1.capιтolo

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«Emmaaa!!» urla mia madre dal piano di sotto.

«Alzati, oggi è il primo giorno di scuola.» urla di nuovo.

Non la sopporto quando fa così, è così snervante.
Mi alzo sbuffando dal mio caldo letto, odiavo svegliarmi di prima mattina ed era un trauma adesso, pensando che ieri ero ancora in spiaggia sotto il sole, leggendo uno dei miei libri indossando gli occhiali da sole. Mi reco in bagno con l'intimo tra le mani, ebbene sì, faccio il bagno ogni mattina. Mi spoglio lentamente entrando nella doccia, sperando di scacciare tutti i pensieri stressanti che quella mattina avevo in mente, dovevo scordare che quella stessa mattina dovevo rivedere lui, il ragazzo che odiavo più di mio fratello e ce ne vuole. Finito di farmi la doccia indosso l'accappatio e mi dirigo in camera mia, decido di vestirmi comunemente, jeans nero strappato a vita alto ed una maglietta bianca, con le mie malandate Vans.

Sento di nuovo mia madre urlare. «Sto scendendo, non urlare.» urlo io dal piano di sopra nel mentre finivo di prepararmi.

Scendo al piano di sotto. «Eccomi, non mettermi fretta che questa mattina sono nervosa al pensiero di rivedere lui, il mio incubo.» mormoro io sedendomi, iniziando a fare colazione.

«lui chi?» domanda mia madre aggrottando la fronte.

«Simone, mamma, Simone.» mormoro con un espressione disgustata nel pronunciare quel nome.

«Bravo ragazzo quello, Bravo ragazzo. È da tanto che non viene a farci visita, si può dire da quando avevate entrambi 7 anni.» mormora mia mamma con un sorriso stampato in volto.

purtroppo sì, da piccoli io e Simone andavamo molto d'accordo, eravamo migliori amici, si può dire che dormivamo anche insieme, ed ora al solo pensiero mi viene il disgusto. Non so cosa è cambiato ma adesso non lo sopporto proprio, è cambiato del tutto. Adesso è superficiale e arrogante. Da piccola mi faceva piacere stare con lui, mi trovavo bene, per un periodo mi presi anche una cotta per lui ma adesso, è solo odio, nient'altro. Ci odiamo entrambi e mi sta bene.

«Grazie ma no, non verrà qui.» mormoro con un espressione indifferente.

«Va bene Emma, come non detto. Io devo andare a lavorare, ritorno stasera tardi, nel frigorifero ci dovrebbero stare degli avanzi per oggi pomeriggio, stasera ti ordini una pizza.» dice avvicinandosi a me lasciandomi un bacio sulla fronte, sorridendomi. Prende le borsa ed esce di casa.

Mi alzo dalla sedia con tanta voglia di vivere e preparo la cartella, mettendoci il pranzo al suo interno. Prendo le chiavi ed esco di casa. Cammino lentamente, dovevo prepararmi psicologicamente a rivedere quel bel faccino da schiaffi. Arrivo davanti e, come mio solito, sono sempre l'ultima nell'arrivare, non è cambiato nulla dall'anno scorso. Faccio un respiro profondo e mi avvicino ai miei amici. Le mie due amiche mi notano e mi saltano addosso neanche avessero visto Leonardo di Caprio, brutta battuta ma comunque, ricambio i loro abbracci e il mio sguardo si sofferma su una  cosa specifica, o meglio, una persona, lui, Simone. Mi guarda con fare arrogante e faccio lo stesso io, continuo a fissarlo, solo noi due che ci fissavamo, nessun altro.

«terra chiama Emma.» dice Deborah passando più volte la mano davanti il mio viso, nel tentativo di risvegliarmi dal mio stato di trance.

scuoto la testa e noto lo sguardo di tutti su di me, tranne lui, era intento a guardare il fondoschiena di Chanel passante di lì mentre sorrideva con malizia. Mi rivolgo a gli altri non dando retta a quel buffone.

«sì scusate, ciao Elia e ciao anche a te Malcolm.» mormoro avvicinandomi a loro abbracciandoli, non salutando lui.

«allora, entriamo? Non vorremmo mica fare tardi il primo giorno di scuola.» dice Malcolm con un espressione buffa, facendo ridere anche noi. Prima di entrare Simone mi guarda, abbasso lo sguardo notando che mi stava guardando, perché mi guardava?

Entriamo e ci dividiamo tutti, tranne io e Simone, avevamo tutti lezioni diverse tranne io e lui, la sfortuna mi gioca brutti scherzi a quanto pare.

Mi siedo, ovviamente, lontano da lui, non volendo avere a che fare con lui, mi guarda e fa un ghigno, lo guardo con aria strafottente. Dopodichè entra il professore e lo salutiamo. Nel mentre della lezione mi arriva una carta accartocciata dritto in faccia, mi guardo attorno per vedere chi fosse stato il cretino, il mio sguardo si sofferma su lui, vedendolo ridere sospettai che fosse stato proprio lui il famoso cretino, strizzo l'occhio e mi soffermo sulla carta. Con curiosità la apro e, sulla carta, c'era scritto. "non è cambiata la tua statura, nana da giardino."

Batto i piedi per terra respirando profondamente, contando per calmarmi. Lo guardo e noto che mi sta deridendo.

«Signorina Muscat, ci potrebbe dire la lezione che ho appena spiegato? Ho visto che era molto attenta.» mi richiama Ovviamente ironico.

«Scusi professore ma avrei bisogno di prendere un po' d'aria, non mi sento tanto bene.» rispondo io mettendomi una mano sulla fronte. In realtà chiesi di uscire perché Simone mi aveva urtata e potrei alzarmi da un momento all'altro e menarlo, era meglio evitare.
«esca pure.» dice il professore aggrottando la fronte. «Signorino Baldasseroni, accompagni la signorina da bravo ragazzo, su.» continua, facendomi completamente pallida. Chiesi di uscire per non vederlo e invece, mi ritrovo di nuovo con lui, lo guardo male ed esco dalla classe, seguita da lui. Cammino a passo veloce sentendomi la pressione del ragazzo camminando dietro di me.

«Aspetta.» Mormora lui prendendomi per il polso, guardandomi. Facendo entrare in contatto i nostri petti. Abbasso lo sguardo non volendolo guardare per nessun motivo.

Spazio Autrice
Ed eccoci qua, col primo capitolo. È stato un colpo di lampo facendomi venire questa idea per la storia e così, ho voluto svilupparla. Non so se me la cavo o meno ma ci ho provato, tentar non nuoce. Secondo voi, cosa vorrà dire Simone ad Emma? vi lascio col dubbio cari spettatori. Fatemi sapere se questa storia vi sta piace attraverso i commenti. E con tale gioia annuncio che continuerò a breve.

xoxo.

Dall'odiarsi All'amarsi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora