You bring me home.

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È una normale giornata come le altre, ma Harry ha uno strano presentimento da quando si è svegliato. Ha mille cose da fare, tra la stesura delle nuove canzoni e gli incontri con la casa discografica per definire i dettagli per il suo nuovo disco, ma non riesce proprio a concentrarsi.

Quando il suo telefono squilla, lo afferra distrattamente dal divano e risponde senza guardare chi sia.

«Harry, ti prego, vieni a Londra. Louis ha avuto un incidente.»

Le parole di Lottie gli risuonano nella mente per tutto il tempo in cui avvisa il management che lascerà Los Angeles, quando sale nel jet privato e nervosamente aspetta che le dodici ore di volo passino. L'ansia lo sta facendo impazzire, si sente soffocare.

Non appena arriva a Londra, alle due del mattino, si precipita dentro un taxi e si fa portare all'ospedale. È tutto frenetico, quasi surreale. Non può credere che si sta spostando da un continente all'altro perché il suo ragazzo ha avuto un incidente. Harry è confuso, attanagliato dall'agitazione.

Paga il taxi sicuramente con qualche banconota in più rispetto al prezzo, ma non si preoccupa di prendere il resto. Si precipita dentro l'ospedale e cerca nei reparti come un assetato cerca l'acqua nel deserto.

Appena vede il viso di Lottie il suo cuore perde un battito: è stremata, gli occhi spenti e contornati da delle occhiaie scure. Harry tende le braccia e se la porta al petto cercando di darle un po' di stabilità in quel mare in tempesta. Per lei, come per tutta la famiglia di Louis, quella situazione deve sembrare un incubo, uno strano gioco del destino che vuole farli rivivere il dolore di quando hanno perso Johanna. Anche Dan si avvicina a loro e li abbraccia entrambi in una stretta paterna.

«Come sta?» domanda Harry, cercando di sembrare calmo.

«Il dottore ha detto che ha una ferita al braccio che hanno ricucito e ha preso un brutto colpo alla testa. Era senza cintura quando quell'ubriaco l'ha colpito.» la voce di Lottie si affievolisce, come se non voglia continuare a parlare perché deve dire qualcosa di troppo doloroso.

«Non si è ancora svegliato da quando l'hanno soccorso.» continua Dan per lei. «Dicono che sia normale per il trauma che ha subito e stanno aspettano di vedere come vanno le cose.» aggiunge, cercando d'infondere coraggio alla figlia acquisita con un braccio intorno alle spalle.

Harry annuisce, senza sapere cosa dire. Non possono fare nulla, solo aspettare e vedere. Si sistema in una delle scomode sedie di plastica e gli altri due lo copiano, sistemandosi lì accanto.

«Dove sono gli altri?» domanda il ragazzo.

«Zia Sally è venuta a prenderli qualche ora fa. I gemelli erano stremati, le gemelle e Fizzy hanno fatto un po' di storie, ma poi hanno acconsentito ad aiutare zia con i piccoli.» risponde Lottie. «Sono passate anche tua madre e Gemma. Hanno detto che passeranno di nuovo e di chiamarle se ci sono novità.»

Harry annuisce. «Sì, me l'ha detto quando l'ho chiamata per dirle che ero arrivato. Ha detto che può occuparsi dei gemelli se doveste averne bisogno.» informa, facendo un mezzo sorriso che Lottie ricambia.

«Liam e Niall l'hanno saputo?» chiede ancora.

Lottie annuisce. «Sì, ma purtroppo non possono venire. Liam ha Bear con la febbre e Niall domani ha una riunione che non può assolutamente saltare. Hanno detto di tenerli informati. Ho mandato un messaggio anche a Zayn, ma non ha ancora risposto.»

Harry sospira e annuisce.

L'attesa per avere notizie su Louis sembra durare un'eternità. Harry è stremato per via del volo e dello stress, ma non vuole mostrarsi stanco perché Lottie gli imporrebbe di andare a riposarsi e lui non ha intenzione di lasciare quel posto per nulla al mondo. Comunque, la ragazza è perspicace e i due si conoscono abbastanza bene ormai, sono come fratello e sorella, quindi si fa più vicina nella sedia e offre la sua spalla come appoggio per la testa ciondolante di Harry. Lui sembra pensarci un po', ma poi Lottie assottiglia lo sguardo confare minaccioso e deve arrendersi. Si accoccola come se fosse un bambino, abbracciandosi il torace con le braccia e allungando le gambe per stare un po' più comodo. La stanchezza lo investe come vento gelido e si appisola quasi subito.

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