Aspettai di udire il suono scrosciante dell'acqua che usciva dal soffione della doccia prima di mettermi comoda: mi sdraiai sulla schiena e scacciai il lenzuolo dal mio corpo.
L'aria fresca del mattino mi carezzó le membra, facendomi rabbrividire leggermente. Emisi un lieve sospiro mentre le mie mani sfioravano i miei seni: presi i capezzoli fra le dita e li strinsi finché una lieve fitta di dolore non mi fece gemere sommessamente.
Era da molto tempo che non mi toccavo.
Avevo conosciuto Ted da adolescente e da allora, dopo un breve corteggiamento da parte sua, eravamo diventati inseparabili. Lui rappresentava il mio migliore amico, la mia prima volta, il mio futuro: non avevo mai dubitato di questo.
A causa di un libro, però, misi tutto in discussione.
L'autrice di quel volume descriveva l'amore, e il sesso, come qualcosa di spettacolare ed estremo, dominato da scontri di volontà e giochetti psicologici. Una cosa che mi era totalmente estranea, ma che avrei voluto sperimentare.
Se solo Ted non fosse così...
Non appena quel pensiero mi sfioró la mente, aprii gli occhi di scatto e scossi la testa con prepotenza. Non era colpa del mio ragazzo se quelle voglie si trovavano dentro di me: c'erano sempre state, solo che mi ero adattata a ciò che piaceva a lui.
Dopotutto lo amavo e le ragazze innamorate non facevano tutto ciò che era in loro potere per vedere i loro uomini felici?
La sensazione di bagnato che provavo fra le gambe riportó la mia attenzione a quello che stavo facendo così soffocai ogni altro pensiero o dubbio e mi lasciai guidare dall'istinto.
La mano destra abbandonó il mio seno, percorse il ventre, toccandolo appena, e giunse alla meta tanto agognata: spalancai le cosce e introdussi l'indice nella vagina.
Era colma di umori, calda e tristemente vuota.
Mi portai il dito alle labbra, lo leccai, assaggiando il mio stesso sapore, e poi lo riportai laggiù, dove più serviva.
Scostai le grandi labbra, ma stavolta utilizzai due dita: toccai il clitoride con movimenti rotatori finché non ansimai così forte da poter essere udita nonostante le porte chiuse. Dopo inserii le dita dentro di me, utilizzando un po' di forza, anche se non serviva dato che ero bagnata fino all'eccesso.
Mentre la destra era impegnata, la sinistra continuava a torturare il mio povero capezzolo, duro e turgido, che spiccava roseo in contrasto con la mia pelle bianca.
Pelle che diventava sempre più rossa man mano che l'orgasmo si avvicinava.
Chiusi nuovamente gli occhi e immaginai che al posto delle mie dita ci fosse il membro di Ted e che fosse lui ad entrare ed uscire da me con vigorose spinte.
Non ci misi molto per raggiungere il tanto agognato piacere, ero davvero troppo eccitata, però quell'orgasmo mi avvolse in una nube di sensi di colpa, oltre che a lasciarmi sfinita e morbida.
Il mio respiro accelerato saturó l'aria e ringraziai il cielo per essere riuscita a trattenermi dal gridare: non volevo che Ted sapesse quello che stavo facendo. Provavo un misto di vergogna e rabbia che mal si accompagnavano con la Caroline di tutti i giorni.
Ma quella mattina volevo essere diversa, volevo provare a seguire i miei desideri, anche se, alla fine, Ted non si era dimostrato un buon compagno con cui sperimentare.
Rimasi lì per alcuni istanti, con le gambe aperte e le braccia rilassate lungo i fianchi, attendendo che gli ultimi stralci dell'orgasmo svanissero. Poi mi misi a sedere sul letto e avvertii le lenzuola bagnate: non riuscii a non arrossire.
Devo cambiarle...
Balzai giù dal letto come se avessi preso fuoco, mi voltai un momento per ripercorrere quel vergognoso piacere mattutino e dopo scossi la testa con vigore.
Non pensare più a questo...
Ora dovevo concentrarmi sul difficile compito di scegliermi i vestiti da indossare per andare a lavorare. Avrei iniziato il turno da lì ad un'ora, però, mi piaceva fare le cose con calma e avrei avuto il tempo di buttare le lenzuola in lavatrice.
Sentii la porta del bagno aprirsi. Non mi ero accorta che Ted aveva finito la sua doccia e mi bloccai al centro della stanza, interdetta.
«Io vado, tesoro. Altrimenti faccio tardi. Ci sentiamo a pranzo» gridò, rimanendo in corridoio, senza neppure entrare per un bacio di saluto.
«Certo!» ribattei, con voce che sperai essere gioiosa. «Buon lavoro!»
Trattenni il fiato finché non udii i suoi passi veloci scendere le scale. Tempo cinque minuti e la porta d'ingresso venne spalancata e poi sbattuta.
Ted se n'era andato.
Liberai il fiato che avevo trattenuto e, nuda, con i lievi raggi del sole che filtravano dalla tapparella che mi carezzavano la schiena, aprii le ante dell'armadio. I miei vestiti erano, per la maggior parte, jeans e magliette larghe, nulla di attillato o femminile, pochissime gonne e tutte lunghe per non mostrare le gambe.
Ero una ragazza timida e non volevo che gli uomini mi guardassero.
Presi una gonna e una maglioncino, sformato a causa dei troppi lavaggi, intimo di cotone bianco, molto anonimo, e mi recai in bagno. Guardai la vasca con desiderio, ma ripiegai su una rapida doccia calda: non avevo tempo per rilassarmi.
Mi lavai, mi asciugai e mi vestii a tempo di record.
Prima di scendere, però, recuperai le lenzuola incriminate e le gettai in malo modo nella lavatrice, che si trovava in una piccola stanzetta adiacente al bagno.
Fatto!
Un poco più tranquilla, scesi le scale per andare in cucina, dove feci una frugale colazione prima di recuperare la giaccia e la mia unica borsa, nera, a tracolla. Prima di uscire, diedi un'ultima controllata alla casa, dopo aver alzato per metà le tapparelle di ogni stanza in modo che il sole entrasse e illuminasse l'abitazione, e poi mi chiusi la porta alle spalle, pronta per cominciare una nuova giornata di lavoro.
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Любовные романыPRIMO VOLUME della Serie Le catene del peccato Una ragazza tranquilla con una vita semplice e un fidanzato che ama scopre, all'improvviso, che le emozioni sono ingestibili, travolgenti e peccaminose. Un uomo assuefatto al potere e al comando capirà...