PROLOGO

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ATTENZIONE: questa storia contiene contenuti crudi, quali violenza fisica e abusi (tranquilli, solo in alcune parti, non in tutta la storia chiaramente).

~Buona lettura~

Un boato.

Un altro.

Un altro ancora.

Urla.

Non ebbe il tempo di fare domande che la madre le prese la mano per tirarla a sé, intimandole di fare silenzio, ma lei voleva capire, voleva individuare la causa di tanto baccano.

La madre la strinse tra le sue braccia nel tentativo di tenerla al sicuro, o perlomeno di farla sentire al sicuro, perché lei sapeva, sapeva che cosa stava accadendo là fuori.

La bambina rimase fra le braccia della madre, in silenzio, proprio come quest'ultima le aveva ordinato, ma dentro di lei cresceva sempre piú il desiderio di sapere che cosa stava accadendo.

In quei pochi secondi di silenzio, che parvero un eternità, le urla e i boati non sembravano voler cessare, anzi, quel putiferio di suoni assordanti andava ad aumentare sempre di piú.

La bambina si mise le mani sulle orecchie, a voler attutire quel suono fastidioso, e sollevò la testa per guardare la madre: <<Mamma, questo rumore mi fa male alle orecchie>> sussurrò.

La madre abbassò la testa e guardò teneramente la figlia, ignara della ragione per cui tutto stava accadendo, ma nei suoi occhi vi erano anche molta tristezza e paura.

Sapeva che sarebbero riusciti a portargliela via se solo si fossero fatte scoprire, ma valeva la pena tentare.

Cosí aveva deciso che avrebbero dovuto provare a nascondersi.

Cercò di non dare a vedere tutti quei sentimenti negativi che i suoi pensieri le suscitavano e rispose: <<lo so tesoro, ma devi resistere solo un altro pò>>.

A quel punto la bambina annuí, sempre coprendosi le orecchie.

In fondo, quel rumore tremendo sarebbe cessato di lí a poco, le aveva detto la mamma.

Doveva resistere solo un altro pò.

Ma quel senso di apparente sicurezza e quel vago barlume di speranza di potercela fare, di salvarsi, che regnavano fino ad un secondo prima, vennero scacciati via da un colpo alla porta.

La bambina, spaventata, si voltò di scatto verso la madre, la quale guardò la figlia cercando di nascondere la paura che da dentro la stava divorando e si portò un dito sulle labbra, come ad intimare alla piccola di fare silenzio.

Seguí un altro colpo.

La madre indicò un mobile vicino e sussurò alla bambina <<nasconditi lí dentro>>.

La piccola non fece domande e si staccò dal petto della madre, per andare a nascondersi dentro all'armadio, proprio come lei le aveva detto di fare.

Non sentiva la necessità di fare domande a quel punto: forse, pensò, la mamma voleva solo giocare a nascondino, un nascondino diverso da quello a cui era solita giocare all'asilo e decisamente piú confusionario, ma forse, ripeteva a sé stessa, si trattava solo di un gioco, anzi, ne era piuttosto certa.

Ci fu un terzo colpo, che questa volta però, fu accompagnato dal suono della porta che venne abbattuta.

E da lí, tutto accadde in pochi secondi: uomini vestiti di grigio, armati di fucile, irruppero nella stanza prepotentemente e si avvicinarono alla madre che si alzò di scatto e si fece avanti.

Apathy- H.S. fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora