BABA RABA E IL CEPPO GHIGNANTE

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C'era una volta, in una lontana terra, un Re orgoglioso, avido e arrogante che decise di raccogliere tutta la magia del suo regno per tenerla per se. Per poter portare a termine il suo piano doveva, prima di tutto, richiamare a se tutti i Maghi e le Streghe per poi imparare lui stesso le arti magiche.
Istituì così una Brigata di Cacciatori di Streghe munita di un branco di feroci cani neri.
Molto saggiamente i Maghi e le Streghe del regno non risposero alla sua chiamata e decisero di restare nell'ombra. Tuttavia, un ciarlatano, si presentò a corte fingendosi un mago. Fu nominato subito insegnante del Re e chiese oro per i rifornimenti di magia, rubini per creare incantesimi e coppe d'argento per preparare pozioni. Ogni sera il ciarlatano ammucchiava questi tesori nella sua casa, poi staccava dagli alberi alcuni rametti e li spacciava al Re per delle bacchette magiche, affermando che avrebbero funzionato solo quando sua Maestà fosse stato pronto.
Ogni mattina, i due, muniti di ramoscelli, si allenavano nella pratica della magia, fino a che, un giorno, la lavandaia del Re, Baba Raba, non li derise dall'interno della sua casa.
Il Re, furioso, decise di dare una dimostrazione della sua magia ai suoi sudditi il giorno seguente.
Il ciarlatano, spaventato, annunciò che sarebbe partito subito per un lungo viaggio. A questo punto il Re, insospettito dal suo insolito comportamento, ordinò che se qualcuno dei sudditi lo avesse deriso durante la dimostrazione, il ciarlatano sarebbe stato giustiziato.
Così, terrorizzato e frustrato, il ciarlatano si diresse a casa di Beda per sfogare la sua rabbia contro di lei, ma mentre la sbirciava da una finestra, vide l'anziana donna che strofinava la sua bacchetta, mentre in una tinozza dei lenzuoli si lavavano da soli. Comprese subito che Baba era una vera strega e la minacciò di denunciarla alla Brigata dei Cacciatori di Streghe se non lo avesse aiutato.
Baba, per nulla spaventata, accondiscese alla sua richiesta. Il ciarlatano così le spiegò che si sarebbe dovuta nascondere dietro un cespuglio ed eseguire le magie del Re di nascosto, il giorno seguente, durante la dimostrazione.
Baba domandò come avrebbe dovuto comportarsi nel caso in cui il Re avesse tentato di eseguire una magia impossibile, ma il ciarlatano, con molta leggerezza, le disse che non ci sarebbe stato bisogno di preoccuparsi di una questione simile.
Il giorno seguente, durante la dimostrazione ai sudditi, Baba si nascose dietro un cespuglio ed eseguì le magie che il Re, con il suo inutile rametto, era convinto di eseguire da solo.
Prima fece sparire il cappello di una donna e la folla, in estasi applaudì, poi fece sollevare il suo cavallo a mezz'aria e i sudditi, sbigottiti, lo acclamarono. Ma mentre cercava una terza dimostrazione, il capo della Brigata dei Cacciatori di Streghe gli si avvicinò tenendo tra le braccia il corpo senza vita di uno dei suoi cani. Disse che era stato ucciso da un fungo velenoso e chiedeva al Re di riportarlo in vita con la sua magia.
Così il Re, sicuro, agitò l'inutile rametto, ma non successe nulla. Baba sapeva che nessuna magia avrebbe potuto resuscitare i morti e non mosse la sua bacchetta neanche per un tentativo.
I sudditi cominciarono a ridere della sua inettitudine affermando che i primi due incantesimi non erano altro che banali giochi di prestigio. Il Re, adirato, chiese spiegazioni al ciarlatano e quello per tutta risposta puntò il dito contro il cespuglio dove Baba Raba era nascosta e urlò che una strega malvagia impediva al Re di eseguire il suo incantesimo.
Baba così saltò fuori dal suo nascondiglio e corse via inseguita dalla Brigata dei Cacciatori, ma la donna, scaltra, sparì nel nulla, lasciando i cani a raspare il terreno nei pressi di un albero di mele selvatico.
Il ciarlatano spiegò che Baba si era trasformata nell'albero e ordinò di abbatterlo.
Quando dell'albero non rimase che un ceppo, uno strano rumore simile ad un ghigno echeggiò nell'aria. Era Baba che rideva del Re, disse che nessun Mago e nessuna Strega potevano essere uccisi semplicemente dividendoli a metà e consigliò anche a sua Maestà di fare un tentativo con il ciarlatano. Quello, terrorizzato, confessò tutto e venne subito condotto nella prigione reale.
Ma la voce di Baba echeggiò ancora, disse al Re che la sua presunzione aveva attirato una maledizione sul suo regno, così che ogni volta che fosse stato recato danno ad un Mago o una Strega il Re ne avrebbe sofferto così intensamente e dolorosamente da desiderare la morte.
Il Re, spaventato dalla minaccia, promise che nel suo regno nessuno avrebbe mai fatto del male a uno di loro.
Baba non aveva ancora terminato e ordinò al Re di far costruire una statua di Beda come segno della stupidità di sua Maestà.
Il Re accettò e promise che la statua sarebbe stata completamente d'oro.
Quando tutti si allontanarono dal ceppo, da una delle sue conche saltò fuori un vecchio coniglio grasso, con una bacchetta tra i denti che si allontanò dal regno. La statua di Beda ricordò per molto tempo la stupidità del Re e nessun Mago e nessuna Strega furono più soggetti ai suoi capricci.

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Qui non ho trovato un video, ne un audio decente per la storia ma vabbè.

Spero che anche questa fiaba vi piaccia e alla prossima.

LE FIABE DI BEDA IL BARDOWhere stories live. Discover now