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«Jimin?» una voce roca arrivò alle orecchie del ragazzo dai capelli rosa, il quale stava dormendo sul divano del soggiorno

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«Jimin?» una voce roca arrivò alle orecchie del ragazzo dai capelli rosa, il quale stava dormendo sul divano del soggiorno.

«Cosa fai qui?» continuò il ragazzo abbassandosi per carezzargli il capo.

Jimin strinse un po' gli occhi accucciandosi ancora di più sul divano, mentre mugolava tra le labbra un qualcosa di incomprensibile; poi, quando finalmente aprì gli occhi e mise a fuoco la persona che aveva davanti, decise di alzarsi col busto e mettersi a sedere, anche se ancora mezzo confuso.

«Yoon?»

«Sì, Terra chiama Jimin! Ti ho chiesto cosa fai qui?» gli chiese spazientito, ma anche curioso, il ragazzo dai capelli neri.

«Dormivo, forse?» rispose l'altro evidenziando l'ovvio.

«Ah, cielo! Come devo fare con te?» Yoongi si passò una mano tra la folta frangia e si sedette di fianco a lui «E' per Tae?» continuò poi con tono preoccupato.

«Cosa è per Tae?» chiese l'altro infastidito.

«Jimin, non fare il finto tonto, sono le sette del mattino e invece di essere in camera tua, sei sul divano del soggiorno per chissà quale ragione; inoltre sono giorni che quasi non tocchi cibo, sei distratto e perennemente incazzato... » - per poi scoppiare, da solo, in un pianto disperato in camera tua, e mi uccidi ogni volta che mi accosto alla tua porta e sento tutte quelle lacrime che butti via per una persona che non merita un briciolo del tuo amore - avrebbe voluto dire Yoongi ma non poteva, non doveva.

«Non preoccuparti Yoon, sto bene» sorrise debolmente il rosa chiudendo completamente gli occhi. Li riaprì quando l'altro gli prese le mani e le strinse tra le sue «Come te ne sei accorto tu, me ne sono accorto anche io di Taehyung e Jungkook, quindi se ti va di parlarne, di sfogarti... »

Jimin rimase incredulo di fronte quelle parole, ma cosa gli stava succedendo? Perché si comportava in modo così premuroso?

«Uhm, grazie hyung... ma tu, invece, sei sicuro di star bene?» disse alludendo alle loro mani unite, mentre accennava una risata.

Yoongi si ritrasse subito e ritornò con la sua solita espressione seria e disinteressata in viso «Non ti montare la testa, piccoletto! Lo sto dicendo perché sono l'unico che conosce la situazione che c'è tra te e Taehyung, e una chiacchierata ogni tanto ti farebbe bene» sbuffò per poi alzarsi dal divano «Ma, come al solito, quando voglio fare qualcosa di buono... » le sue parole vennero bloccate da Jimin che gli prese un polso e lo fece sedere nuovamente vicino a lui.

«Grazie hyung!» disse guardandolo con occhi malinconici e sinceri.

«Sai, a volte vorrei avere la tua capacità di non provare emozioni» continuò il piccolo ferendo inconsapevolmente l'altro, poiché in realtà Yoongi le emozioni le provava eccome, solo che non sapeva come gestirle, come esprimerle. Che si trattasse dell'amore, della rabbia, della gelosia, per lui non faceva alcuna differenza: gli risultava più semplice apparire freddo e distaccato, non perché gli piacesse, ma proprio perché non sapeva dimostrare altro.

«Tu non ci pensi mai a... insomma, a quello che abbiamo fatto?» 

Schiocchi di baci.
Mani ansiose.
Unghie nella carne.
Lingue attorcigliate.
Ansimi quasi aggressivi.

"Hyung cos-?"

Vestiti in aria.
Cuore a mille.

"Aspetta" - "Che fai? Yoon" - "Mi fai male-ah"

Lacrime silenziose.
Ansimi soffocati.
Occhi spalancati, occhi di terrore, paura.
Spinte arrabbiate, incontrollate.
Emozioni represse e poi esplose.
Dolore e rabbia.
Gelosia.

«Hyung?» lo richiamò Jimin facendo passare una mano avanti i suoi occhi spenti.

Yoongi si risvegliò dal suo stato di paralisi, deglutì a fatica cercando di trovare un goccio di saliva nella sua bocca ormai secca ed il cuore iniziò a martellargli dappertutto: eccolo, stava per succedere di nuovo, un attacco di panico improvviso. Non doveva farsi vedere così, soprattutto da Jimin: doveva dimostrarsi forte per poter fungere da buon esempio, dargli la carica per rialzarsi sempre e comunque da solo.

 «Uhm... no Jimin, non ci penso mai e non dovresti nemmeno tu, altrimenti non te lo scorderai mai Taehyung» disse stringendo i pugni sulle sue stesse gambe tremanti «Ora va' a lavarti e vestirti, tra non molto i ragazzi si sveglieranno e faranno troppe domande scomode» finse un sorriso cercando in tutti i modi di mascherare il suo stato attuale e di sciogliere quella seduta divenuta troppo asfissiante.

«Va bene hyung e grazie, sei un vero amico» disse con occhi sinceri Jimin, per poi lasciarlo solo su quel divano ad affrontare le emozioni impazzite che lo stesso Yoongi non realizzava di avere dentro sé.

Si alzò solo quando fu certo che Jimin non sarebbe tornato indietro per chiedergli qualche altra cosa inopportuna, e si fiondò in bagno dove iniziò a vomitare, in senso letterale, tutto il caos che lo stava tormentando sia nella testa che nello stomaco, anche se vuoto.

Una volta finito, si sentì relativamente meglio, ma quando si riflesse allo specchio il senso di inquietudine si fece di nuovo strada tra le viscere del suo corpo: era un mostro, uno sconosciuto per se stesso.

Uscendo dal bagno, senza nemmeno attivare il cervello, si trascinò fino alla camera di Taehyung, dove rimase ad osservare la maniglia della porta chiedendosi se davvero fosse la cosa giusta da fare in quel momento: aprirla e finalmente affrontare i suoi demoni.

Abbassò la testa e strinse forte quel pezzo di metallo nella sua mano destra, ma fu solo quando questa si abbassò senza aver esercitato alcuna pressione che si intromise nuovamente il raziocinio.

«Hyung?»

Yoongi si ritrovò avanti gli occhi un Jungkook con un'espressione interrogativa sul volto che gli chiedeva chiaramente cosa stesse facendo lì impalato.

«Uhm... hey, ciao volevo solo svegliare Taehyung, non sapevo stessi in camera sua» sorrise falsamente mentre iniziava ad indietreggiare «Visto che siete entrambi in piedi, io vado a vestirmi» congedò così il suo maknae senza dargli nemmeno il tempo di controbattere.

Taehyung, da dentro la camera, si affacciò leggermente rimanendo di stucco nel vedere Yoongi sulla soglia della sua porta; poi, quando questo andò via tirò un sospiro di sollievo, anche se il senso di preoccupazione continuò a pervadergli il petto, rovinandogli il buongiorno.

«Chi è Kook?» finse ingenuità il biondo.

«Che strano Tae, era Yoongi-hyung... » il piccolo si voltò verso il suo ormai ragazzo «... ha detto di volerti svegliare» continuò interdetto, alludendo al fatto che il ragazzo dai capelli neri era un gran dormiglione, e anche menefreghista.

«Ah boh, glielo avrà detto Nam» fece spallucce l'altro, nascondendo la tensione che stava provando in quel momento.

Jungkook, ancora perplesso, accennò un "ok" e andò nella sua camera per lavarsi e vestirsi, mentre Taehyung afferrò subito il suo cellulare per mandare un messaggio.

Perché eri avanti la mia porta?
Cosa volevi? Non rovinarmi
di nuovo, ora che sono felice!
7:30



Koi No Yokan |KOOKV|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora