•Giorno 7•

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"Può crescere da solo
E svanire come niente
Perché nulla lo trattiene
O lo lega a te per sempre"
-L' amore esiste (Francesca Michielin)

Il pomeriggio era sceso dolcemente, con il sole che iniziava a tingere il cielo di una sfumatura dorata.
Seduta sul divano, guardavo fuori dalla finestra il cielo che cambiava colore.
Le strade che avevo percorso poche ore prima erano ora illuminate da una luce soffusa, e mi sentivo stranamente in pace.
Era stata una mattinata diversa, una mattinata in cui avevo finalmente respirato, sentito la vita scorrere intorno a me.
Per la prima volta dopo tanto tempo, mi ero sentita viva, quasi felice.
Anche se quella felicità era leggera, fragile, come un filo sottile pronto a spezzarsi.
Stavo sorseggiando un tè, cercando di prolungare quella sensazione di libertà appena ritrovata, quando il telefono ha iniziato a vibrare accanto a me.
Il tuo nome è apparso sullo schermo, e senza pensarci due volte, ho risposto.
C'era una parte di me che era felice, Jackson.
Felice di sentire la tua voce, di sapere che stavi mantenendo la promessa di chiamarmi più spesso.
Una piccola scintilla di speranza aveva iniziato a crescere dentro di me.
“Ciao,” ho detto, cercando di nascondere l’entusiasmo nella voce. “Sai, oggi sono uscita… finalmente! È stato bello camminare un po’, vedere la gente, respirare aria fresca.”
Ma non ho nemmeno avuto il tempo di finire la frase, Jackson.
La tua voce, che all'inizio era calma, è cambiata subito.
Un tono di preoccupazione e rabbia ha spezzato l’atmosfera leggera che avevo creato nel mio cuore.
“Perché sei uscita?” hai detto, quasi con un tono tagliente. “Ti avevo detto di non uscire, è pericoloso! Non voglio che succeda qualcosa!”
Il sorriso che avevo sulle labbra si è spento all’istante.
La tua reazione mi ha colpito come una frustata, e il senso di colpa ha iniziato a serpeggiare dentro di me, avvelenando quel breve momento di felicità che mi ero concessa.
Non riuscivo a capire. Non capivo perché fossi così arrabbiato.
“Ma Jackson, non capisco... nessuno sa chi sono. Ho solo fatto una passeggiata. È stata la prima volta in settimane che sono uscita di casa!”
Ho cercato di spiegare, la voce che tremava già di un’ansia crescente.
“Non importa,” hai ribattuto. “Non voglio che tu esca, è troppo rischioso! Non sai cosa potrebbe succederti, e io non posso permetterlo. Ti avevo detto di stare a casa, e tu mi hai disobbedito.”
Quelle parole mi hanno ferito profondamente, come un pugno allo stomaco.
Mi hai ripetuto più volte che lo facevi per il mio bene, ma non riuscivo a capire.
Non riuscivo a vedere il pericolo di cui parlavi, e non capivo perché ti rifiutassi di ascoltarmi, di capire il mio bisogno di respirare, di vivere un po’ fuori da questa prigione.
“Sono stanca, Jackson!” ho urlato, le lacrime iniziando a bruciarmi gli occhi. “Non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro, giorno dopo giorno, senza mai vedere nessuno, senza mai uscire! Mi stai soffocando!”
Il tuo silenzio dall'altra parte del telefono è stato assordante, ma sapevo che stavi per rispondere.
E quando hai parlato, è stato come una lama fredda che mi attraversava il cuore.
“Sto cercando di proteggerti. Sto facendo tutto questo per te, per noi,” hai detto, ma la tua voce era dura, distaccata.
“Perché non capisci? Non posso permettermi che ti accada qualcosa.”
“Ma perché non capisci tu?” ho risposto, quasi implorando.
“Non posso vivere così, Jackson. Non è vita questa. Mi hai chiesto di seguirti, mi hai promesso che non mi sarebbe mancato niente, che saremmo stati felici insieme. Ma ora… ora mi sembra tutto una bugia. Mi hai portato via dalla mia vita, mi hai isolato, e adesso non fai altro che tenermi nascosta come se fossi un segreto. Mi stai facendo soffrire!”
Ho iniziato a piangere, il dolore e la frustrazione che mi soffocavano, mentre tu, dall’altro lato della linea, continuavi a ripetere sempre le stesse parole, le stesse frasi che mi facevano sentire sempre più sola, sempre più incompresa.
“Lo faccio per il tuo bene,” hai ripetuto, come un disco rotto.
Ma a me quelle parole non bastavano più.
“Non è per il mio bene, Jackson! Non puoi continuare a dire che lo fai per me quando non riesci a vedere quanto mi sta distruggendo tutto questo. Non posso andare avanti così.”
Il mio pianto si è fatto più forte, disperato.
Ho lasciato cadere la testa tra le mani, le lacrime che scendevano senza controllo.
Avrei voluto che fossi qui, con me, per vedere quanto stavo soffrendo.
Forse, se mi avessi guardata negli occhi, avresti capito.
“Mi avevi promesso che non mi avresti mai fatto mancare nulla, che saresti stato sempre al mio fianco. Eppure, adesso… adesso mi sembri così lontano, così distante. Mi sento sola, Jackson. Sola e intrappolata.”
La tua voce è diventata più bassa, quasi affranta. “Non voglio che tu ti senta così. Ti amo, lo sai. Sto facendo tutto questo per noi.”
“Ma allora dimmi che quelle promesse non erano bugie,” ho sussurrato, con la voce spezzata.
“Dimmi che non mi hai mentito, che tutto questo è vero. Perché io non so più cosa pensare… non so se riuscirò a sopportarlo ancora.”
Il silenzio che è seguito è stato opprimente.
Mi aspettavo una risposta, un segno che mi facesse capire che ancora ci tenevi, che non mi avevi davvero abbandonata.
Ma tu sei rimasto zitto, e quel silenzio mi ha fatto più male di qualsiasi altra parola avresti potuto dirmi.
Alla fine, hai detto solo: “Ti richiamerò più tardi.”
E poi la linea è caduta, lasciandomi sola, nella casa che all’improvviso mi è sembrata più vuota, più fredda che mai.
Ho abbassato il telefono e mi sono lasciata scivolare sul divano, guardando fuori dalla finestra.
Le strade erano ancora illuminate dal tramonto, ma ora quella luce mi sembrava distante, quasi irraggiungibile.
Mi sentivo come se stessi annegando in un mare di dolore e confusione, incapace di capire dove andare, cosa fare.
Non volevo arrendermi, non volevo perderti.
Ma in quel momento, la fatica di combattere per un amore che sembrava sfuggirmi di mano mi stava schiacciando.

ยภ ค๓๏гє ค๓คг๏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora