"Cercami negli occhi di chi per strada incontrerai. Sono nei riflessi, fatto in mille pezzi. Prendine abbastanza per rifarne uno per te. Senza i miei difetti, senza tutti i miei vizi".
- Negramaro.
Ci vorrebbe un amico per poterti dimenticare.
Ci vorrebbe un amico per dimenticare il male.
A volte le parole di una canzone non sono semplici parole che canticchiamo distrattamente mentre pensiamo ad altro, mentre guidiamo o camminiamo.A volte le parole di una canzone descrivono esattamente una situazione che stiamo vivendo, e ci capitano alla radio all'improvviso, quasi come se sapessero che stiamo ascoltando.
Una situazione che per quanto assurda è racchiusa in parole che uno sconosciuto ha buttato giù su un foglio bianco. Uno sconosciuto che non sa nulla di noi e che ci parla di qualcosa che forse neppure ha vissuto.
Stasera ci vuole un amico. Ho bisogno di un amico che mi faccia dimenticare il male.
Il male che ho dentro, che mi sono fatta da sola.
Mi rendo conto di essere stata la promotrice di questi giorni, un'autolesionista senza via d'uscita che non è riuscita a fermarsi prima che fosse troppo tardi.
Una persona che si impone un percorso ma poi strada facendo si perde, e imbocca sempre i sentieri più tortuosi.
Sono qui, nei miei tacchi neri non troppo alti e il mio jeans stretto, sto aspettando di vedere i fari della sua auto che illuminano la strada.
E' in ritardo, come al solito, ma gli voglio bene anche se mi fa saltare i nervi, a volte.
Mi ha chiesto di vederci, in un sabato sera in cui avrei preferito restare a casa, ma va bene così. Dopotutto, credo di averne bisogno.
Il cellulare è nella borsa, non voglio guardarlo. Non mi aspetto nessun messaggio, stasera.
Lo so che non arriverà. Non arriverà più.
Mi mordo un labbro per bloccare il flusso di pensieri che ha cominciato ad annebbiarmi la mente, e un clacson familiare mi fa scattare in piedi.
Apro il cancello, e quello si richiude con un cigolio. La strada è silenziosa, il lampione dalla luce gialla fulminata ammicca.
Apro la portiera e mi scaravento sul sedile passeggero, mentre la musica invade l'abitacolo.
Butto fuori aria dalle labbra e chiudo gli occhi per qualche istante.
Gli stampo un bacio sulla guancia e la macchina parte con un colpo di tosse.
I nostri animi stasera sono affini. Lui ha avuto l'ennesima delusione da parte dell'ennesimo bastardo di turno.
Gli sorrido con dolcezza e gli accarezzo una gamba. Se solo sapesse.
L'aria è fresca, nonostante sia Maggio, e le strade stranamente silenziose.
Forse perché sono le ventidue. O forse perché sono io a non far caso ai rumori esterni, chiusa nella bolla che mi sono creata.
Alla radio passano una canzone che parla del mare.
Il mio amico comincia a canticchiarla sottovoce, mentre le dita picchiettano sul volante.
Dov'è che finisce il mare?
In quel punto di confine che chiamiamo orizzonte, in cui tutto sembra terminare, e il cielo si fonde con l'acqua diventando un tutt'uno impossibile da distinguere c'è la fine metaforica del mare.Ma più ci avviciniamo all'orizzonte, più il blu delle acque si allunga, sempre di più, e il confine si sposta.
Si sposta fino a quando l'orizzonte sparisce ed appare una terra nuova.
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Amore che torni || One Shot
Short Story"Amore che torni, se davvero ritorni non cercare da me quello che non ricordi".