Apro gli occhi di scatto.
Subito mi giro supina, mentre sento il petto alzarsi e abbassarsi freneticamente.
Come al solito, lo sterno sembra fatto di pietra e le gambe molli, come se un formicaio fosse appena spuntato sul letto.
È solo l'ennesimo attacco di panico; tutto quello che devo fare è rimanere ferma, aspettare che finisca questo inferno e respirare.
Sembra semplice, ma è fottutamente complicato quando soffri d'attacchi d'ansia.
Aspetto che il mio respiro ritorni normale, ma non ci vuole poco.
Passano pochi minuti, ma a me sembra un secolo.
Finalmente, quando ormai avevo perso le speranze, sento il peso dello sterno farsi più leggero ed è un buon segno, anche se le gambe sembrano ancora invase da una colonia di formiche.
Nel frattempo gli occhi si sono abituati al buio della stanza e riesco a scorgere la luce uscire dalla finestra.
È una luce color arancio e cremisi.
Sarà la luce dell'alba.
Sento un altro rumore, oltre quello del mio respiro affannoso.
Sembrano degli strilli.
Quando finalmente riesco a mettermi seduta, provo ad alzarmi in piedi, per vedere se le gambe reggono il mio peso.
Una volta appurato che riesco a rimanere in piedi senza il pericolo di cadere da un momento all'altro, vado a vedere cosa sta succedendo.
Apro la finestra e vengo quasi accecata dalla luce diurna del sole nascente.
Sbatto le palpebre un paio di volte e sento di nuovo quegli strilli.
Le camere si trovano tutte al primo piano e dalla mia finestra riesco a vedere gran parte del giardino che gira intorno alla casa.
Lì sull'erba bagnata di rugiada, c'è Mike che corre intorno alla casa, urlando come la sirena di un'ambulanza.
-Mike!- gli urlo dalla finestra, incurante del fatto che sono ancora in pigiama. -Che cazzo stai facendo? Ma hai la più pallida idea di che ore sono?-
Lui si ferma ansimante, alzando lo sguardo cercando la fonte delle imprecazioni, poi mi vede e mi dice: -Buongiorno Confettina!-
Sbuffo rumorosamente; odio quel soprannome.
Mike mi aveva chiamato in quel modo quando ci eravamo conosciuti a causa dei miei capelli rosa chiaro.
Aveva detto: "Non me ne frega se ti chiami Naomi o che so io, per me ti chiamerai sempre Confettina, che ti piaccia o no." e da quel momento m'aveva sempre chiamata così.
Sospiro pesantemente, per poi porgli di nuovo la stessa domanda di prima.
-Non lo so, oggi mi sono svegliato tipo un'ora fa ed era ancora buio, ma avevo una gran voglia di fare qualcosa di pratico, non so se mi capisci. Allora ho iniziato a correre intorno alla casa.- risponde lui, come se fosse la cosa più normale dell'universo. Poi tira fuori una busta dalla tasca: -Comunque prima ho controllato la posta e ho trovato una lettera da parte di un certo Jack, diretta a te e se scendi un attimo vedrò di dartela... Forse..."
Jack?
Finalmente quello scemo si è fatto vivo!
Dico a Mike di aspettarmi lì e, afferrando una felpa a caso lasciata sul letto il giorno prima, corro giù per le scale, prima che gli vengano in mente delle strane idee.
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Red Roofs || Short Horror Story ||
Mystery / ThrillerThis is the story for the Tetra's contest, Ink. Tratto dal testo: "I miei occhi si trovano ad esplorare le tegole del tetto. Sono vecchie, rovinate dalla pioggia e dalle intemperie, ma qualcuno ha avuto la voglia di dipingerle a nuovo. Rosse. Sono t...