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Tanti sono i ricordi che occupano la mia testa, distraendo la mia concentrazione dalla pura e terrificante realtà, ad una vita passata, e adesso rimpianta dal sottoscritto.
Ricordi di cui il protagonista sei tu, Taehyung. Non che sia una novità, comunque: non ho molti ricordi dove sei assente. Anzi, credo di averne solo a partire dalla tua morte. Prima di allora, mi eri sempre accanto, non passava giorno dove non ti sgridassi per quanto riuscissi ad essere una cozza anche nei momenti meno opportuni che la vita potesse donarmi.

Ma quel confortevole calore che la tua pelle riusciva a trasmettermi, in quei istanti disprezzati come fossero un veleno per me micidiale, ora costituisce un tassello essenziale del mio puzzle, incompleto e del tutto scordinato. Un puzzle dove i pezzi sono stati inseriti senza rispettare un ordine preciso, posizionati nei posti errati in momenti errati.

Sono sicuro che, quando varcherò la porta che separa il mondo terreno da quello spirituale, colui che mi osserva dall'alto mi spedirà dritto all'inferno, per quel l'amore proibito che ancora tuttora conservo nei tuoi riguardi. Un sentimento così puro quanto dannoso, un sentimento che non dovrebbe esistere e a cui neanche dovrei pensare. Ma mi è impossibile sopprimere ciò che a lungo ho provato, ciò che proverò fino alla fine dei miei giorni e che solo adesso ha deciso di sbocciare, dopo che per anni mi sono dannato con stupidi pensieri. Pensieri che vagavano dal: "non posso innamorarmi del mio stesso cugino" a "tutto ciò è fottutamente sbagliato".

Ma solo adesso ho realizzato che sbagliato era solo il mio ragionare a quel modo.

Forse mi sto dilungando, dovrei smetterla di parlare con un pezzo di marmo. Le persone che ogni giorno, come me, viaggiano per arrivare in questo luogo, probabilmente si saranno fatti un'idea abbastanza strana della mia persona. Un ragazzo che si siede sull'erba e inizia a parlare da solo, quasi la tomba a cui sono rivolte le parole che pronuncia possa ricambiarle.

Ma credo che questo mio stupido vizio non verrà mai cancellato.  Perdonami, continuerò a romperti le palle finché non riuscirò a raggiungerti, spero quanto più presto possibile.

 ؀ ؁ ؂ ؃ ؀ ؁ ؂ ؃

Ho sempre pensato che festeggiare il mio compleanno equivalesse ad un'azione inutile e senza del vero e proprio senso, di cui si potesse benissimo far a meno.
Non ho mai considerato la mia nascita come qualcosa che andasse festeggiato, ma bensì come una sciagura che purtroppo era toccata a mia madre.

E tu lo sapevi bene, Taehyung. Te lo avevo sempre fatto presente, di quanto odiassi dover passare un giorno intero sotto i riflettori, essere colui su cui erano puntati gli occhi di tutti.

E tu finivi sempre per rimproverarmi.

«È un giorno speciale Jungkook, almeno oggi lasciati coccolare dal sottoscritto!»

Ripetevi ciò, costantemente ed orari diversi della giornata, quasi come una sveglia. E probabilmente, sono convinto che usassi davvero delle sveglie.

Allo scoccare di quel giorno, il primo settembre, giorno tanto atteso da te e ripudiato da me, una volta aperti gli occhi ero consapevole che al mio fianco, la mattina seguente, su quel comodino adesso chissà dove gettato, avrei trovato un bigliettino, e quel solito vassoio dove la mia colazione variava a seconda di quale piatto ti riusciva.

Il bigliettino, però, nel corso degli anni non è mai cambiato, e ha sempre recitato quelle parole che adesso sono impresse nella mia testa, decise a non essere dimenticate tanto facilmente: " auguri, Jungkook, passa un buon compleanno, possibilmente fra le mie braccia ".

Un bigliettino nel suo insieme molto semplice, due righi scritti velocemente, e con una calligrafia a dir poco orripilante, probabilmente a causa della fretta che ti impossessava a inizio mattinata. Perché si, sono a conoscenza di tutti i guai che combinavi in cucina, visto il tuo ritardare continuamente gli impegni.
L'ho sentito da una cameriera, fuori dalla porta, al mio tredicesimo compleanno, poco dopo esser uscita dalla mia stanza per porgermi gli auguri: " Taehyung ha di nuovo rotto un piatto, come devo fare con quel ragazzo? Dovrebbe smetterla di rimandare ciò che potrebbe far oggi, altrimenti si ritroverà a dover far tutto in pochi minuti  ".

Quando sentii quelle parole per la prima volta non potei trattenere una sonora risata, all'immaginarti lì, con qualche ridicolo grembiule della servitù, trovato all'interno di qualche cassetto, e un cappellino messo solo per impersonare la parte da finto chef quale eri. E poi subito a lavoro, a cercare tutti gli utensili che potevano essere utili, imprecando nel sbagliare spesso ripiani, o nel non vedere al primo colpo ciò che rappresentava la tua fonte di salvezza da una brutta figura.

Era divertente per me chiudere gli occhi e lasciar che la fantasia si impadronisse del mio corpo, ricreando quel teatrino che mi sarebbe tanto piaciuto vedere dal vivo. Uno spettacolo che mi sono perso sedici volte consecutive, per via del mio addormentarmi in maniera discretamente facile.

Uno dei tanti compleanni che ricordo in maniera nitida, quasi quel ricordo risalga solo a pochi giorni fa, è esattamente quando ho compiuto i miei quindici anni.
Un età che mi divideva di ben cinque anni dalla maggiore età, allora non più tanto lontana, ma così fottutamente vicina che al pensiero inorridivo, spesso scoppiando in lacrime come un bambino piccolo.

«Taehyung, non voglio crescere, fai qualcosa!»

Ti supplicavo di un qualcosa che non avresti mai potuto fare. Non potevi fermare il tempo, non potevi mandarlo indietro, né potevi farmi diventare improvvisamente piccino piccino.
Ma tu mi convincevi di avere poteri simili.

Tanto furono le volte in cui dalle tue labbra uscivano parole come: " chiudi gli occhi, riaprili, e vedrai come sarò alto! Quando mi vedrai alto, tanto alto da poterti proteggere da ogni cosa, allora ciò starà a significare che sarai tornato un bambino piccolo, tanto piccolo da poterti sedere sul palmo della mia mano! ".

Quelle parole ingenue mi provocavano sempre un sorriso, quei tipici sorrisi che tu usavi come prese in giro, riuscendo soltanto ad accentuarli, piuttosto che a trasformarli in espressioni corruciate, poco adatte al mio volto, così come mi dicevi.

Anche quando sulla torta, che tu stesso preparavi, comparve il numero quindici, scoppiai inevitabilmente, bagnando la tua camicia - quel giorno ne indossasti una di seta - con gocce d'acqua salata che provasti ad asciugare più e più volte, ma invano.

Ero un gran frignone, lo ammetto.

Ma ciò che rese quel giorno indimenticabile non furono le lacrime che come di consueto versai.

Ma quel bacio lasciatomi a fior di labbra, quello sfioramento tanto delicato quanto distruttivo.

«Jungkookie, al tuo ventesimo compleanno, vienimi a trovare, per favore.
Per allora sarò già andato in un posto bellissimo, e voglio che tu venga a visitarlo! Voglio che tu cresca, così che tu possa giungere in quel luogo da solo, senza bisogno di alcun accompagnatore, sono sicuro che finché non avrai la giusta età non ti lasceranno solo neanche un attimo.»

Adesso che ci penso più attentamente, sei stato davvero ingiusto in quel momento.
Mi hai avvisato in maniera così subdola di una cosa che sarebbe accaduta da lì a poco. Però sono qui, nonostante non abbia ancora vent'anni, ho obbedito, sono giunto in quel luogo che definivi "bellissimo", uno squallido cimitero impreziosito solo dalla tua presenza.

Inoltre, un solo bacio, andiamo. Ne meritavo almeno un altro, stronzo.

Ma tranquillo, appena ti vedrò, le tue labbra non le lascerò neanche un istante. Voglio recuperare tutto ciò che ho perso in questi anni.

«E poi, baby, certi film li potrai vedere solo quando crescerai.»

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ᴏ: ʙɪʀᴛʜᴅᴀʏ | ᴛᴀᴇᴋᴏᴏᴋ ᴏɴᴇꜱʜᴏᴛ.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora