Ogni tanto guardo dallo specchietto retrovisore, per vedere se Trevor mi sta seguendo, ed è sempre lì con la sua bellissima moto. Quando questa sera sono uscito di casa, il mio unico pensiero è stato quello di scoparmi l'uomo più attraente del locale, ed invece mi è andata ancora meglio. Trevor non è solo attraente, ha un qualcosa di veramente unico. Il verde dei suoi occhi mi è entrato dentro fino ad andare a toccare una parte della mia anima che non conoscevo neanche io. Quando l'ho visto entrare nel locale, con quell'aria un po' spaurita e persa, ho sentito che sarebbe stato mio. Il suo corpo muscoloso e, tutti quei tatuaggi, hanno acceso una curiosità dentro di me davvero fuori dal comune. Di solito frequento uomini del mio ambiente, uomini d'affari tutti sempre vestiti in modo impeccabile e con tanti soldi quanti ne ho io. Poche volte ho dovuto pagare qualcuno perché facesse del sesso con me. Trevor invece è il tipo di uomo che non ho mai guardato, che pur passandomi vicino non ho mai neanche considerato. Eppure, ha una luce viva dentro, è come se la sua genuinità non fosse ancora stata compromessa dalla ferocia della vita. E i suoi capelli neri lunghi fino al collo lo rendono irresistibile. Svolto a destra e parcheggio la macchina. Trevor parcheggia la moto, si toglie il casco e, si scompiglia un secondo con la mano i capelli e, io rimango senza fiato. Il membro fa un sobbalzo, voglio quest'uomo come non ho mai voluto nessuno. Gli sorrido e, mentre scende gli faccio cenno di seguirmi, ma lui rimane immobile vicino alla sua moto. È serio e sembra quasi che abbia cambiato idea. Mi avvicino un po' di più a lui e gli sorrido, ma dentro sono agitato. Se dovesse tirarsi indietro proprio adesso mi sentirei perso.
«Hai già cambiato idea, Trevor?»
«No, scusa. Entriamo.»
Non sembra convinto neanche lui delle parole che ha detto, ma faccio finta di nulla ed entriamo. Il portiere del mio palazzo ci saluta con garbo e discrezione, James lavora per noi da una vita. Il palazzo è tutto della mia famiglia, io occupo uno degli appartamenti più grossi dello stabile, un attico con una visuale mozzafiato sulla città. Entriamo nell'ascensore e Trevor sembra essere agitato, prima di schiacciare il piano lo guardo e, poi gli sussurro poche parole per metterlo a suo agio.
«A che piano va?»
Trevor alza gli occhi verso di me e mi sorride, un po' della tensione si è sciolta. Premo il bottone sulla tastiera e, poi mi avvicino a lui. Metto una mano sulla parete dell'abitacolo e, gli alzo con una mano il viso. Mi abbasso all'altezza delle sue labbra e mi fermo ad ammirarle, poi appoggio le mie alle sue e ispiro il suo profumo. Trevor esita un momento, poi apre la bocca e mi lascia entrare, le nostre lingue si scontrano per poi ritirarsi. È come una danza frenetica, che non ho nessuna intenzione di smettere. Entrambi ansimiamo nella bocca dell'altro. Il bacio si fa sempre più passionale e più profondo, sento l'erezione puntare nei miei pantaloni. Questo uomo mi sta mandando in tilt il cervello. Ricambia il mio bacio aggrappandosi al mio collo, intreccio le mie dita tra i suoi capelli e mi perdo in questa spirale di sensualità e di puro bisogno. Ci stacchiamo solo quando le porte dell'ascensore si aprono dietro di noi. Ci sorridiamo e, poi mi segue davanti la porta del mio appartamento. Quando entriamo mi tolgo la giacca e la butto su di una poltrona, anche Trevor si toglie il giubbotto di pelle e lo mette sul divano. Accendo le luci basse per creare un po' di atmosfera, Trevor si guarda un po' in giro. Mi sembra incuriosito.
«Accomodati.»
Osserva i miei quadri costosissimi e l'arredamento moderno. Ogni oggetto che c'è qui dentro costa moltissimo, ma io voglio solo il meglio e me lo posso permettere. Sembra che sia un po' spaurito, ma io so come fare a farlo sciogliere. Fa qualche passo nella mia direzione, lo sto fissando con cura. Qualcosa dentro di me si smuove, lui è il tipo di uomo che non frequento di solito. Il tipo di uomo che può far capitolare un menefreghista come me. Si vede che è uno pulito dentro. Dopo aver dato un'ultima occhiata alla casa mi parla con imbarazzo.