He comes back home.

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Le prime gocce che, a giudicare dai nuvoloni e dai tuoni rumorosi, si prospettano come avvisaglia di un grosso acquazzone intrattengono Louis come una divertente corsa automobilistica mentre, annoiato, fissa fuori dal finestrino senza mettere davvero a fuoco il paesaggio. Solo il rincorrersi dell'acqua spinta dalla velocità.
Ancora un boato, la cui eco si protrae per diversi secondi, sovrastando la fastidiosissima voce di un certo Grim—qualcosa.
Clayton sa quali stazioni radio preferisce ed in quali orari e sì, la BBC1, al mattino è decisamente da evitare.
Per non sorbirsi i suoi continui sbuffi, quantomeno. E nient'altro.
Quindi quel Nick dovrebbe decisamente ringraziare la febbre di Clayton se per quel giorno gli era stato permesso di disturbare le orecchie di Louis e quelle di Kennard, l'autista di scorta. E deve ringraziare la pigrizia del primo, soprattutto.
Approfitta del traffico moderato e dello scrosciare crescente sul tettuccio dell'auto per estraniarsi ed abbandonarsi in un leggero sonno, una sorta di dormiveglia rilassata per smussare la stanchezza del viaggio.
Questa condizione si protrae per diversi minuti, quasi mezz'ora, finché lo sportello di Louis non viene aperto e le rotelle dei suoi bagagli non stanno già strisciando sulla ghiaia verso l'entrata secondaria. Insomma, una dell'entrate secondarie, in realtà.
Si trascina come un corpo in fin di vita, come un soldato con una ferita d'arma da fuoco in pieno torace e le scale di quel posto non gli erano mai sembrate più pesanti. Più infinite. Più— Basta! Giura di potersi accasciare per terra da un momento all'altro se l'ultimo gradino non si sbriga ad arrivare sotto la sua suola. O qualcosa del genere. Vuole solo dormire.
Raggiunge la sua stanza come un automa, è sicuro di non star più comandando i suoi muscoli, anche se lasciarsi cadere di peso fra coperte e cuscini è molto più che intenzionale.
Si gode il silenzio. Si gode la freschezza ed il profumo di ammorbidente e l'aria di casa. Qualunque casa, persino la sua, ha un'atmosfera assolutamente diversa da qualunque posto in cui tu possa andare.
Ne conosci ogni angolo come se fosse tuo, come fosse parte di te. Ogni cosa profuma di ricordo, di storia. Soprattutto se casa tua è stata costruita centinaia di anni fa.
Soprattutto se è Buckingham Palace.

Non bisognerebbe trattare delle maniglie così costose in modi così brutali. È una cosa che Louis considera quando sente quella della sua porta venire sbattuta contro la parete dorata. Il chiasso prodotto gli fa scattare la testa in su, violentemente, in direzione della fonte –due anni nell'esercito inglese sono bastati affinché anche il minimo rumore riesca a metterlo in guardia- per poi sgonfiare la leggera tensione con uno sbuffo e gettare un braccio sui propri occhi come a volersi schermare dietro uno scudo immaginario.

<Non è il momento, W. Sono veramente occupato.>

<Non mi sembri molto occupato, in realtà.>

<Perché non stai guardando attentamente. Sono occupato a riposare, Sua Maestà.>

Sposta leggermente la mano così da essere in grado di intercettare il suo interlocutore mentre si addentra nella stanza con l'aria più seria di quanto sperasse.

<Smettila di fare l'idiota, Louis. Hai già combinato abbastanza guai con queste.>

Un ventaglio di foto gli viene sventolato sotto al naso. Sembrano ritagli di giornali, alcune persino foto originali, tutte raggruppate con massima cura. Si chiede chi, suo fratello, abbia pagato per fare una cosa del genere a due ore dal suo rientro nel Regno Unito. Dev'essere stato impegnativo. Un lavoro niente male.
Sì, sta vaneggiando. Come sta cercando di evitare a tutti i costi quella discussione. Ma sembra avere delle prove troppo schiaccianti ad incriminarlo e adesso gli stanno fluttuando sotto al naso. Afferra l'insieme maldestramente e solleva il busto, incrociando le gambe sul letto per concentrarsi sui soggetti. Quello è decisamente lui. E quel costume rosso gli sta una meraviglia. Storce il naso nel vedere l'accenno di pancetta a coprire i suoi addominali un tempo asciutti e, istintivamente, l'accarezza da sopra la maglietta. Assumerà un personal trainer. Se lo ripete dalla scorsa estate.
Infinte rotea gli occhi così tanto da intravedersi il cervello quando una delle foto lo raffigura alle spalle di una donna castana, con le mani impegnate sui lacci del suo costume. E poi quella dopo, in cui il pezzo di sopra del suddetto bikini gli penzola dalla mano mentre lei sta coprendo distrattamente il suo seno destro.
Si schiarisce la voce, non-davvero pronto per proferire parola. Così semplicemente non dice niente, non per il primo minuto, passandosi solo due dita sul ponte del naso come se i pensieri e le parole fossero bloccati in quel punto. Il massaggio deve funzionare, perché poco dopo sta prendendo fiato per tentare una conversazione.

Running for the Crown • Larry Stylinson (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora