OneRepublic ~ Let's hurt Tonight
Gennaio 2016
"Penso che il tuo gatto sia ossessionato da me," disse Louis mentre Neon spingeva la testa contro il suo palmo, la pelliccia morbida come una piuma sotto la sua pelle. La strinse e la accarezzò dolcemente tra le orecchie. Lanciò un'occhiata a Harry e non riuscì a capire se l'affetto nei suoi occhi fosse per Neon o per lui. Ovviamente, per il gatto.
"Sta soltando flirtando", disse Harry. "Attento a non farti incantare."
Louis scoppiò a ridere. "Troppo tardi," disse. A Neon, tubò, "Sono già incantato."
Harry sorrise, le guance increspate. Mise un piatto sul tavolo. Per cena, avevano roast beef e patate perché Harry non aveva trote nel congelatore come aveva pensato ed era troppo tardi per andare a pescare al lago.
Aveva preso un pezzo di manzo dal droghiere e aveva delle patate in dispensa, e grazie al genio culinario nascosto dentro di sé, mise qualcosa insieme, con arte e con poca preparazione. Era piegato nel frigo, il tintinnio del vetro significava che stava prendendo le bottiglie di birra. Per un secondo, la più piccola frazione di secondo, Louis lasciò che i suoi occhi indugiassero sul sedere e le cosce, stretti nei jeans neri.
Il calore gli si depositò fugacemente nello stomaco, un debole promemoria di quel pomeriggio, quando Harry uscì dal bagno, appena lavato e nudo, se non per un asciugamano che gli fasciava i capelli.
Non aveva visto Louis in piedi vicino alla fine del corridoio perché il suo sguardo era rivolto al suo telefono. Oppure - suggeriva una parte oscura del cervello di Louis - forse aveva visto Louis e semplicemente aveva finto il contrario. Forse questa era la prima fase degli elaborati piani di seduzione di Harry.
O Louis era ridicolo. Harry sicuramente non stava cercando di sedurlo. Harry non riusciva ancora a mantenere il contatto visivo con lui per più di un minuto.
I dettagli non diminuivano l'efficacia del tutto. Il cazzo di Louis si era irrigidito a velocità record, più veloce di quando aveva diciotto anni e Harry gli aveva realmente messo le mani addosso. Guardò scioccato - e meravigliato, ad essere sincero - mentre Harry si dirigeva verso la sua camera da letto, tutta quella bella pelle luminosa e la massa muscolare magra.
In seguito Louis era rimasto in piedi davanti al congelatore per dieci minuti, lasciando che il freddo torbido si scagliasse sulla sua pelle e lo purificasse dai pensieri impuri.
Harry si raddrizzò, reggendo due bottiglie di birra nella curva del suo braccio e tenendone altre due in mano. Le posò sul tavolo e ne aprì una per Louis.
Louis lasciò che Neon scivolasse via dal suo grembo. Harry si sedette al tavolo e si mise il tovagliolo sulle ginocchia. Aspettò che Louis si servisse per primo, poi prese il cucchiaio e fece lo stesso.
"Allora, perché Idaho?" Chiese Louis. "È bellissimo. Ma solo... perché qui?" Harry si passò i denti sul labbro inferiore. "Uh..." Sembrò agitarsi alla domanda. L'espressione di Louis si fece sempre più profonda. "È solo lontano dalle cose, sai..." Cose. Louis rivoltò la parola nella sua testa. Non era paranoico. Non proprio. Ma considerò per un momento che le cose avrebbero potuto riferirsi solo a lui. Perché altrimenti sembrava che le parole giuste fossero bloccate nella gola di Harry? E... non sarebbe stata la prima volta. Harry era scappato da lui prima.
"Sembra una valida ragione," disse Louis, sperava, non con sarcasmo. Ma non era mai stato bravo a mordersi la lingua. Il modo in cui lo sguardo di Harry indugiò su di lui suggerì che non aveva avuto successo neanche quella volta.