La prima volta che lo incontrò pioveva così forte che la sua alta figura non era riconoscibile, si confondeva con le ombre degli edifici, delle macchine, con tutto ciò da cui lui stava lontano. Non che avesse qualche problema con la vita mondana della sua società, odiava solo uscire per immergersi nel caos. Odiava i rapporti sociali che non includessero sua madre, e l'unica estranea che conosceva il suono della sua voce era la vecchia bibliotecaria che incontrava assiduamente, ma dubitava potesse davvero sentirlo, essendo più morta che viva. Però, per qualche strana ragione, che cercava ancora di scoprire, alla vista di quel ragazzo con solo una felpa addosso e un paio di pantaloncini corti, i suoi piedi coperti dalle vecchie vans rovinate si mossero contro il suo consenso. Si avvicinò a lui e gli si posizionò davanti iniziando a squadrarlo: capelli ricci e disordinati appiccicati sulla fronte, due occhi verdi che lo fecero arrossire, le labbra carnose e rosse, era molto più alto di lui e più robusto, e per la prima volta Louis provò il desiderio di conoscere qualcuno. Il ragazzo, dal canto suo, era confuso, così sorrise mostrando due profondi solchi ai lati della bocca. -Ciao,- si schiarì la voce ma continuando a sorridere -posso aiutarti?
E avrebbe tanto voluto rispondergli Sì, puoi aiutarmi. Tu puoi ma si limitò ad alzare una mano, senza nemmeno sventolarla in segno di saluto. Si andò a sedere sulla panchina arrugginita e fece segno al ragazzo ancora sconosciuto di seguirlo. Louis avrebbe voluto chiedergli così tante cose che avrebbero potuto parlare per ore senza esaurire gli argomenti, ma tutto ciò che riusciva a fare era osservarlo. Era consapevole di star sembrando uno scienziato che studia il suo soggetto, ma non riusciva ad emettere alcun suono.
-Ehm...Io sono Harry.
Harry, Harry, Harry.
-Louis.- forse, ad Harry, quella sembrò una normale risposta, che avrebbe dato chiunque. Ma a Louis costò una fatica enorme, non solo perché socializzare non era il suo forte, ma anche per le condizioni in cui si trovava. Era completamente perso nell'osservare l'altro, e avvertiva questa voglia di farlo entrare nella sua vita che non capiva proprio. Per tutta la sua vita era sempre stato solo, lui e sua madre. Non aveva mai avuto degli amici, lui non voleva interagire con altre persone, e quelli non volevano avere a che fare con lo strano ragazzino del paese.
-Non ti piace parlare, Louis?- sorrise quando vide l'altro scuotere la testa anziché pronunciare una sillaba.
-A me piace molto parlare, invece.- e le labbra sottili di Louis si alzarono leggermente -possiamo starcene qui in silenzio se vuoi.
Gli occhi blu di Louis guardarono verso il cielo, per fargli capire che la pioggia non permetteva di starsene all'aperto; a lui sarebbe andato bene, ogni mattina sperava che quel sole abbagliante venisse coperto da nuvole cariche di pioggia. Accadeva raramente lì, che piovesse, e lui adorava le cose rare. La pioggia lo tranquillizzava, anche se a detta di tutti lui era un ragazzo tranquillo, anche lui ci avrebbe creduto se si fosse visto con gli occhi di qualsiasi altra persona. Lui di tranquillità non aveva proprio nulla: era paranoico, insicuro, credeva sempre di sbagliare qualcosa, e non sapeva rapportarsi con gli altri. Questa ultima cosa, però, non era una sua colpa. I suoi coetanei erano troppo ignoranti perché lui potesse aver il desiderio di conoscerli, si soffermavano solo sull'aspetto esteriore delle cose, la cosa più importante per loro era divertirsi per il gusto di mostrarlo agli altri, senza davvero essere felice. Non aveva mai osato avvicinarsi a qualcuno perché sapeva di non essere capito. Quella era la prima volta in cui desiderò aprire la sua mente e il suo cuore a qualcuno.
-Non importa se piove. O è un problema per te? Se lo è possiamo trovare un posto dov-
-E' okay. A me...a me piace la pioggia.
YOU ARE READING
RAIN|| Larry Stylinson
Fanfiction"Mia madre ogni volta che pulivo la mia stanza, mi diceva "ora pioverà", perché non pulivo mai la mia stanza."