebbero a schiaffi.
"Allora Sierra hai deciso che scuola superiore frequenterai?" mi chiede il nonno.
"Si. Sarei indirizzata verso un liceo scientifico" spiego "Più precisamente per il Giolitti" .
"Ah bene mi pare una bella scelta."
"Secondo me potrebbe scegliere un'altra scuola" interviene Leo.
"Perché dici questo?" domando un po' scocciata .
"Tu non sei abbastanza intelligente per un liceo in cui predomina la matematica. Inoltre, le recensioni del Giolitti su Google fanno schifo." Leo motiva la sua risposta con sicurezza.
Poi , la mia espressione cambia , diventando da sorridente a infastidita o semplicemente... arrabbiata.
Solo in quel preciso momento, Leo sembra intimidirsi.
"Tu hai solo dieci anni! Come puoi conoscere ogni stramaledetta recensione di qualsiasi Liceo o scuola superiore della città?" esplodo.
"Sierra, ti ricordo che esiste internet , la piattaforma essenziale numero uno per un futuro detective come me." 
"Vuoi veramente fare il detective da grande Leo?" la nonna si intromette nella discussione.
"Si, e internet è fondamentale."
"Fanculo Internet !" esclamo arrabbiata.
I nonni mi lanciano un'occhiataccia "Volevo dire..." faccio una piccola pausa per pensare ad una parola da sostituire a fanculo "Stupido internet !" ecco fatto "Internet è proprio stupido".
"Molto meglio." nonna annuisce con un sorriso.
"Che c'è di male a dire qualche parolaccia ?" chiede Luca "A scuola i miei amici ne dicono ogni giorno. Bestemmiano sempre."
"Beh tu non fai come loro , vero Luca?" Il nonno sembra preoccupato.
"No." Risponde Luca. Successivamente nel suo volto appare un sorrisetto capace di farti capire che sta mentendo."Certo che non le dico anche io".
Luca e Leo avranno un anno di differenza, però Leo è molto più intelligente rispetto a quello scemo di mio fratello.
Leo è un bellissimo ragazzino con occhi neri e capelli mori.
Luca , con i suoi occhi verdi e capelli castano chiari è... Luca.
Tutti i membri della nostra famiglia hanno gli occhi neri. Dovete sapere che se andate in un centro commerciale in Italia e vi mettete ad osservare ogni singolo italiano con attenzione, noterete che la percentuale del 90% della gente presente ha gli occhi neri e i capelli scuri.
Io , Luca , e mia madre , rappresentiamo quelle poche persone italiane con gli occhi verdi.
I nostri capelli sono sì scuri, ma più sul rossiccio, almeno i miei , Luca c'è li ha più sul castano chiaro. Ha preso dalla mamma.
"Bene chi vuole il dessert?" chiede la nonna.
Nessuna risposta.
"Vi ho chiesto chi vuole il dessert !" insiste.
Nessuna risposta.
La tavola sembra essere circondata da fantasmi.
Leo ed io ci scambiamo sguardi di avvertimento, Luca è praticamente pietrificato dalla vergogna, gli zii si sbaciucchiano, mamma e papà sorseggiano gli ultimi sorsi dei loro cappuccini e il nonno... beh lui è sordo.
"Insomma ho capito, faccio parte di una famiglia composta da maleducati" la nonna sembra su tutte le furie.
Se c'è una cosa che lei detesta è non ricevere una risposta alle sue domande. Spero non si sia arrabbiata.
Leo si alza da tavola, sgattaiolando velocemente in cucina, per raggiungere la nonna, che era andata lì pochi secondi prima.
Circa due minuti dopo, Leo, si ripresenta a tavola con un bel pezzo di torta al cioccolato , arricchita con panna. Ovviamente la nonna non si è contenuta nel fare una giusta porzione per Leo che dovrebbe dimagrire.
"Nonna anche io voglio una fetta di torta!" si lamenta Luca come un bambino di cinque anni.
"Vieni a prenderla come ha fatto tuo cugino!"
Luca, infastidito, risponde :"Arrivo subito nonna..."
"Che ore sono?" Leo si rivolge a suo padre.
"Le tre meno cinque".
"Oddio!" esclama , e in quel momento gli si illuminano gli occhi. "C'è la partita del Milan !" ricorda Luca all'intera tavolata.
"Uffa..." sospiro.
"Oh merda è vero!" sussulta Leo.
"Moderare il linguaggio signorino!" il nonno richiama Leo.
Leo ovviamente, non lo bada e corre verso il soggiorno con mio fratello per non perdersi nemmeno un minuto della partita in diretta da San Siro.
Perfetto, e ora io con chi passo il tempo ?

È passata circa un'ora e la partita sta per concludersi.
Finché io e nonna non sentiamo urla provenire dal soggiorno.
Mi sa che il Milan si è preso un goal.
"CHE SQUADRA DEL CAZZO !" grida Leo.
"Moderare il lin-" il nonno viene interrotto.
"Sta zitto vecchio!" Leo ha esaurito la pazienza.
Qui si mette male...
Ad un tratto, io e nonna vediamo Leo sbattere la porta e correre fuori in giardino con le sopracciglia inarcate e i pugni stretti, che sembrano quasi impossibili da scogliere.
"Si è arrabbiato?" chiedo.
"Credo di si. Per via del Milan..." ipotizza nonna.
"Vado a parlargli. Non può arrabbiarsi per questo genere di cose. Sono solo stupidaggini."
Mi alzo, e con una velocità che neanche io credevo di poter raggiungere, arrivo vicino a mio cugino, disteso sul prato vicino al fiume.
Mi distesi vicino a lui, guardando le nuvole e le loro strane forme. Gli prendo la mano . Ha la mano fredda , al tatto sembra quasi rigida o ghiacciata , come le sue speranze per il Milan, la sua squadra del cuore.
Ma non può rovinarsi la giornata per questo motivo.
No, devo farlo sentire meglio, fargli un bel discorsetto.
"Hey..." gli sussurro con voce dolce.
"Lasciami stare."
Leo ha le lacrime agli occhi, l'espressione cupa e la bocca serrata.
"Tutte le squadre perdono ogni tanto." lo rassicuro, o almeno... ci provo.
"Come fanno quei brocchi a perdere contro la Fiorentina?"
"Beh , tecnicamente hai appena detto che sono dei brocchi..."
"Sta zitta Sierra." sbotta.
Faccio un respiro profondo, pronta a fare la brava cugina.
"Smettila di piangere Leo. Non puoi piangere per questi stupidi motivi ! Si piange per altro! Si soffre, si ci rovina il fegato per altro! Devi capirlo!" ho usato un tono di voce molto alto.
"Ma perché non possono vincere ogni partita?"
"Nessuna squadra è perfetta, la squadra è formata da esseri umani, che a loro volta non sono perfetti, anzi hanno un sacco di difetti." inizio a spiegargli per bene. "Sai che cosa ti rende tutto questo? Il dolore, l'imperfezione, la paura , la tristezza, l'angoscia, la voglia di essere finalmente felice? Il bisogno d'amore?"
"Uno sfigato?" Leo sembra convintissimo.
"Sbagliato." esclamo "Ti rende umano."
"Noi , umani non siamo perfetti. Facciamo errori, siamo irrispettosi , ci ammaliamo, ci disprezziamo. Non saremo mai perfetti. Però possiamo essere migliori , possiamo avere la forza di alzarci la mattina, la semplicissima voglia di vivere , di aiutare i nostri amici, di diventare quello che abbiamo sempre sognato!"e con un'ultima frase conclusi quello che forse era stato il discorso più saggio che avevo mai fatto in tutta la mia vita imperfetta.
"Noi dobbiamo farlo".

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⏰ Last updated: Mar 26, 2018 ⏰

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