Survive (Harry Styles)

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Londra, Madfield, ospedale psichiatrico per criminali

01-05-2014

Lanciai una fugace occhiata al grande orologio a pendolo attaccato ad una delle pareti grigie della sala.

Le dodici passate, a quest'ora le varie infermiere ci avrebbero già dovuto radunare tutti alla mensa, ma per qualche strano motivo nell'arco della mattinata queste ultime erano sparite lasciando posto solo a qualche guardia che giocava a carte col compagno controllando ogni tanto con sguardo annoiato che tutto fosse sotto controllo. Non che l'idea che non ci fossero dieci paia d' occhi a tenerti sotto controllo pronti a sedarti ogni tua singola mossa con le tasche piene di siringhe e fiale di ogni genere mi dispiacesse, ma la loro assenza era turbante, credo fossi l'unica in quella stanza ad essermene accorta tutti gli altri erano impegnati a girovagare con il sistema nervoso imbottito di tranquillanti e una dannata musichetta che ogni santo giorno mi assordava le orecchie, dio quanto odiavo quel disco, non avete idea di quello che significa dover ascoltare ogni giorno per 8 stramaledettissime ore quella cazzo di musichetta. La usavano per far di quel posto un posto più accogliente dicevano..

Cazzate.

La usavano per distrarci per far si che ,insieme ai tranquillanti e i vari medicinali di cui ci imbottivano, impazzissimo di più di quel che non eravamo già. Mi stavano bruciando i neuroni.

Diedi un occhiata intorno a me, le solite persone, i soliti matti.

Guardai Joel una donna di mezza età che se ne stava cullata su una sedia a dondolo mentre con lo sguardo vuoto fissava un punto indefinito della parete, agli inizi avevo provato a parlarle ma dopo l'ennesima scena muta ci avevo rinunciato, di lei mi dissero poco niente, aveva ucciso il marito che la tradiva e in un attacco di rabbia aveva soffocato la figlia di 5 anni.

Poi vidi Kit seduto ad uno dei tavoli mentre rideva contro la sedia vuota, si lui era davvero andato.

Louise invece si muoveva nella musica fuori tempo, mentre ondeggiava le braccia con il suo vecchio scialle ormai rovinato dai chissà quanti anni passati li dentro.

Io ero l'ultima arrivata li ero la più giovane in quella gabbia di matti almeno così credevo fino ad oggi, forse Chatrine era quella che si avvicinava di più alla mia età sembrava quella più normale di tutti ma mi rispondeva a monosillabe e così avevo rinunciato a stabilire un rapporto anche con lei. Non avevo un motivo per essere li mi ci avevano semplicemente messo, non ero pazza ma credo che a furia di stare li la gente lo diventi per davvero.

Avevo provato varie volte a trovare qualche escamotage per uscire da lì, ma tutti inutili la mia voglia di vivere si stava lentamente corrodendo lasciando posto alla pazzia.

Delle voci provenienti dal corridoio principale mi riportarono alla realtà.

La direttrice dell' ospedale psichiatrico Miss Sinclaire entró rumorasemente nella sala affiancata da due infermiere dirigendosi verso lo stereo staccandone la spina. La musica cessò e la benedí mentalmente, tutti gli occhi si posarono su di lei incuriositi, tranne per Louise che lasciò cadere lo scialle mettendosi a urlare con le mani sulle orecchie.

-No No No!-

-Sta calma Louise è solo per poco ora lo riaccendo!-

Fece uno dei suoi attacchi isterici da Oscar e prima che potesse finire le iniettarono nel braccio solo Dio sa cosa e la portarono fuori.

Poverina in fondo mi dispiaceva ogni volta che la vedevo ridotta in quello stato mi chiedevo come fosse stata prima che diventasse così.

Ci fu un attimo di silenzio prima che Miss Sinclaire lo ruppe con uno schiarimento di voce per poi continuare a parlare.

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